Arriva la posta nei paesi irpini per la prima volta dopo 10 giorni di Francesco Santini

Arriva la posta nei paesi irpini per la prima volta dopo 10 giorni Arriva la posta nei paesi irpini per la prima volta dopo 10 giorni Le lettere giungono soprattutto dall'estero: Venezuela, Australia, Argentina I terremotati hanno ricevuto coperte e viveri e tutti attendono le roulottes DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE MONTEMARANO — Cade la neve. Montemarano si risveglia con quattro gradi sotto zero. Ma è una giornata diversa: per la prima volta dal terremoto, è arrivata la posta. Dinanzi l'edicola di Severino Piccirillo c'è una fila di contadini. L'uomo che vende i giornali, distribuisce anche le lettere. Ce ne sono in arrivo dall'Argentina e dal Venezuela, dall'Australia e dalla Svizzera. Piccirillo chiama tutti per nome. A Montemarano, 15 chilometri da Avellino, 3000 abitanti, 1000 emigrati, la terra si misura ancora in sacchi e tomoli e una coperta militare «è una benedizione del Cielo». «Stavolta — dicono — non siamo stati abbandonati». Lesioni profonde in tutto il paese, ma tutti sono vivi e hanno salvato gli animali. Le stalle poverissime non sono crollate. Sant'Angelo, Lioni, Calabritto, con i loro scenari di morte, sono a 30 chilometri. Nell'antico feudo di Luisa Dyllon, gli abitanti di Montemarano si risvegliano accanto a una pecora o a un mulo e si considerano dei privilegiati. I vecchi hanno visto quattro terremoti. Per quattro volte hanno rialzato il paese e l'antico castello con la scalea in pietra lavorata. Davanti all'edicola si ferma il segretario comunale. Gioseppe Scolaricci parla alla fila dei vecchi: «chi vuol lasciare il paese, può andare anche a Fiuggi, in un bell'albergo». Molti si allontanano impauriti. Maria Giuseppa De Lisio ha le lacrime agli occhi. «Non mi portate via — implora — verrà mio figlio dal Venezuela a prendermi. Se arriva e non mi trova, non ci vedremo mai più». Il segretario s'affanna a spiegare: «Nessuno è obbligato a lasciare il paese: può an dare chi vuole». La fila si ricompone. Alberico Santoro, che ha 70 anni, ha dormito in una legnaia. Gli scrivono dall'Argentina. Ma è una lettera di chi sa quando Il segretario legge in fretta L'uomo ascolta e domanda. «Verrà mio figlio?». Scolaricci dice: «Quando vostro figlio vi ha scritto non sapeva del di sastro. Vuol sapere quanti quintali di aglianico avete fatto». // vecchio si riprende «Dieci, ma il vino quest'anno non ha zucchero, è debole ». Il feudo antico di Montemarano, al km 330 della Via Appia, è fermo nel tempo. Qui nulla è cambiato. Nusco, il paese di De Mita, è a 18 chilometri: a 25 è nato Gerardo Bianco, poco più avanti, Sullo. Ma l'Irpinia è la stessa di sempre. Da 20 anni il sindaco è il doti. Fabrizio Gambale Non esiste il partito comunista, non c'è la Camera del Lavoro né il sindacato. Il parrò co, con il sindaco e il mare sciallo della Forestale, sono le massime autorità. Tutto presiedono, tutto amministrano anche l'emigrazione e i soccorsi. Hanno riempito i magazzini di viveri. E' stipata la canonica, è stracolma la scuola elementare. Chi ha freddo si presenta nel vecchio ufficio della Forestale. La fila s'ingrossa. Le donne anziane si fanno attorno al tavolo dei « buoni». La guardia Antonio Venezia s'alza di scatto con un urlo: «Tutte fuori, tutti via, altrimenti si chiude: ordine, ci vuole ordine». Le donne lasciano la stanza. Accostano l'uscio. Con pazienza attendono. Quando ne esce una. entra un'altra