Qui parla chi lavorava nelle retrovie Isomar di Giuliano Dolfini

Qui parla chi lavorava nelle retrovie Isomar Qui parla chi lavorava nelle retrovie Isomar Un'ex impiegata di Chiabotti spiega come venivano compilati i famosi H ter 16 - Una carta «speciale» e operazioni da funamboli •Avevo necessità di mantenere il posto di lavoro. Ero costretta a obbedire, altrimenti sarei stata licenziata. Gai se avessi chiesto spiegazioni. Tutti i dipendenti erano sotto questa minaccia continua*. Mariangela Mosca, 35 anni, Borgone di Susa, impiegata con incarichi commerciali, spiega come è stato possibile all'Isomar di S. Ambrogio, il deposito del petroliere latitante Cesare Chiabotti di Torino, allestire la colossale truffa dei 7 miliardi allo Stato, tanto che nel gergo dei contrabbandieri risomar era nota come la •cartiera*. Alla frode del gasolio, ora si è aggiunta quella della benzina (3-4 miliardi evasi), alla quale 11somar faceva da copertura assieme a numerose imprese stradali i cui responsabili nei giorni scorsi sono stati arrestati. Mariangela, denunciata, ma poi prosciolta con formula ampia nell'ambito della prima inchiesta del giudice Vaudano è piccola, minuta, vive con gli anziani genitori pensionati. Non parla volentieri, si lascia strappare le parole di bocca. E' entrata all'Isomar nel '70: • Un brutto ricordo. Due operai morti, uno bruciato e l'altro folgorato. Per quest'ultimo Chiabotti cercò di scaricare la sua responsabilità, ma fu lui a dare le disposizioni a quel ragazzo, altro che storie*. Ogni tanto s'interrompe, parla con una certa apprensione. Paura? «Be', insomma, proprio tranquilla non sono, dopo quello che è successo. Due anni d'inchiesta da parte della tributaria, tutti i giorni negli uffici*. Poi un mattino piombarono anche in casa sua per una perquisizione. Non trovarono nulla. • Certo, c'erano cose che non andavano, ma chi osava fiatare? — racconta la giovane —. Era Chiabotti padre che mi dava i dati per compilare documenti e gli H ter 16 (i famosi bugiardini) con i nominativi delle ditte, le quantità vendute e trasportate, lo riconsegnavo il tutto. Cosa ne facessero non l'ho mai saputo. Là dentro nessun dipendente sapeva cosa faceva l'altro*. I Chiabotti. di fatto, avevano strutturato l'azienda a comparti stagni, instaurando, si dice, un regime autoritario, per fare in modo che trapelasse il meno possibile sulla colossale frode che avevano instaurato. •Le copie ("figlie") degli H ter usati, sovente tornavano indietro con i dati cancellati, ed erano nuovamente riutilizzate per altri carichi di gasolio. Sovente venivano nascoste in modo che, se c'era qualche ispezione, non si sarebbero trovate. Vsr .amo una carta carbone particolare, facilmente cancellabile, che permetteva di fare molte copie*. Pare che questa carta speciale il Chiabotti fosse andata a cercarla in Germania. E il sistema andò avanti per vari anni, giocando sulla paura e sul ricatto del posto di lavoro dei dipendenti: impiegati, autisti e chimici. Questi ultimi erano costretti a fare autentiche denaturazioni del gasolio una volta ogni quindici. Certi impianti funzionavano solo per spostare il gasolio con tubazioni segrete da un serbatoio all'altro. Ma nell'apparenza tutto era regolare. Ora Mariangela Mosca lavora altrove: «Non è stato semplice trovare un altro posto — dice — sa come capita in questi casi Ha una pausa d'angoscia. Prosegue: «Hanno cercato di mettermi il bastone tra le ruote, dopo le ispezioni della Finanza. A lungo sono rimasta senza lavoro e purtroppo quello attuale non mi soddisfa*. L'atmosfera di paura è palpabile e i genitori hanno esitato prima di lasciarmi avvicinare la figlia. •Ma perché?*. Risponde: •E chi lo immaginava che questa faccenda fosse così grossa, da arrivare fino a Roma*. Ed è proprio a Roma che Cesare Chiabotti vantava tra i suoi dipendenti ampie e alte conoscenze. Le ha utilizzate bene; in pochi anni (assieme al figlio e alla moglie) aveva allestito varie società: Abto, per la lavorazione degli olii minerali; Abtom; poi Aldbo, Delterg e Sanvito (con sede a Milano), Aviachem, Naphtotank. La più nota, l'Isomar, venne costituita nel '62; nel '71 la sede fiscale è trasferita a Milano e diventa Iscomar, poi Isomeri. Nel '73 la sede fiscale torna a Torino, col suo — ormai famoso — nome originale. Giuliano Dolfini

Persone citate: Cesare Chiabotti, Chiabotti, Mariangela Mosca, Vaudano

Luoghi citati: Germania, Milano, Roma, S. Ambrogio, Susa, Torino