«Pecorella non usava ricatti per ottenere finanziamenti»

«Pecorella non usava ricatti per ottenere finanziamenti» I «saggi» sentono la segretaria del giornalista «Pecorella non usava ricatti per ottenere finanziamenti» ROMA — Il testimone numero uno del giuri d'onore è arrivato ieri sera a Palazzo della Sapienza in gran segreto: Franca Mangiavacca. amica e segretaria di Mino Pecorelli ha persino negato d'esser lei, si è infilata nell'Alfetta bianca del Senato che le era stata messa a disposizione e a chi le chiedeva: «Signora, lei ha confutato le tesi di Pecorelli uguale ricattatore., ha risposto: 'Ma con chi volete parlare? Non sono io Franca Mangiavacca.. E così è venuta anche lei. Per giorni e giorni i cinque «saggi» avevano tentato di mettersi in contatto con la Lo scandalo dei petroli donna, ritenuta la più stretta collaboratrice di Pecorelli e custode dei suoi più scottanti segreti. Sembrava scomparsa nel nulla e anzi aveva fatto sapere attraverso i redattori di «O.P... di non aver intenzione di testimoniare. Poi qualcosa o qualcuno l'hanno convinta. Era stato chiesto sia a Paolo Patrizi (redattore di «O.P.») che al suo avvocato di cercare di convincerla. Le era stato soprattutto assicurato il segreto, ma come spesso avviene, qualche crepa, a tarda sera, ha fatto si che uscisse la notizia della sua audizione. Che cosa ha detto Franca Mangiavacca ai membri del giurì? Le domande in programma per lei erano molte e precise. Prima di tutto c'era il problema della lettera scritta a Bisaglia: lei l'aveva mai vista? Per caso le era stata data da battere a macchina? E poi: quali erano, se c'erano, i rapporti tra Pecorelli e il ministro? Anche la Mangiavacca comunque avrebbe confutato le tesi della sorella di Pecorelli, Rosita, che sostiene di aver trovato due paginette scritte a mano nella redazione di «O.P.» dopo che i sigilli erano stati tolti. Come i redattori della rivista la Mangiavacca avrebbe confermato di non aver visto, per terra, quei fogli. I senatori hanno anche voluto sapere dalla donna se corrisponde al vero ciò che riferi, qualche giorno fa. un teste volontario e cioè che Pecorelli era solito mostrare quelle minute agli amici dei politici dai quali cercava di ottenere finanziamenti. Giuseppe Settineri, ex direttore del «Corriere mercantile» aveva addirittura presentato un dettagliato memoriale a sostegno della sua tesi. La Mangiavacca che era molto legata a Pecorelli. avrebbe sostenuto che il giornalista riceveva si finanziamenti, ma che non usava, per ottenerli, l'arma del ricatto. Come si ricorderà Franca Mangiavacca aveva già deposto davanti al sostituto procuratore Domenico Sica. 24 ore di interrogatorio sulle amicizie e inimicizie di Pecorelli. Era rimasta molto provata e turbata per l'assassinio del giornalista. Ma la testimonianza della segretaria di Pecorelli era importante anche per un altro particolare: sembra infatti che Rosita Pecorelli e la Mangiavacca si dettero appuntamento sotto il portone di via Tacito dove era la redazione di «O.P.» il giorno in cui la magistratura decise di restituire le chiavi dei locali. Adesso, i membri del giuri hanno le idee più chiare. Non si sa però se la testimonianza della Mangiavacca abbia alleggerito o aggravato la posizione di Bisaglia. Purché ne abbia avuto voglia, la donna era in grado di raccontare tutto sui finanziamenti di «O.P.» e sui sostenitori occulti della rivista. Cominciano cosi per i «saggi» alcuni giorni di pausa e di «ripensamento». Alcuni senatori fra cui Venanzi (pei) e Malagodi (pli) sembra che restino in sede anche domenica e lunedi. Martedì ricominceranno le audizioni: saranno presto sentiti ancora i due protagonisti, Bisaglia e Pisano. Poi comincerà il lavoro più duro: la stesura della relazione che sarà consegnata a Fanfani. Tutte le parole saranno calibrate, tutti gli aggettivi scelti con cura. Non è escluso che si arrivi a un risultato generico: non sufficienti le prove a carico di Bisaglia; un po' «avventato» il senatore dell'msi. Pisano. s, D>

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