Qui, tutti voi insieme, darete un tetto a mille

Qui, tutti voi insieme, darete un tetto a mille Qui, tutti voi insieme, darete un tetto a mille Lioni era un centro agricolo con un caseificio, una grande tipografìa, un pastifìcio, officine, minuscoli caffè, centinaia di casette, piccoli condomini: ora è un'apocalisse dove regna la disperazione Il nostro inviato ci telefona da Lioni: Mille superstiti della •capitale del terremoto», Lioni in provincia di Avellino, avranno un tetto sotto cui svernare sicuri e preparare la ricostruzione. L'iniziativa che «La Stampa» realizzerà, sicura d'Interpretare il pensiero dei suol lettori, è stata approvata martedì, a Napoli, dal commissario straordinario del governo, on. Zamberletti, ed è stata accolta ieri, con gratitudine e commozione intensa, dagli amministratori di Lioni: per questo insediamento provvisorio — che affianca lo sforzo di altre città, associazioni e gruppi volontari — verrà impegnato il grosso della sottoscrizione di «Specchio dei tempi», con l'allestimento di un villaggio prefabbricato e autosufficiente. Su un'area di ventimila metri quadrati (che oggi stesso ci sarà consegnata libera da vincoli di ogni sorta) in strada San Bernardino-Cerrete, nella parte alta della cittadina, troveranno ;>osto duecento moduli unifamiliari con cucine singole, riscaldamento, servizi centralizzati, e posto telefonico (per cui, ieri, !a Slp, attraverso il dott. Sbordoni, presso il Centro di coordinamento, si è impegnata a un allacciamento immediato). ■Tra i Comuni sull'epicentro del sismo — ricorda l'assessore anziano, Antonio Gioino — il nostro, con 6400 abitanti, era il più grande, e ha pagato cosi, in termini di distruzione e di vite umane, uno dei più alti tributi. Concedere ai sopravvissuti una alternativa all'esodo è un atto di grande umanità e una garanzia per il futuro. Se la sua gente resta qui, Lioni tornerà a vivere e con essa i Comuni vicini, da Sant'Angelo dei Lombardi a Torcila, a Teora. Le parole, in questi momenti, non bastano: ma lasciatemi dire almeno grazie a voi e ai vostri lettori». Emergono di qui I motivi della scelta concordata con gli amministratori e con i politici. Vi sono, nelle zone sconvolte dal terremoto, centinaia di migliaia di senzatetto: tutti con gli stessi problemi di sopravvivenza, alle soglie dell'inverno, sparsi negli agglomerati urbani e nelle piccole cascine sulla montagna, dove greggi e armenti non possono essere abbandonati. In molti di questi paesi, lo sconvolgimento naturale ha però risparmiato, per fortuna, le vite umane; così che i nuclei familiari, ancora uniti, possono fin da oggi trovare la forza per iniziare le opere di ricostru¬ zione necessarie, accolti per l'emergenza in roulottes, oppure ospiti di vicini, parenti e amici, nelle abitazioni che meglio hanno resistito al sismo. Invece a Lioni, l'unica forza nel cuore degli abitanti è ancora oggi quella della disperazione, mentre il lavoro delle ruspe e la roulotte dell'anagrafe devono completare il tragico censimento dei vivi e dei morti. Quello che era un Comune di 6400 abitanti, senza eredità di storia ma fiorente di attività agricole e commerciali, con un caseificio e rinomati latticini, con una grande tipografia, un pastificio, con centinaia di focolari e con l'affetto di tante famiglie, con le sue chiese e i minuscoli caffè, con officine, con linde casette e piccoli condomini (molti dei quali in costruzione), ha cessato di vivere alle 19,34 di domenica 23 novembre in una apocalisse di rovine e di sangue: distrutto al novanta per cento. Di una chiesa è rimasto soltanto il campanile; i condomini di tre, quattro o cinque piani sono sprofondati con gli anziani, i ragazzi, gli uomini, le donne, comprimendo persone e cose in un metro o due di rovine compatte. Altri edifici si sono inclinati come miseri castelli di carte, nel franare di muri e pavimenti, rivelando attraverso pareti sventrate l'intimità del loro interno: qui tendine di mussola che svolazzano sulla via, là un bagno con piastrelle di tinta delicata, che ha i rubinetti ma non più la vasca né pavimento. Ci sono cucine in strada, altari in un'abside nuda, vetture tranciate in due da un balcone, culle e poltrone in mezzo a una piazza, armadi in bilico al terzo piano con vestiti fradici di pioggia e di fango. E sotto blocchi di cemento, cumuli di pietre, polvere, travi e terra, ci sono ancora decine di corpi. Dei 6400 abitanti di questo Comune (che conta anche moltissimi emigrati), 400 risultano partiti, 220 morti e già sepolti, 30 sono sicuramente individuati ancora sotto le macerie, e qualche centinaio vengono per ora definiti «dispersi»: la speranza è che siano fuggiti, il timore che sia¬ no sotto questo agghiacciante teatro di morte. Ecco perché Lioni è la «capitale del terremoto». Ecco perché sarà Lioni la sede del campo «La Stampa», sull'area che un impresario edile di Benevento, l'ing. Carpentieri, volontario fra i terremotati, con i suoi uomini e i suoi mezzi, sta sistemando a tappe forzate. L'unico impedimento, fra le tante incongruenze di questi giorni, potrebbe essere la mancanza di gasolio per le ruspe che, nonostante la disponibilità dell'Agip in zona, rischiano di restare a secco per assurdi impedimenti burocratici ad Avellino. Ma se tutto procederà come previsto, il villaggio della Stampa potrà ospitare presto quasi la metà dei sopravvissuti di Lioni residenti in paese, e aiutarli a conservare i vincoli della propria identità. Per gli altri, contadini e pastori che non scendono dalle montagne per non abbandonare gli animali, tenteremo di provvedere (almeno in parte) con le «roulottes» in arrivo questa sera a Napoli, anch'esse dono dei nostri lettori. C'è una frase che rimbalza in Irpinia e dà coraggio a tutti, vittime e soccorritori: l'ha detta un uomo, uno delle migliaia di emigranti ritornati di corsa in paese, a cui avevano chiesto perche volesse tanto decisamente la ricostruzione. Ha risposto soltanto: «Perché ho lavorato dappertutto, ma sono sempre vissuto qui». Parole semplici, e di saggezza immensa. C'è in esse tutta la tragedia e la fede di questa gente che vuole restare, o che torna per ricostruire. E' questa la loro terra: in giro per il mondo si va per necessità, ma il paese dei padri non si rinnega neppure dopo un terremoto. Roberto Reale

Persone citate: Antonio Gioino, Carpentieri, Lioni, Sbordoni, Zamberletti