Preferiscono il freddo e il fango «La speranza non è perduta» di Francesco Santini

Preferiscono il freddo e il fango «La speranza non è perduta» Qualcuno scava anche solo per recuperare un ricordo Preferiscono il freddo e il fango «La speranza non è perduta» DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE LAVIANO — Don Luigi, il parroco, aveva promesso che sarebbero arrivati 50 bambini. Nessuno s'è presentato. Dopo la grande curva che sale a Laviano, il pullman gran turismo spedito dal Comune di Castelvieri per i -terremotati del Sud» è in attesa. Franco Capocci, l'autista, è accanto alla massicciata. «Siamo arrivati dalla provincia di Prosinone ma adesso ci dicono: niente bambini». Le vagasse di Castelvieri sostano infreddolite sul ciglio della strada: «L'appuntamento era qui — assicurano — accanto al cartello del paese. E' tre ore che aspettiamo. Non si vede nessuno: né bambini, né adulti, né vecchi». S'abbassa un elicottero nello spiazzo minuscolo di un tornante, accanto alla carreg¬ giata. Al portello compare un giovane. Ha il camice bianco. Al sottufficiale dei carabinieri che blocca la strada dice: «Sono il veterinario Mario Rota. Arrivo da Lecco. Ci sono degli animali da abbattere? Avete randagi?». Lo dirigono verso la campaga. In un porcile, sette maiali affamati dovrebbero essere feriti. Il giovane veterinario s'allontana in fretta. Ma torna indietro: chiede del disinfettante. Laviano è cancellato. A valle, nei due campi alzati con tende e roulottes, un fango viscido impedisce ogni movimento. Arriva un pulmino giallo. Viene da Tursi, che è un paesetto della provincia di Matera. Accanto all'autista, l'assessore Caputo: «Possiamo ospitare 30 famiglie — annuncia da un finestrino — avanti, chi vuole partire!». Lo guardano con stupore. Nel campo non ci sono sinistrati: soltanto soccorritori. Laviano è spopolato. Tra la roulotte del Comune e quella del centralino telefonico, il coordinamento della prefettura. Il dottor Ferorelli ha in mano un foglietto. E' l'elenco di otto Comuni: Laviano, Castelnucvo, Santamenna, Colliano. Valva, Calabritto, Senerchia, Capasele. Soltanto nella casella di Colliano c'è un numero: 30. Spiega il funzionario: «Nel mio comprensorio nessuno vuol partire. Aspetto l'ingegner Ferraro. L'ho mandato a fare un giro per maggiori garanzie: eccolo che arriva, sentiamo». L'ufficiale dei vigili del fuoco si presenta alla roulotte: «Nessuno, nessuno —dice con stupore —. Debbo dire che qui di esodo nemmeno parlarne: ho trovato soltanto paesi deserti. Forse, domani, due famiglie lasceranno Senerchia. Ma nessuno lo può garantire. Anche da Calabritto niente: 10-12 persone, sono incerte». Sono le 14. Il funzionario della prefettura deve mettersi in contatto con il generale Antonelli, che è il rappresentante militare di Zamberletti nella prefettura di Salerno. La conversazione è imbarazzata: «Signor generale... qui è tutto fermo... Tutto fermo nel senso che nessuno vuol muoversi: o meglio, nel senso che chi poteva andar via già l'ha fatto per proprio conto. Chi resta, aspetta di recuperare i cadaveri. Poi chissà, vedremo». Siamo nel campo base di uno dei comprensori più disastrati Chi ha avuto una roulotte l'ha sistemata in campagna, lontano dai vecchi paesi. Laviano, dopo i tornanti ripidi, appare spettrale. I vigili di Massa Carrara scendono con una barella. In una coperta gialla c'è la madre di Gerardo ppolito. Il ragazzo osserva il fagotto e piange. Hanno recuperato sua madre accanto alla chiesa. Gerardo Ippolito si preoccupa: «Come faremo a sistemarla nella bara? E' piegata in due, occorrerà una cassa speciale». Le merciaie Falivena sono poco più avanti. Entrano nel negozietto diroccato. Portano all'esterno merci poverissime: matassine di filo colorato, bustine di aghi, qualche maglia di cotone. In una scatola ci sono calzini da bambino. Dice la donna più anziana: «Da Laviano non me ne vado: devo riaprire il negozio». La figlia l'aiuta. Entra nella bottega portandosi le mani attorno alla testa. Riesce di corsa con alcune paia di guanti di lana. Più avanti, nella piazza, Claudio Torselli s'arrampica al primo piano di un palazzetto che ha perso la facciata. Scava fra le macerie. Comincia il recupero. Va su e giù nel pericolo. Eccolo con un lumetto da comodino, un drago di Francesco Santini (Continua a pagina 2 In quinta colonna)

Persone citate: Antonelli, Caputo, Claudio Torselli, Falivena, Ferorelli, Ferraro, Franco Capocci, Gerardo Ippolito, Mario Rota, Zamberletti