Auto più competitive, non protezionismo per affrontare il «problema giapponese»

Auto più competitive, non protezionismo per affrontare il «problema giapponese» Le richieste di Pininfarina alla Cee per il rilancio del settore Auto più competitive, non protezionismo per affrontare il «problema giapponese» BRUXELLES — L'Europa che produce auto è alla ricerca di una soluzione al problema giapponese, una soluzione che non sia stupida né controproducente come potrebbe essere il protezionismo. Alzare barriere è un po' come continuare a riconoscere che gli altri sono più bravi senza far nulla per migliorare le cose in casa propria. Questo è un po' il succo degli incontri promossi ieri a Bruxelles dagli eurodeputati liberaldemocratici. iniziativa alla quale hanno aderito le organizzazioni dei costruttori di auto della Comunità, degli Usa e del Giappone. Sergio Pininfarina ha detto che gli europei si trovano di fronte a qualcosa di più insidioso della concorrenza internazionale, e cioè l'emergere di una politica interna orientata a penalizzare l'automobile. L'accordo Volskwagen-Nissan, ha spiegato, ne è la con¬ ferma: 'Se per trovare migliori condizioni ambientali e di produttività* ha dichiarato Pininfarina, «i costruttori europei sono costretti a cercare spazio in Giappone, vuol dire che la nostra crisi è ben profonda-. ^Questa* ha continuato, «è una ragione in più per inaugurare una politica comunitaria dell'automobile che freni le tendenze centrifughe, rilanci la nostra competitività, salvaguardi un settore che oggi dà lavoro ad almeno sei milioni di persone*. Questa politica che vada al di là dei giardini nazionali è ancora più urgente se si penda che, ha detto Pininfarina, >c'è ancora chi sottovaluta la crisi o ne sottolinea solo gli aspetti congiunturali*, «ecco perché è necessario che la Comunità intervenga prima che, come è accaduto per altri settori, per esempio la siderurgia, sia troppo tardi*. Che fare? Innanzitutto evi- tare che la Comunità gestisca in maniera «autoritaria» questa crisi, ma tenga conto dei diversi contesti nazionali, e crei piuttosto un ambiente legislativo finalmente favorevole all'industria automobilistica. Pininfarina avverte: evitiamo tentazioni protezionistiche, non tanto per astratti principi liberisti, ma perché la libertà degli scambi è in pratica lo strumento numero uno per garantire il progresso socio-economico.«Se qualche misura di protezione si renderà necessaria* ha precisato Pininfarina. «non ci sarà per questo motivo di scandalo (anche gli Usa si stanno muovendo così); sarebbe però del tutto vano un provvedimento che non fosse inserito in un piano globale di rilancio». Le proposte di Pininfarina sono quattro: 1) incentivazione della ricerca; 2) ristrutturazione dellindustria componentistica, oggi troppo frammentata, con creazione di «poli» nuovi nelle zone depresse della Comunità; 3) arminizzazione delle legislazioni sociali; 4) lancio di un finanziamento europeo con capitali privati (in Ecu) per ristrutturare l'intero settore. I rappresentanti dei costruttori francesi e tedeschi (Aubin e Diekmann) hanno concordato con Pininfarina nella richiesta di «un migliore clima sociale* che sia un incentivo per avere più produttività e meno conflitti. Qui sta il senso dell'appello alla Comunità di non agire in maniera «autoritaria»: in altre parole non si vuole tanto una superpolitica dell'auto, perché ciò significherebbe limitare le singole scelte delle industrie nazionali, quanto una cornice migliore entro la quale operare e accordarsi. Aubin ha invitato il Giappone a limitare volontariamente le sue esportazioni, proprio «per evitare misure di ritorsione*. L'appello, unanime, degli europei ai nipponici è di «non abusare di una situazione di forza*. Le varie posizioni sono state riassunte dall'on. Susanna Agnelli, autrice di una relazione che sarà presentata la settimana prossima in Parlamento (che si riunirà in Lussemburgo), relazione che sunteggerà le richieste dei deputati alla Commissione esecutiva Cee. Al dibattito di ieri, come s'è detto, hanno preso parte anche i giapponesi i quali dopo essersi lamentati del protezionismo di certi Paesi, hanno detto di non voler «attaccare il mercato europeo*. Ciò che chiedono è la collaborazione. Il rappresentante delle indu¬ strie automobilistiche nipponiche, Iwasawa, ha tenuto a fare una precisazione: «Nessuna sovvenzione governativa è concessa alle nostre imprese, il nostro successo non è dovuto al fatto che siamo dei fanatici del lavoro, come spesso si dice, ma ad un'industria più giovane, ad uno stimolo della concorrenza, ad una buona relazione tra le parti sociali». p. m. fas.

Luoghi citati: Bruxelles, Europa, Giappone, Lussemburgo, Usa