I redattori di Pecorelle dicono < Mai viste lettere a Bisaglia >> di Sandra Bonsanti

I redattori di Pecorelle dicono < Mai viste lettere a Bisaglia >> Smentita la versione della sorella del giornalista ucciso I redattori di Pecorelle dicono < Mai viste lettere a Bisaglia >> Escludono la presenza della missiva negli uffici di «Op» - «Fecorelli era il mediatore fra le correnti de» -15 saggi ascoltano ex direttore del «Corriere Mercantile» ROMA — Dice un redattore di «Op»: «La lettera di Pecorelli a Bisaglia non era qui, nella sede della rivista, come sostiene la sorella di Pecorelli. Azzardo un'ipotesi: Pecorelli scrisse quella minuta, poi la mostrò alla persona che faceva da intermediario fra lui e Bisaglia la quale la prese dicendo: ci penso io. La mise via e l'ha tirata fuori solo adesso, consegnandola a Rosita...». Conferma Renato Corsini, altro redattore di «Op»: «E' impossibile che quella lettera fosse qui: lo deduco dal funzionamento e dall'organizzazione dell'ufficio. I magistrati portarono via tutto, persino gli indirizzi. Lasciarono solo cartacce. Noi entrammo appena furono tolti i sigillU. Nella vecchia sede di «Op», dove lavorano ancora i redattori che proseguono l'agenzia di Pecorelli. c'è questa convinzione: la registriamo cosi come ci viene esposta. Gli stessi collaboratori di Pecorelli sosterranno questa tesi quando si troveranno di fronte ai cinque saggi del giurì d'onore. Via Tacito n. 50: al quarto piano tutto è rimasto come era allora, nella primavera del '79 quando Pecorelli, lasciando il suo ufficio, fu ucciso all'angolo della strada. Qui ci sono coloro che sanno più cose su tutte le vicende al centro delle indagini della magistratura e dei senatori. Sanno, ricordano, sospettano. E rettificano: si viene cosi a sapere che sin dall'aprile del '78 Pecorelli era al corrente di quel dossier del Sid sull'affare del petrolio libico che pubblicherà soltanto a partire dal novembre successivo: il numero di «Op» datato 11 aprile ha un articolo che sotto il titolo ili miglior giudice è Attilio* racconta la storia di Foligni, del Nuovo partito popolare, del petroliere Giuseppe Morelli. Ma Giudice non è nominato, se non indirettamente nel titolo allusivo. Unica discrepanza con le notizie pubblicate otto mesi più tardi Pecorelli sostiene che l'affare andò in porto e il petrolio fu pagato in Svizzera a prezzo pieno. «Subito dopo quell'articolo ricorda uno dei redattori -venne in redazione un emissario di Lo Prete. Ero presente anch'io al colloquio che ebbe con Pecorelli. Disse: "Ma perché parli male della Guardia di Finanza? Lascia fare. Credo che allora Pecorelli non avesse il dossier, ma che fosse stato informato a voce del contenuto». I diretti testimoni della storia di «Op» e delle oscure vicende che hanno circondato la morte del loro direttore raccontano anche che sin dalla primavera del '78 c'era stato un ravvicinamento tra il «gruppo Evangelisti» e Pecorelli e non è vero quindi che esso avvenne al tempo della cena alla «Famiglia piemontese», nel gennaio di un anno dopo. Anzi, dicono, la trasformazione dell'agenzia in rivista, che ebbe luogo nel marzo del '78, fu proprio una conseguenza di questa nuova alleanza. I rapporti erano tenuti sempre da Evangelisti. 'Quando Pecorelli ricevette la famosa lettera sul mal di testa da Andreotti, la lesse in redazione davanti a tutti. Non credo che gli fosse stata recapitata per posta: penso invece che Andreotti gliela fece avere tramite un suo emissario e forse questa consegna avvenne nel corso della cena alla "Famiglia piemontese". La sorella di Pecorelli ci conferma che la lettera fu portata a mano, ma non sa da chi Dice ancora il redattore: • Pecorelli era il mediatore fra le correnti della de». Paolo Patrizi, ex Potere Operaio, amico di scuola di Oreste Scalzone, arrivò a «Op» nel '74: è già stato cercato dai cinque saggi. La sua testimonianza è questione di ore. Nelle quattro stanze in cui Mino Pecorelli diresse per dieci anni agenzia e rivista, le ipotesi sull'assassinio sono due: la pista del petrolio e dei risvolti politici di quello scandalo; e il sequestro, o finto sequestro del figlio di Arcaini. In via Tacito si capisce che la frattura fra gli ex collaboratori di Pecorelli e la sorella Rosita è profonda: le viene rimproverato di essersi mossa per proprio conto, senza con¬ sultare nessuno, di essersi fatta strumento di Pisano. Quanto a Franca Mangiavacca, la ex segretaria di Pecorelli, la donna che era veramente vicina al giornalista ucciso, è probabile che non accetti l'invito della commissione e rifiuti di parlare con i cinque saggi. Lei è già stata sentita dal giudice Sica almeno due volte. In questi giorni il magistrato ha ascoltato di nuovo Paolo Patrizi e ieri si è saputo che due settimane fa era toccato al giudice Carlo Adriano Testi che partecipò alla cena con Vitalone. Pecorelli e Lo Prete. Testi avrebbe detto che accettò per fare un favore a Vitalone, che lui era distratto quando gli altri parlarono di difficoltà finanziarie. Conosceva Pecorelli come lo conoscevano tutti. Presto saranno sentiti gli altri commensali. Intanto dal Senato i saggi fanno sapere che la loro lista di interrogatori è lunga: chiameranno politici (Danesi e l'on. Carenini); e tutti i collaboratori di «Op». Ieri sono stati sentiti il giornalista Gioseppe Settineri ex direttore del «Corriere Mercantile» e un collega d'ufficio di Rosita Pecorelli, Gianpaolo Stilato. Sandra Bonsanti

Luoghi citati: Pisano, Roma, Svizzera