«In 90 secondi, dicono i terremotati siamo ritornati indietro di 15 anni»

«In 90 secondi, dicono i terremotati siamo ritornati indietro di 15 anni» DRAMMI NELLE RETROVIE DELLA CATASTROFE «In 90 secondi, dicono i terremotati siamo ritornati indietro di 15 anni» DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE SALERNO — Il terremoto ha lasciato angoscia e rabbia nella gente che non vuole andarsene e non può restare. Non c'è esodo, ma una mesta, lenta processione dai paesi distrutti verso il piano, verso gli alberghi e le pensioni che il commissario straordinario. Zamberletti, va destinando ai sinistrati. La terra trema ancora ed ogni nuova scossa riaccende il terrore della prima; nondimeno per nessuno la partenza è una liberazione. Chi resta si contende con gli altri la sopravvivenza: su. tra le rocce fangose dei Picentini, una roulotte o almeno una tenda possono significare la speranza di resistere un altro giorno, un'altra notte. Il gelo è più subdolo e altrettanto crudele del sismo. E dove la violenza è costume di sempre anche questa serve a difendersi. A Nocera Inferiore, ieri sera, hanno sparato per una tenda e due coperte. La stupefatta pietà dei montanari qui si scontra con il mito guappo della sopraffazione. E' accaduto sotto gli occhi del sindaco. Salvatore Gargiulo, nella sala del consiglio municipale. Una scena ignobile. Bruno Matteo, 43 anni, e il figlio Carlo, di 19, hanno cominciato a discutere con il commerciante di maglieria Raffaele Autoriello, trentaduenne, sulla ripartizione dei soccorsi. I due Matteo gestiscono la «Croce Verde» del centro sa lernitano, dove confluiscono colonne di materiale diretto ai terremotati. Dalle grida e gli insulti, i tre sono passati rapidamente ai pugni. A un tratto il commerciante ha te muto di avere la peggio, ha estratto la pistola ed esploso numerosi colpi contro i due Matteo. Padre e figlio sono caduti feriti a terra; lo sparatore è fuggito insieme a una folla spaventata, urlante. Un vigile urbano di Roma, appena giunto con una colonna di soccorso, ha inseguito il commerciante. Ancora spari e urla: poi Raffaele Autoriello è caduto a terra, raggiunto alle gambe dai proiettili dell'inseguitore. E' intervenuta la polizia. Per un momento si è temuta una tragedia. I tre feriti sono stati arrestati e trasportati al pronto soccorso. Ne avranno per una decina di giorni. Sono rimasti piantonati in ospedale. Sono stati necessari gli altoparlanti per rassicurare la folla, prostrata dai crolli, dalle nottate all'aperto, dall'incertezza che il trascorrere dei giorni rende cupa. C'è chi si fa largo per l'ufficio del sindaco di Salerno vibrando calci alle porte che trova chiuse. Le guardie devono mediare tra la propria e l'altrui stanchezza. Perfino l'improvvisa, in certi casi eccessiva, abbondanza di generi alimentari e di prima necessità costituisce un problema. Il cioccolato, il cognac, il caffè solubile a casse rappresentano quasi un altro terremoto per la psicologia di paesani, che per un'esistenza si sono rotti la schiena sui campi pietrosi in cambio di un quintale di grano. Adesso gli offrono una stanza con bagno in alberghi di prima categoria, che non hanno mai veduto prima; ma loro pensano alle pecore lasciate abbandonate lungo le valli. «Siamo tornati indietro di 15 anni in 90"», dice il sindaco di Lavìano, Salvatore Torsiello, u.i ingegnere democristiano di 32 anni. Anche lui fatica a sottrarsi allo sconforto della sua gente, allo strazio di un paese ridotto a mucchi di macerie. «Il Sete sta tornando al mondo con il sacrificio dei suoi morti e chiede ragione di una politica meridionalistica finita in un tragico fallimento. L'Italia non ha ragione di stupirsi di noi, vivi e morti», esclama. •Padre, qui rischiamo di arricchirci con i nostri morti», ha detto un giovane di Senerchia al viceparroco della cattedrale di Bari, Franco Lazolla, arrivato con un gruppo di parrocchiani. «La gente, qui, era avara per sopravvivere; anche un chicco d'orso aveva valore. Adesso cercano di accaparrare quanto possono: sanno che l'emozione è un sentimento fugace». aggiunge. Ma a questa avidità dei miseri c'è chi reagisce con sentimenti di orgogliosa ostilità. Una colonna di pullman inviata a Pescopagano per trasportare qualche centinaio di senzatetto verso la costa, è stata rinviata vuota dai paesani che rifiutano di partire. Chi invece può mettere assieme qualche risparmio parte di propria iniziativa. «Che non si arrischino a mandarmi otto milioni per i miei due bambini morti. Io ho avuto il tempo di arrivare dagli Stati Uniti, mentre qui mercoledì notte c'era ancora gente viva sotto le macerie e nessuno a soccorrerla. Io riparto, porto con me mia madre, perché questo Stato la farebbe morire di freddo. Paesani, andate via, non aspettatevi nulla da nessuno», grida sulla piazza di Calabritto Pasquale Megaro, un paesano emigrato anni fa per fare il sarto nel New Jersey Livio Zanotti Irpinia. Anche col freddo e la pioggia si torna sulle macerie della propria casa sperando di trovare qualcosa (Piero Goletti)

Persone citate: Bruno Matteo, Franco Lazolla, Livio Zanotti, Megaro, Piero Goletti, Raffaele Autoriello, Salvatore Gargiulo, Salvatore Torsiello, Zamberletti