Soltanto uno a San Mango pronto a lasciare il paese

Soltanto uno a San Mango pronto a lasciare il paese Soltanto uno a San Mango pronto a lasciare il paese Ha 23 anni, è celibe e non ha perso la casa - Fra manere ci sono quattro fratelli ciechi: «Per noi quelli che vogliono riva bene così», dicono DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE SAN MANGO — Eccolo, finalmente, uno die vuole abbandonare l'Irpinia. un volontario, uno che è corso a iscriversi nelle liste di trasferimento. Si chiama Luigi Coppola, ha 23 hanni, porta un cognome molto diffuso in paese. Ma non è possibile sapere che faccia ha, perché si è deciso, che cosa abbandonerà insieme alle sue rovine: di lui. nella roulotte che ospita il centro di smistamento, c'è traccia solo in cima a quello che doveva essere un elenco: un nome e una firma, seguiti da un desolante spazio bianco. «Non so perché ha deciso di andarsene — dice Carmela Spagnuolo, segretaria comunale, una ragazzina infagottata in un giaccone che si ostina a mantenere tra le carte che la sommergono un ordine stupefacente —. E' venuto ieri e ha firmato, senza spiegazioni». Afa che uno abbia accettato, ormai, sotto le tende, lo sanno tutti: è il nipote della guardia comunale, dicono. Uno che abita a Carpignano. la frazione meno colpita dal terremoto, non ha perso la casa né un solo parente. Forse, immagina l'inverno negli alberghi della costa come una specie di vacanza. Tutti gli altri invece vogliono restare. Il paese ormai è come spinto verso l'esterno, il centro storico — quello in cui giorni fa è stato recuperato il «tesoro» della chiesa — non esiste più; coperto di neve mostra dall'alto i suoi squarci alle costruzioni più moderne della periferia. San Mango vive ormai solo ai margini del vecchio abitato, si spinge sempre più lungo la statale. Le due fontane del paese sono inquinate e la gente ha freddo; sui prati gelati dei cimiteri venti corpi aspettano ancora la sepoltura. Ma i superstiti non se ne vanno. A San Mango, schierate lungo i bordi della strada, sparse per i campi, le roulottes sono già più di 50, altre ne arriveranno in questi giorni. Il paese è stato «adottato» dalla Regione Abruzzo, che ha mandato qui 50 guardie forestali, viveri, un ospedale da campo, squadre di tecnici e un primo contributo di 500 milioni. «Altri 4 miliardi stanno per essere stanziati — aggiunge l'ispettore Angerilli — ma. per quanto si riesca a fare, e sempre più drammatico vedere questa gente alle prese con la neve, col freudo, con le malattie». Per tenere sotto controllo la situazione sanitaria, le vie di accesso al centro storico sono state chiuse. E' pericoloso: l'altro ieri un muro è crollato ferendo tre vigili del fuoco; pei li sotto ci sono ancora molti corpi, il rischio di infezioni è concreto. Il sindaco. Sabato Giannitti, ha ordinato di abbattere tutti i cani, che fino a ieri si aggiravano affamati per il paese, frugando tra le rovine. «Ma quando ricominciate a scavare?». A pochi metri dal cordone, c'è un uomo che sta chiedendo ai vigili di fare presto: si chiama Federico Di Mattia, vive a Torino, è un operaio della Fiat. «Sotto quella casa hanno già tirato fuori mio padre e mia madre, feriti ma vivi. E' rimasta mia cognata, si chiama Gilda Brizio; se continuano a cercarla forse la salvano ancora...». Lui è qui da una settimana, la fabbrica gli ha dato subito il permesso, ma adesso già pensa a tornare indietro Sul futuro dei suoi cari, non ha dubbi: «Li porterò con me a Torino: qui ormai non può rimanere più nessuno...». Una ragazza, accanto, annuisce. E' Maria Pollini, 25 anni: ha perso i genitori e un fratello. «Si. forse me ne andrò anch'io. Ormai e l'unica cosa giusta... E non mi importa dove. Qui non ho più nessuno». Altri superstiti, intorno, guardano scuotendo la testa, poi riprendono un lento cammino verso le roulottes. le ten¬ de, i centri di distribuzione. Nella stessa direzione va anche un cieco, con un bastone bianco e un cane al guinzaglio: lo sorregge un uomo sui sessantanni. Si chiama Domenico Coppola, è l'unico vedente della sua famiglia. «Siamo in quattro — dice — mio fratello Teodoro e due sorelle, Ermelinda e Gaetana». Le donne, cieche dalla nascita come Teodoro, sono rimaste nella roulotte. Gaetana è stata salvata dopo due giorni trascorsi sotto le macerie. Vicino a lei c'era il cane, un pastore tedesco addestrato a guidare i ciechi, comprato anni fa a Scandicci, vicino Firenze. Si chiama «Mira», ha 5 anni: «Dal giorno del terremoto — dice Domenico Coppola — non capisce più niente, a ogni minimo rumore si accuccia. E' terrorizzata...». Neanche in queste condizioni, neanche con tre fratelli ciechi, state pensando di abbandonare il paese, di trasferirvi in un posto più confortevole? «Beh. per noi adesso va già bene. Siamo assieme, abbiamo la roulotte, riusciamo a tirare avanti Non avete sentito che il governo vi farà ospitare gratis negli alberghi, al caldo? «No, noi questo non lo sapevamo E adesso che l'avete saputo, ve ne andrete? Lui resta mi attimo interdetto, poi conclude, assorto: «Vedremo g. z-

Persone citate: Carmela Spagnuolo, Carpignano, Domenico Coppola, Federico Di Mattia, Giannitti, Gilda Brizio, Luigi Coppola, Maria Pollini

Luoghi citati: Abruzzo, Firenze, San Mango, Scandicci, Torino