La Polonia ha ripreso fiato dopo il «vertice» di Mosca di Bernard Guetta

La Polonia ha ripreso fiato dopo il «vertice» di Mosca La delegazione tornata a Varsavia: «Tutto è andato bene» La Polonia ha ripreso fiato dopo il «vertice» di Mosca Si temono però altre occasioni di scontri interni, che potrebbero riproporre il pericolo di una invasione - Il lo sarà inauguralo il monumento alle vittime del '70 - Qualcuno potrebbe avere interesse a provocare incidenti NOSTRO SERVIZIO PARTICOLARE VARSAVIA — Niente di nuovo, apparentemente, dopo il vertice di Mosca. La «convinzione che i comunisti e la classe operaia polacca sapranno superare le difficoltà attuali* era già stata espressa, in termini simili, dopo l'incontro tra Breznev e Kania al Cremlino, il 30 ottobre. L'assicurazione dei rappresentanti del poup che la Polonia «era, è e resterà un Paese socialista* è ovvia, ma senza dubbio era preferibile, agli occhi di Mosca, che fosse espressa chiaramente. Il fatto, infine, che «il partito operaio e il popolo polacco- possano «contare sull'aiuto dei Paesi della comunità socialista* non è certo una rivelazione. E' chiaro che a Mosca si è voluto mostrare determinazione all'intervento militare, il giorno in cui sarà giudicato indispensabile, e quindi si è voluto intimidire. Si noti — senza sorprendersi, dopo le dichiarazioni fatte da Ceausescu in ottobre — che l'espressione «tutti i Paesi» comprende anche la Romania, che pure aveva condannato l'invasione della Cecoslovacchia. Tutto ciò è certo importante. Ma il comunicato di venerdì non fa menzione dell'aggravarsi della crisi polacca, della preoccupazione dei dirigenti del Patto di Varsavia per nuove azioni di «forze antisocialiste* o «controrivoluzionarie* in Polonia. Tecnicamente possibile in qualsiasi momento, l'intervento non è ancora considerato necessario, almeno fino alla prossima esplosione socio-politica: è esattamente la stessa situa¬ zione precedente al vertice. Ma al di là delle apparenze, venerdì 5 dicembre è stata compiuta una svolta che condizionerà l'avvenire polacco. La convocazione a Mosca di un vertice del Patto di Varsavia tradisce l'aumento del nervosismo nelle capitali dell'Est europeo. Ci si rende conto, ora, che la crisi, che non è passeggera ma strutturale, continua e si estende dalle fabbriche a tutta la società. In queste condizioni, è forte la tentazione — e già lo era negli ambienti più conservatori del poup — di rimproverare alla direzione polacca di mostrarsi troppo debole e non segnare con sufficiente chiarezza i limiti della contestazione, soprattutto all'interno del partito. Mentre lo stato d'allerta continuava, nei Paesi vicini, i dirigenti polacchi hanno temuto seriamente la possibilità di una catastrofe. La loro inquietudine non si è dissolta che venerdì pomeriggio, quando la delegazione polacca al vertice di Mosca ha fatto sapere che « tutto è andato bene*. Questo visibile sollievo sembra indicare che Mosca non ha chiesto ai dirigenti polacchi di prendere misure estreme. La drammatizzazione della situazione e le dichiarazioni perentorie sull'impossibilità di ammettere nuovi scioperi rischiano però di rendere la situazione ancora più difficile, nel caso di nuove tensioni nel Paese. Le dure accuse agli oppositori, e in particolare a Kuron, animatore del Kor. il Comitato di autodifesa sociale, li espongono ormai a una minaccia permanente, che potrebbe provocare il loro arresto alla prima occasione. A ben guardare, è fin troppo chiaro quale dinamica potrebbe essere innescata da incidenti di per sé non gravi. Ciò è tanto più preoccupante in quanto c'è il terreno ideale a provocazioni, consapevoli o inconsapevoli: nel Paese c'è gente che vedrebbe con favore un aggravarsi della situazione per poter tornare indietro di quattro mesi. Il 16 e il 17 dicembre dovrebbero essere inaugurati a Danzica e a Gdynia i monumenti alle vittime della repressione dei moti operai del 1970. Ci si aspetta che queste cerimonie radunino grandi folle e provochino, nelle città principali del Paese, altre manifestazioni. Finora si guardava a questa eventualità con calma, dal momento che non c'è motivo perché le manifestazioni sfocino in incidenti. Ma nel clima creato dagli ultimi avvenimenti, si pensa con inquietudine al 16 e 17 dicembre e già si parla di limitare le celebrazioni. Il 16 dicembre potrebbe diventare una nuova importante scadenza per la Polonia. Bernard Guetta Copyright I Ai Monde e per l'Italia la Stampa

Persone citate: Breznev, Ceausescu, Kuron