La vedova Mao ammette in aula una piccola denuncia contro Liu

La vedova Mao ammette in aula una piccola denuncia contro Liu Interrogata da due giudici donne la «star del diavolo» La vedova Mao ammette in aula una piccola denuncia contro Liu PECHINO — La vedova di Mao. Jiang Qing è tornata ieri sul banco degli imputati per un ulteriore interrogatorio sulle persecuzioni del suo gruppo, la banda dei quattro al presidente Liu Shaoqi. Interrogata da due giudici-donne «l'imperatrice-, come la stampa cinese l'ha battezzata con sprezzante ironia, ha ammesso di avere formulato una «piccola denuncia- di Liu Shaoqi che a seguito delle persecuzioni cui fu sottoposto morì nel 1969. Secondo l'imputata fu l'allora capo della sicurezza Kang Sceng che propose di denunciare Liu e lei approvò. Ma — ha precisato — fu una denuncia «piccola» come per ridurne l'importanza e le conseguenze. Il tribunale speciale ha anche presentato documenti con l'approvazione di Jiang Qing per l'arresto e il processo di tre personalità che poi furono messe a morte. •Di fronte all'evidenza-, Jiang Qing non poteva negare le accuse che le sono state mosse; è ricorsa alle sottigliezze, alle sofisticherie, ma il pubblico ministero «l'ha smascherata-, commenta l'agenzia Nuova Cina. Le tre persone coinvolte dalla vedova di Mao nel complotto per screditare Liu erano i professori Yang Chigzuo dell'università popolare cinese, Zhang Shongai dell'istituto normale di Pechino e Wang Qianqen cittadino di Tianjin. Ad essi, dice il capo d'imputazione, furono estorte false confessioni tendenti a diffamare Liu per farlo passare per «un rinnegato- e per far credere che sua moglie Wang Kuang Mei fosse un agente segreto americano. Jiang Qing è specificatamente accusata di avere ordinato l'arresto dei tre senza autorizzazione. La Nuova Cina dice che il tribunale ha dedicato parte della udienza odierna all'esame delle accuse che Jiang Qing e i suoi complici approvarono il 18 luglio 1967 per denunciare Liu durante un pubblico raduno. Qi Benya membro del «gruppo culturale rivoluzionario» anch'egli sotto processo, ha confessato che fu la vedova di Mao a proporre che si cercassero nella casa di Liu dei documenti che potessero comprometterlo. Interrogata in proposito l'imputata ha detto di non ricordare di aver dato quell'ordine. Non meglio precisati funzionari citati dalla Nuova Cina hanno detto che nella udienza di mercoledì sulla stessa accusa la vedova di Mao cercò di eludere le sue responsabilità, respinse alcune accuse, disse che era stata solo una «collaboratrice-. La stampa riferendosi alla passata attività di attrice di Jiang Qing, l'ha definita «la star del diavolo- e continua a criticarla per l'atteggiamento che tiene al processo. Il secondo tribunale giudica i militari Qiu Huizuo e Huang Yongsheng: il comportamento è quello consueto, sostanziali ammissioni e riferimenti a ordini superiori. Va notato che in questa fase non si contesta più il ruolo da loro avuto nel «complotto di Lin Bìao. del 1971, Cosi a Qiu Huizuo sono state contestate la «persecuzione- e la calunnie contro Xu Xiangqian, ritiratosi la scorsa estate da vice-premier (ha 78 anni), ma del quale non si sa se ancora detenga la carica di ministro della Difesa. Il «reato» di Qiu fu commesso con la collaborazione di Wang Xike, all'epoca (1967) direttore dell' «ufficio della rivoluzione culturale- in seno alle Forze Armate. All'ex capo dello Stato Maggiore generale Huang Yongsheng, è stata contestata la «persecuzione» nei confronti dell'ex ministro della Difesa Peng Dehuai che, peraltro, già dal plenum di Lushan (agosto 1959), era stato allontanato, per aver contrastato Mao. L'accusa fatta a Huang Yongsheng riguarda un rapporto (che egli avrebbe esaminato ed approvato il 3 novembre 1970) che prevedeva la condanna all'ergastolo dell'ex ministro.

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