Chiesti 30 anni per il capobanda dei violentatori della Pellerina

Chiesti 30 anni per il capobanda dei violentatori della Pellerina Il terzetto di banditi imputato di quattordici rapine e undici aggressioni Chiesti 30 anni per il capobanda dei violentatori della Pellerina Dura requisitoria del pm contro Domenico Vitale, ventiquattro anni, che seviziava le giovani sorprese con i fidanzati in auto nel parco - Per i due complici 14 anni e mezzo Domenico Vitale. 24 anni, ritenuto il capo del terzetto di violenti processato in corte d'assise per una serie di 14 rapine e undici violenze carnali a coppiette, non ha battuto ciglio nemmeno quando il pubblico ministero Tinti ha chiesto per lui 30 anni di carcere. Ha mantenuto fede fino in tondo al personaggio del cinico, del «duro», dell'indifferente, un personaggio che si addice benissimo allo stupratore che seviziava le giovani sorprese con i fidanzati in momenti di intimità a bordo di auto nel parco della Pellerina. Anche gli altri due protagonisti della vicenda. Andrea Ciriacono. 19 anni, e Guido Cecchetto, che all'epoca dei fatti era minorenne e che è tuttora detenuto al Ferrante Aporti, sono rimasti indifferenti alle richieste del pm nei loro confronti: 14 anni e mezzo per Ciriacono. più un milione e mezzo di multa. 14 anni e mezzo e una multa di poco inferiore per Cecchetto. Ciriacono, i lunghi capelli che nascondono in parte il volto butterato, Cecchetto sempre a testa china, anche lui con un gran casco di capelli, biondicci, compongono assieme a Vitale questo terzetto di violenti dei quali il rappresentante dell'accusa ha tracciato un profilo morale che non lascia spazio a nessun sentimento di pietà o di comprensione. La differenza di pena tra Ciriacono e Cecchetto da una parte e Vitale dall'altra si spiega con l'imputazione di tentato omicidio cne il pm Tinti ha fatto soltanto per quest'ultimo imputato. Tinti ha detto: «Cecchetto era sicuramente assente, perché in galera per altri fatti. Cecchetto è stato riconosciuto dalle parti lese soltanto come autore di quattro rapine e di tre violenze carnali, proprio perché per un certo periodo non partecipò alle imprese della banda. Ma il ragazzo ha precedenti penali per gli stessi fatti ed il fatto che i periti gli riconoscano un discreto quoziente di intelligenza fa ritenere che in lui la spinta delinquenzialesia ben determinata». Ha proseguito l'accusa: «Ciriacono nell'episodio del tentato omicidio era presente, forse come autista dell'auto su cui viaggiava il Vitale. Ma non poteva assolutamente prevedere che Vitale, avvicinatosi all'auto delle vittime di turno, spalancasse la portiere e esplodesse tre colpi di pistola verso il guidatore. Né Cecchetto né Ciriacono possono rispondere di concorso in questo episodio, frutto dell'assoluta indifferenza di Vitale verso ogni 111 !1111111111111:111111111111 i 1 ! 111111 II 1111J ! 11111 i I i rispetto umano. La pena minima per il tentato omicidio è di 12 anni di carcere: io chiedo di partire da un minimo di 15 anni di reclusione, proprio tenendo conto dell'assoluta inutilità di quel gesto criminale, una crudeltà assurda e ingiustificata. Ai 15 anni di carcere occorre aggiungere altri 16 anni di reclusione per la serie delle rapine e delle violenze carnali. Il totale fa 31 anni di carcere ma per il nostro codice la pena non può superare i 30 anni, che ritengo pena sufficiente per Vitale». Ha concluso il pm: «Per Ciriacono e Cecchetto sono partito da una pena base di 8 anni, il massimo per la violenza carnale, alla quale bisogna aggiungere gli anni di carcere per le rapine». Oggi parleranno i difensori, avvocati Vighetti, Altara, Foti e Mittone. ai quali spetta il difficile compito di temperare le pesanti richieste dell'accusa. ic Vincenza Garbarino, 29 anni, via Vandalino 2, è stata aggredita da tre banditi davanti alla sua abitazione. Erano armati di pistola e coltello. ma quasi due anni dopo il delitto, e precisamente nel gennaio '79, Giorgio Avaro confessava di aver ucciso il Camusso. Alle udienze del processo di primo grado, i difensori del ragazzo riuscirono a dimostrare, con la testimonianza di alcune persone, che l'imputato all'ora del delitto si trovava in un luogo diverso e lontano dalla frazione Talucco. Da qui la sentenza che liberava l'Avaro dal sospetto di omicidio, sentenza ribadita ieri. Resta da chiarire chi effettivamente ha ucciso il Camusso. e perché il giovane si è autoaccusato dell'omicidio.