non sema bussare. Intimidite, s'accostano al tavolino. Firmano un foglio, ricevono un biglietto. Nella scuola avranno una coperta o una tenda. Di roulottes ne sono arrivate 32: tutte sono assegnate. Montemarano ha molte contrade. A percorrerle, da San Giovanni e Paolo a Feo, da Canali a Macchia del Monte, su, fino a Musanni e San Giovanni a Doglie, si ritrova un mondo contadino non troppo diverso da quello che dovette trovare la nobildonna inglese Luisa Dyllon quando nel 1835 si installò nel castello fortificato ma preferì fregiarsi del titolo di marchesa di Salza. A San Giovanni e Paolo la miseria ha aspetti inattesi. Domenico Collucci ha 35 anni. Sua moglie, Antonietta, 32. Carmine che ha 5 anni e Vincenzo che ne ha 3 giocano con un copertone d'auto. Elio ha 2 anni ed è in braccio alla madre. Sono vestiti di stracci. La casa è una vecchia stalla. Non ha finestre. Un'unica stanza senza servizi. Per terra non c'è pavimento. Il cane, alla catena, protegge un secondo ingresso, quello dove vive un maiale. Tutt'intorno la neve. Domenico Collucci ha un altro figlio. E' a Napoli. Sordomuto, vm vive in un istituto. A chi domanda se sono arrivati i soccorsi, Collucci spiega: «Avrei voluto qualche pacco di pasta ma ho avuto soltanto dei pannolini per bambino. Sono 11 ma non servono. Avrei bisogno di un po' di mangime per il maiale». Perché non va via? «Chi pensa al maiale, e chi alle due pecore?». Che ne pensa dei soccorsi? «Ci sono i magazzini pieni ma, a chiedere, sembra di cercare la carità. E allora è meglio fare da soli. Tante cose sono arrivate dal Nord, tanti camion ho visto in paese, ma a distribuire sono sempre gli stessi: il prete, il sindaco». Torniamo nell'ufficio della Forestale. All'assessore che non vuol dire il suo nome domandiamo: «Che cosa ha avuto la famiglia Collucci?». «Di tutto — risponde — ma sono insaziabili». «Vivono in una stalla». «Certo, vive in una stalla chi non ha voglia di lavorare: comunque, stasera, avranno ancora qualcosa». Verso la famiglia Collucci che vive in condizioni da Terzo Mondo c'è un risentimento inspiegato, quasi che siano stati loro a scrivere «Droga libera» all'ingresso del paese. Montemarano accoglie cosi i visitatori, con questa scritta in vernice blu che qui perde ogni senso. In paese, Giovanni De Lisio è considerato «un be- nestante», in casa sua piove. «E' stato il terremoto?» «No. piove da sempre, più riparo e più piove. Il peggio — spiega — è che i pomodoretti, con quest'acqua, marciscono». In una busta di plastica c'è una forma di pane. L'uomo la guarda e spiega: «Il pane l'ha portato mia figlia. Abita a quattro chilometri di qui. Ha due mucche, lei sta molto bene, col marito e tre bambini, hanno di tutto. Anch'io non mi lamento: ho la pensione sociale e un po' di vigna». Fuori, una piccola folla si raccoglie attorno alla tenda del Comune. Si è sparsa la voce che sono in arrivo 40 roulottes. Con pazienza si ricompone l'attesa. C'è un uomo anziano che ha dormito sotto una tenda. «Siamo in 17 — dice — con una donna di 90 anni e sei bambini. Almeno per loro si può avere una carovana?». Gli rispondono: «Si vedrà stasera, mantenete la fila altrimenti perdete il posto». Nessuno si ribella. Ora si presenta un giovane. Ha una «850» e viene dall'autostrada. Racconta: «Ho visto una calata ininterrotta di roulottes e di pulmini. Che cosa stiamo a fare qui ad aspettare? Trasferiamoci verso la Napoli-Salerno: fermiamo il traffico. Verranno anche qui». Nessuno lo segue. Francesco Santini