Alto Adige: cresce la tensione ancora un attentato a Bolzano di Enzo Pizzi
Alto Adige: cresce la tensione ancora un attentato a Bolzano Alto Adige: cresce la tensione ancora un attentato a Bolzano Carica di dinamite contro un traliccio dell'energia elettrica BOLZANO — Dopo gli attentati dinamitardi compiuti nelle settimane scorse in alcune località dell'Alto Adige contro tralicci dell'energia elettrica, case popolari e altri obiettivi e dopo i vandalici incendi delle automobili di numerosi carabinieri, in Alto Adige continuano gli atti di violenza. Verso le ore tre di ieri notte, nella zona industriale di Bolzano è stata fatta esplodere una carica di dinamite collocata alla base di un pilone in cemento armato di una linea a alta tensione. Probabilmente gli attentatori volevano interrompere il flusso dell'energia elettrica per paralizzare temporaneamente la produzione degli stabilimenti della zona, ma il tentativo non è riuscito poiché lo scoppio ha causato soltanto danni di scarso rilievo. Si è trattato quindi di un attentato a carattere dimostrativo che, come quelli precedenti, non sembra destinato a suscitare particolare emozione nell'opinione pubblica del Paese. Tuttavia, anche se sino a ora in provincia di Bolzano non vi sono state vittime —come era invece accaduto durante la sanguinosa catena di attentati negli Anni Sessanta — esiste un concreto pericolo di una progressiva escalation della violenza proprio come era avvenuto negli anni passati, dato che i terroristi locali sono probabilmente collegati con circoli neonazisti tedeschi di Norimberga e della Baviera. Un eventuale intervento diretto dei fanatici pan-germanisti aderenti a questi ambienti, con il conseguente impiego di congegni esplosivi più sofisticati o an che di armi, è un pericolo che nessuno può sottovalutare. Minacce precise in questo senso sono del resto recentemente apparse anche su un periodico nazista, il «Freiheit fuer SudtiroU (Libertà per il Sud Tirolo), che si stampa a Vienna. I dinamitardi sudtirolesi, ha scritto il direttore del libello, Robert Drechsler, hanno dato per ora solo un avvertimento. Essi sono in grado di attirare nuovamente l'attenzione dell'opinione pubblica internazionale sulla irrisolta questione tirolese anche con attentati in grande stile. I tedeschi e i ladini dell'Alto Adige sono del parere che le «forze di occupazione» sono disposte a rispettare i trattati soltanto quando esplodono le bombe. Non è però vero che i terroristi chiedono soltanto un'autonomia ancora più estesa e che la loro attività sarebbe espressione del malcontento della popolazione di lingua tedesca, come sovente ha dichiarato anche il presidente della Sudtiroler Volkspartei, Magnago. Sui manifestini lasciati dai dinamitardi sui luoghi degli attentati, si può leggere che essi si battono invece per ottenere il distacco dall'Italia del territorio dell'Alto Adige attraverso il riconoscimento del diritto di autodecisione. Si tratta di una rivendicazione che è da considerare comunque del tutto irrealizzabile, soprattutto in considerazione della vastissima generosa autonomia legislativa e amministrativa, concessa alla provincia autonoma di Bolzano, ove la Volkspartei ha la maggioranza assoluta, e anche perché una revisione dei confini degli Stati europei non è ragionevolmente ipotizzabile nell'attuale situazione politica. I dirigenti della Sudtiroler Volkspartei sono ben coscienti di questa realtà, ma, forse per alzare ancora il prezzo delle loro istanze rivendicative, continuano a considerare l'autodecisione come un «diritto inalienabile» insistendo nel proporlo in forma implicita più che esplicita. Questo ambiguo atteggiamento incoraggia i fautori della violenza (si ricorda, in provincia di Bolzano, che nell'ultimo congresso del partito il segretario generale della Volkspartei, Bruno Hosp, ha definito i terroristi degli Anni Sessanta «coscienza della patria») e acuisce ovviamente le tensioni esistenti da lungo tempo. Enzo Pizzi
Persone citate: Bruno Hosp, Magnago, Robert Drechsler
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