Giordano e Manfredonia ricevettero assegni di Mario Bianchini

Giordano e Manfredonia ricevettero assegni Conclusa la prima fase del processo sulle partite truccate Giordano e Manfredonia ricevettero assegni I due giocatori della Lazio accusati da un/impiegata di Massimo Cruciani - Uri altro testimone li incontrò nel magazzino del fruttivendolo - Lunedì tocca agli avvocati ed al p.m. Monsurrò ROMA — Terminata la sfilata dei testimoni, si è conclusa ieri la prima fase del processo sulle partite di calcio truccate. Una girandola finale con gli avvocati e alcuni dei protagonisti impegnati a piazzare il colpo ad effetto che lasci una traccia ben marcata fra le montagne di verbali. E non sono mancati i colpi di scena, dai quali è sembrata uscire ancora più indebolita la posizione di Giordano e Manfredonia. E' stata la signora Maria Pia Mattogno, impiegata presso il magazzino di Massimo Cruciani, a creare altri imbarazzi ai due giocatori della Lazio. La testimone ha prima raccontato di aver ricevuto una telefonata da parte del calciatore del Napoli, Damiani, che chiedeva di Cruciani. Quindi ha riferito un particolare clamoroso che deve aver fatto vacillare Giordano e Manfredonia, i quali ascoltavano con aria preoccupata dal banco degli imputati. •Il 7 gennaio — ha dichiarato la Mattogno — ho assistito alla consegna di assegni da parte di Massimo Cruciani, a Giordano e Manfredonia che conoscevo bene perché frequentavano spesso i locali di Cruciani. Era presente anche Alvaro Trinca*. A puntellare la deposizione resa dalla signora Mattogno è intervenuto un altro teste, Antonio Pianese, titolare di una ditta ai mercati generali, che ha cambiato numerose volte assegni a Cruciani. «La sera del 7 gennaio mi recai nel magazzino di Cruciani — ha dichiarato ai giudici il Pianese —: volevo entrare, ma una persona mi disse di aspettare perché Cruciani e un certo Alvaro, stavano parlando con i giocatori della Lazio. Poco più tardi i due calciatori uscirono. Essendo mio figlio tifoso laziale, li pregai di firmarmi un autografo e cosi seppi che si trattava di Manfredonia e Giordano». A questo punto il teste ha estratto una foto a colori di Giordano, con le firme autografe dei due atleti, che ha consegnato al giudice Battaglini. La difesa dei due giocatori ha replicato facendo chiamare sulla poltrona dei testimoni Renato Calcara, intimo amico di Giordano e Manfredonia. Il teste ha affermato che Ferruccio Cruciani gli telefonò per avere un incontro con Manfredonia, che avvenne al bar del tennis. Cruciani parlò delle sue preoccupazioni per il dissesto economico che aveva colpito il figlio Massimo. Non accennò ad assegni che Manfredonia avrebbe dovuto restituirgli. Il venerdì precedente la partita Milan-Lazio, sempre secondo Calcara, i suoi amici Giordano e Manfredonia respinsero sdegnosamente la proposta avanzata da Trinca di favorire la sconfitta della squadra romana. L'udienza si è animata. Massimo Cruciani ha chiesto di essere ascoltato. Ha accusato Calcara di aver dichiarato il falso: «Fu quel signore a cercare mio padre e non viceversa, come dice lui». L'avv. Calvi, difensore di Wilson, non si è fatto sfuggire l'occasione per chiedere al presidente Battaglini di trattenere il Cruciani. Il legale ha voluto conoscere certi dettagli del piccolo «giallo» avvenuto la sera che precedette Milan-Lazio, riguardanti il suo cliente. •Fu Manfredonia a dirmi che Montesi, interpellato sulla combine — ha affermato Cruciani — si rifiutò di parteciparvi». Allora non fu Wilson che andò ad offrire a Montesi i sei milioni? L'interrogativo incombe da tempo sulla vicenda. Toccherà ai giudici fornire la risposta. Chiamato in causa, Manfredonia ha chiesto di intervenire: è stato accontentato. Il giocatore ha ammesso di essersi trovato con Giordano il 7 gennaio nel magazzino di Cruciani, «ma solo per acquistare della frutta». Per quanto riguarda la famosa sera di Milano, per il giocatore non ci fu alcuna riunione, non si parlò di combine, non vide nessuno. Insomma non accadde nulla di anormale. E' confermato che il processo riprenderà lunedi con gli interventi delle parti civili e del p.m. Monsurrò. Mario Bianchini