Sogna Davis e Wimbledon Ivan Lendl il «magnifico»

Sogna Davis e Wimbledon Ivan Lendl il «magnifico» Dopo Drobny è il più grande tennista cecoslovacco Sogna Davis e Wimbledon Ivan Lendl il «magnifico» DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE PRAGA — Ivan «il magnifico» non è nato a Praga ma ad Ostrava. Ma a Mala Strana, la città vecchia della capitale cecoslovacca, si è imbattuto non più di quattro mesi fa in un novello Paracelso. Ivan Lendl, 21 anni il prossimo 7 marzo, numero 6 al mondo del tennis internazionale (in realtà oggi è il numero 3 o 4 subito dopo Borg, McEnroe e forse Connors), da qualche mese, lo ammette lui stesso, ha scoperto il segreto dell'eterna freschezza. Quello che gli ha permesso di effettuare nella stagione ben 28 tornei del Volvo Grand Prix, aggiudicandosene sette nonostante i 170 mila chilometri percorsi da una città all'altra. Il segreto è tabù. «Non lo dico nemmeno al mio miglior amico», afferma Lendl che nel 1978 ha ottenuto la maturità scientifica e ora si è iscritto ad ingegneria mineraria, anche se non sa quando potrà conseguire la laurea. E' il più grande tennista che la Cecoslovacchia abbia mai avuto dopo Drobny, il «professore» oggi cittadino inglese, più forte anche di Jan Kodes, suo compagno di squadra come riserva della squadra di Davis, che pure ha vinto Wimbledon, seppure in un'annata di magra come il 1973, l'anno della contestazione dei tennisti. Ivan «il magnifico» non è frutto di una scuola, ma figlio d'arte. Il padre e la madre sono stati per lunghi anni fra i dieci migliori giocatori cecoslovacchi. Suo padre oggi fa l'avvocato e segue il figlio quando può, la mamma lo scorso mese di agosto ha vinto a Davos un torneo per ve terani. Presa la racchetta ad otto anni, Lendl, che parla cinque lingue (ceko, inglese, tedesco, russo e polacco, appresi alla televisione), si afferma come l'«under 18» migliore del mondo nel 1978 in cui si aggiudica l'«Orange Bowl» e i tornei juniores di Roma, Parigi e Wimbledon. Ma il vero balzo lo compie quest'anno. A febbraio vince la Coppa del Re insieme a Smid, poi a marzo, dopo essere stato finalista a Washington, sigla il suo primo torneo ad Houston in una prova da 175 mila dollari, e si qualifica per il «Master» di Dallas del WCT, dove è sconfitto in semifinale da Connors. A Parigi e Wimbledon esce al terzo turno, ma a Plushing Meadow è sconfitto solo nei quarti da McEnroe. Quindi il grande finale di stagione, scoperto l'elisir dell'eterna giovinezza, che lo porta al successo dopo Houston e Toronto anche a Barcellona, Basilea, Tokio, Hong Kong e Taipei. Con le vittorie crescono i guadagni, è sotto contratto con McCor- mack, come Borg, Gerulaitis e Panatta. Ad Ostrava ha un'utilitaria «Fiat», ma in un anno non ha passato nella sua città più di tre settimane di seguito. La sua prima consacrazione l'ha avuta a Buenos Aires. E' riuscito dove aveva fallito McEnroe. Ha eliminato Vilas e Clerc dalla Coppa Davis. Ora spera di ripetersi contro l'Italia in finale: «La Davis costituisce il traguardo più grande e più tradizionale per il tennis cecoslovacco. Io sono molto felice di poter contribuire a vincerla. Ma non bisogna peccare di euforia, è molto difficile essere super-favoriti giocando in casa. So bene quello che è avvenuto a Vilas. All'ini¬ zio del match in Argentina non credevo di poterlo battere, ma sono riuscito a oiocare in scioltezza.» ■ Quali le caratteristiche di questo nuovo «leone» del tennis mondiale? Prima di tutto la formidabile risposta alla battuta avversaria e poi un diritto eccezionale che gli permette di finire i punti anche da fondocampo. Limiti di miglioramento? «Si, un po' ovunque, ma soprattutto il servizio e la volée», ammette lo stesso Lendl. Dopo la Davis quale il sogno più grande? « Wimbledon. Proprio per questo dopo la finale andrò a giocare i tornei in Australia per abituarmi dipiù all'erba». Rino Cacioppo