Piccoli vuole espellere dalla dc l'on. De Carolis per accuse a Moro di Alberto Rapisarda
Piccoli vuole espellere dalla dc l'on. De Carolis per accuse a Moro Tensione nel partito, mentre un centinaio di deputati chiede una svolta nella conduzione politica Piccoli vuole espellere dalla dc l'on. De Carolis per accuse a Moro Ha detto a una radio privata che Freato si sarebbe arricchito a miliardi e che l'ex presidente de «avrebbe tollerato perché gli serviva come finanziatore della corrente» ROMA — Flaminio Piccoli vuol fare espellere dal partito l'on. Massimo De Carolis (86.219 voti di preferenza a Milano) per «atti di indisciplina che comportano gravi conseguenze politiche-. Un caso del genere, a memoria dei dirigenti di Piazza del Gesù, non era mai accaduto. Il segretario democristiano ha invitato la Direzione de a far sua la proposta. De Carolis è stato deferito al collegio dei probiviri. L'accusa mossa da Piccoli contro il deputato milanese ultra-moderato è di aver detto a una radio privata che Aldo Moro molto probabilmente sapeva che il suo segretario Sereno Freato si sarebbe arricchito per miliardi e miliardi «ma tollerava perché Freato gli serviva come colla- boratore e come finanziatore della corrente-. Nella situazione in cui si trova oggi la de (« Un momento terribile-, confessano uomini della segreteria) il «caso De Carolis» è esploso in modo dirompente, acuendo le tensioni accumulate negli ultimi cinque giorni che sono sicuramente tra i più travagliati che lo scudo crociato ricordi. Poiché sinora il partito era stato tollerante nel confronto dei suoi iscritti. De Carolis non s'immaginava di meritarsi la richiesta di espulsione. E forse era sincero quando ieri sera, appena saputo nel corridoio di Montecitorio dell'iniziativa di Piccoli, ha detto, impallidendo visibilmente: «Sono stupefatto, cado letteralmente dalle nuvole. Mi pare del tutto inverosimile che Piccoli chieda la mia espulsione- (anche espulso, il deputato conserverebbe il suo seggio alla Camera). Ed ha poi spiegato con quale spirito ha parlato alla radio milanese: «Non ho fatto un discorso contro la de, neanche contro Moro. Del resto, che Freato si sia arricchito è notorio e io ho detto tutto quello che dicono gli italiani benevoli verso la de, non quello che dicono, come Pisano, i malevoli-. A Piazza del Gesù, però. Piccoli non la pensa cosi, e tanto meno gli uomini della minoranza di Zaccagnini. Il segretario è preoccupato di riportare il partito a una certa disciplina e a un chiarimento di indirizzo. Da giovedì scorso, da quando il pei ha annun¬ ciato la sua «svolta» («Formare un governo di onesti per estromettere la de dal potere-) nella de ci sono proposte diverse per rispondere alla richiesta di moralizzazione che sale dal Paese e per rialzare «con coraggio la testa-, come hanno scritto ieri un centinaio di deputati di tutte le correnti a Piccoli, chiedendo una sterzata nella conduzione del partito. Dalla sinistra Granelli avvisa che non basta una unità interna «puramente difensiva-. Donat-Cattin esorta: «Non facciamoci prendere dall'affanno-. E intanto ci sono democristiani che protestano con la tv per i servizi giornalistici sul terremoto che avvalorano la tesi che «sia la de all'origine di tutti i mali che angustiano il Paese-. Di fronte a tanta agitazione, il segretario Piccoli annunciava ieri: «Siedo in permanenza con i dirigenti del mio partito-, come a sottoli- neare il clima di emergenza interna. In una riunione, la maggioranza ha confermato per sabato e domenica il Consiglio nazionale. Il «parlamentino» dovrebbe definire la linea politica del partito e eleggere il nuovo presidente. La candidatura di Andreotti sembra ormai declinata, mentre sale quella di Giovanni Galloni accanto a quella di Gui e Cossiga. Con questa situazione alle spalle il presidente del Consiglio Forlani si presenta domani alla Camera per rispondere a 56 interrogazioni di tutti i partiti sui ritardi nei soccorsi ai terremotati. Non ci sarà voto al termine del dibattito, ma certamente la discussione non contribuirà a consolidare il governo a quattro dc-psi-psdi-pri. D'altra parte, non è solo la de in imbarazzo di fronte all'incombere della «questione morale» e allo sconvolgimento del «quadro politico», provocato dal pei. Ognuno per suo conto, e soprattutto i socialisti (ma anche i comunisti), deve rivedere strategie impostate da anni, confrontarsi con problemi nuovi. E riemerge la tentazione di sfuggire ai problemi mirando nuovamente ad elezioni politiche anticipate. Ufficialmente tutti i partiti smentiscono questa prospettiva, ma ieri a Montecitorio se ne parlava apertamente come dell'unica via di uscita da una situazione che le forze politiche non riescono più a controllare. Alberto Rapisarda
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