Tiberio e Luciano, fratelli sopravvissuti sono simbolo dell'Irpinia che rinascerà

Tiberio e Luciano, fratelli sopravvissuti sono simbolo dell'Irpinia che rinascerà Tiberio e Luciano, fratelli sopravvissuti sono simbolo dell'Irpinia che rinascerà Li abbiamo trovati a Teora - Universitari (genitori, un fratello, la zia morti), uno dei due rinuncerà agli studi perché l'altro possa laurearsi - Aiuti nella desolata miseria di Calvello Il nostro inviato ci telefona da Teora: TEORA — Dopo quattro giorni di nubifragi e di neve toma ad affacciarsi suH'Irpinia sconvolto un pallido sole, che offre. Insieme, alle squadre di soccorso e al senzatetto, sensazioni di tepore e di gelo. Accanto al sollievo di un po' di calore per I corpi fradici dogli anziani, delle donne e dei bambini stretti In una morsa di fango, riemergono sotto I raggi luminosi, nitide e crude, anche le visioni agghiaccianti della catastrofe, fino a poco fa smorzate dal velo del maltempo. E Intanto II lento scorrere delle ore scandisce Inesorabile la sorte del sepolti vivi: un giorno che passa, nel dopo-terremoto, migliora la condiziono del superstiti, ma cancella per gli altri ogni speranza. Le cronache del disastro raccontano ancora di gente che s'arrende alla disperazione: a Caposele, Antonio Cuozzo, sopraffatto dal dolore per la perdita del tre figli, si è sparato In bocca col fucile da caccia. Ma se Il terremoto continua ad uccidere, bisogna — pur piangendo I morti — pensare al vivi: questo II messaggio del lettori de «La Stampa» con cui è proseguita la distribuzione degli aluti alle famiglie colpite, perché chi ha perso tutto riesca, con la solidarietà degli altri, a risollevarsi. Domenica, oltre le gole selvagge nel cuore della Lucania, sommerso di neve, avevamo portato l'aiuto di «Specchio del tempi» alle famiglie più povere e diseredate di Calvello, un paese all'estremo Sud della zona devastata, registrando altre storie di pena Infinito tra la gente sfollata nelle scuole. In una condizione senza domani. Li abbiamo Incontrato Grazia Ceruzzl e II marito Giambattista, minorato, con dodici figli (di cui uno poliomielitico), che fino al giorno del terremoto occupavano una stamberga di pietra, ora crollata, abituati a sopravvivere con una trentina di giornate di lavoro all'anno nel cantieri della Forestale. Gente che non aveva nulla, e ha perso anche quello. E c'era II pastore Remigio Ottobre, moglie e sette figli, che sbarca II lunario offrendosi ad ore per portare — con compensi da fame — le greggi al pascolo. C'erano 1 coniugi Ardito, con otto figli, una zappa, ma solo quattro forti braccia da affittare quando capita. E tanti altri senzatetto, contadini, disoccupali, pastori con storie di fatica dipinte sul volto. In un paese da cui I giovani sono sempre fuggiti. A Teora, proseguendo questo lungo viaggio nelle zone del disastro, troviamo invece due giovani che dal Sud non avrebbero voluto fuggire. Tiberio Luciani, 26 anni, e II fratello Luciano, di 23, studiavano l'uno architettura a Napoli e l'altro economia e commercio a Salerno, finché quest'Immensa tragedia non ha sconvolto le loro vite, portandosi via sotto le macerie di casa II padre Costantino, 55 anni, radiotecnico, la madre Caterina, il fratello più piccolo, Carlo, di 16 anni, e zia Gelsomino. «Noi ci slamo salvati perché eravamo a Napoli e a Salerno per l'Università — mormorano, cercando di dare al volti pallidissimi un'Impronta di coraggio —, e ora dobbiamo farci forza per andare avanti. Mamma, papà, Carietto e la zia II abbiamo trovati e sepolti, ora cerchiamo di recuperare qualche cosa tra le macerie». E il futuro? Luciano guarda assorto II fratello maggiore: «Sto già cercando un lavoro, perché lui possa continuare a studiare. E' più avanti di me». Tiberio cerca, senza trovarlo, un sorriso: «Ne abbiamo parlato a lungo, mi mancano soltanto tre esami alla laurea, e appena la prendo trovo lavoro lo. Cosi Luciano potrà tornare all'Università». Accettano, con dignità, l'aiuto dei lettori: «E' molto importante per noi, ne faremo buon uso. Statene certi». Fuori dalla tenda, sulla piazza di Teora, la tregua del maltempo è già finito, comincia a grandinare con raffiche di vento freddo. «Chi dobbiamo ringraziare?», chiedono ancora Luciano e Tiberio, con fare educato. Poi se ne vanno attraverso il campo stringendosi l'uno all'altro, In impermeabili troppo grandi per loro. Passano un falò che crepita senza allegria, scompaiono con passo deciso oltre due camion americani guidati da enormi militari di colore. Sono questi ragazzi, assieme al contadini in fila paziente a reclamare foraggio per le bestie, Il simbolo deU'IrpInla che domani ricomincerà a vlvere Roberto Reale

Persone citate: Antonio Cuozzo, Cosi Luciano, Incontrato Grazia Ceruzzl, Remigio Ottobre, Tiberio Luciani

Luoghi citati: Calvello, Caposele, Lucania, Napoli, Salerno, Teora