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Telegiornali: 1 contrario, 2 perplessi Telegiornali: 1 contrario, 2 perplessi Provocati dall'idea di Benigni che vorrebbe fare «un minuto» in tv, abbiamo chiesto ai direttori dei radiotelegiornali se accetterebbero di dare uno spazio-rubrica dei loro notiziari a un commento satirico, e a chi ne affiderebbero la responsabilità. Ecco le risposte. Zatterin Abitualmente, il Tg2 non si dedica alla satira, che è propria di altri generi televisivi. Ma accetta volentieri quella che — senza alcuna premeditazione — emerge sovente dai comportamenti e dai discorsi di tanti personaggi più illustri e meno illustri. E ci sembra sufficiente. Ugo Zatterin direttore Tg2 Colombo v In linea di principio sono favorevole, anzi ci penso da tempo. Tuttavia la soluzione del problema non è semplice. Noi del Tgl siamo per la notizia e non per il commento. E la satira spesso è un commento assai penetrante. Gli umoristi in Italia non mancano, ce ne sono tanti di grande valore. Il giorno in cui decidessimo di aprire a essi questo spazio non avremmo che l'imbarazzo della scelta. Franco Colombo direttore del Tgl Di Schiena Fra i primi appunti di quando ho assunto questa carica, ce n'è uno che riguarda proprio questo argomento. Avevo previsto di trovare l'equivalente del «corsivo di costume», come fanno alcuni giornali italiani e stranieri, da Le Monde al Figaro. Il Tg3 è una testata particolare, per i pochi minuti dedicati al notiziario nazionale. Mi sembra però opportuno rubare un minuto alle notizie per abituare il telespettatore a guardare alle cose con umorismo inglese. Affiderei questo minuto a un giornalista con il gusto della penna: occorre sintesi e mano esperta. Punterei più sulla sostanza che sulla faccia o la simpatia. Uno tipo Roberto Gervaso. Penserei a due personaggi da alternare, con diversa collocazione politica. Luca Di Schiena direttore del Tg3