Telefonata (dubbia) delle Br rivendica l'omicidio di Roma di Giuseppe Fedi

Telefonata (dubbia) delle Br rivendica l'omicidio di Roma Telefonata (dubbia) delle Br rivendica l'omicidio di Roma Una voce femminile annuncia all'Unità di Milano: «Siamo stati noi; ora toccherà a Craxi» - Incertezze sull'autenticità del messaggio: se gli assassini fossero delinquenti comuni, si pensa a una vendetta di drogati ROMA — «Qui le Brigate rosse. Abbiamo ammassato noi il dottor Furti di Roma. Lo conosciamo bene perché prima era a Milano. Adesso il primo sarà Bettino Craxi perché ha fatto arrestare un nostro compagno*. Questo il messaggio che una donna, che parlava con accento settentrionale, ha fatto poco dopo le due dell'altra notte al centralinista dell'.Unità» di Milano. Convinti della matrice politica dell'omicidio del direttore dell'infermeria del carcere di Regina Coeli. gli inquirenti hanno molti dubbi sull'autenticità di questa telefonata. E fanno osservare che mai in precedenza i brigatisti nei loro comunicati avevano reso noto quale sarebbe stato il loro prossimo obiettivo. Le indagini sono ferme al punto di partenza. Durante tutta la giornata, nel corso di una vasta operazione che ha portato tra l'altro all'arresto di numerosi aderenti alle Formazioni Comuniste Combattenti, carabinieri e agenti della Digos hanno perquisito le abitazioni di estremisti alla ricerca di indizi per far luce sul delitto. Accanto al corpo supino nell'androne di via Bartolomeo Gosio 115, sono stati trovati frammenti dei due proiettili che hanno colpito a morte il medico di Regina Coeli. Da un primo esame dovrebbero essere calibro 38, sparati da un revolver a distanza ravvicinata. ■ Stiamo seguendo tutte le piste — ha detto ieri mattina il procuratore capo della Repubblica di Roma Achille Gallucci —. Non sappiamo ancora chi possa aver commesso il crimine e per quale motivo*. «Il medico di Regina Coeli — ha affermato un funzionario della Digos — era un obiettivo fatile per i terroristi. Si muoveva sempre sema scorta e le sue abitudini erano conosciute da tutti. Pur sema avere alcun potere particolare, era sufficientemente simbolico». Chi era Giuseppe Furci? Per quale motivo era diventato un obiettivo nel mirino dei terroristi? Per il ruolo che ricopriva, direttore sanitario da sei anni del centro clinico di Regina Coeli, era un uomo che lavorava all'interno della struttura carceraria e, già solo per questo, era nel numero delle possibili vittime di un attentato politico. Come medico del carcere romano lavorava molto a contatto con i detenuti. A lui spettava redigere le cartelle cliniche sulle loro condizioni di salute. Sulle sue relazioni si orientavano le decisioni del direttore del carcere e dei magistrati in ordine alla concessione di permessi e ricoveri nelle strutture ospedaliere civili. Ma, anche da parte di chi spesso si è trovato a condurre battaglie a favore dei diritti del detenuto, il suo modo di lavorare non viene giudicato criticamente. Pare che i carcerati di Regina Coeli poche volte si fossero lamentati di lui e sembra anche che i suoi accertamenti siano stati sempre tempestivi e corretti. Ma sappiamo che questo non è mai stato un titolo di merito agli occhi dei terroristi. Nella loro mentalità folle un uomo che lavora con scrupolo è tanto più da colpire perché dà credibilità alle strutture dello Stato. Gli investigatori, comunque, non escludono — anzi la seguono con interesse—la pista dell'omicidio maturato nell'ambiente dei tossicomani. Il dottor Furci. infatti, si interessava anche della cura e dell'assistenza dei tossicodipendenti ed era contrario, a quanto sembra, all'uso del metadone in carcere per curare i reclusi vittime dell'eroina. Si era pronunciato anche contro la somministrazione della morfina. Dure accuse gli furono rivolte per questo qualche mese fa e proprio una ritorsione da parte del mondo dei tossicodipendenti si pensò quando, nell'ottobre scorso, misero un potente ordigno, rimasto inesploso, davanti alla porta del suo studio privato in via Giulio Romano 11, nei pressi di piazza del Popolo. La pista su cui gli inquirenti stanno cercando di andare più a fondo possibile resta quella di Maurizio Jannelli, il terrorista militante nelle Br catturato a Roma in viale Libia il 22 novembre dopo una sparatoria con gli agenti, durante la quale un complice riuscì invece a far perdere le proprie tracce. A tarda sera anche la «colonna Walter Alasia» ha rivendicato l'uccisione del direttore dei servizi sanitari del carcere di Regina Coeli. Uno sconosciuto ha chiamato il centralino della sede romana del quotidiano «La Repubblica» in piazza Indipendenza e ha chiesto di poter parlare con qualcuno della cronaca. Alla precisazione che a Roma non esiste il settore cronaca, lo sconosciuto ha dettato direttamente al telefonista il suo messaggio: «Qui la colonna Walter Alasia. Rivendichiamo noi l'attentato di ieri sera contro il medico di Regina Coeli. Seguirà comunicato». Dopo aver profferito alcuni slogans contro la 'dittatura di Stato» e contro «/a repressione proletaria», l'anonimo interlocutore ha tolto la comunicazione senza dare tempo al centralinista di chiedere altre precisazioni. Poco dopo una identica telefonata è stata fatta alla cronaca romana del -Corriere della Sera». Giuseppe Fedi

Persone citate: Achille Gallucci, Bettino Craxi, Craxi, Furci, Giuseppe Furci, Maurizio Jannelli, Walter Alasia

Luoghi citati: Milano, Roma