A Venezia esplode un carnevale d'amore, gelosia e delitto

A Venezia esplode un carnevale d'amore, gelosia e delitto A Venezia esplode un carnevale d'amore, gelosia e delitto LA recente Biennale veneziana, dedicata al tema «Musica nella Secessione», ebbe il suo punto culminante nella rappresentazione dell'opera in un atto Una tragedia fiorentina di Alexander von Zemlinsky, salutata come un bell'esemplare di flora Liberty. Ora in due dischi viene presentata un'opera assolutamente gemella: atto unico, ambiente di Rinascimento italiano, là Firenze qui Venezia, manco a dirlo di Carnevale, marito tradito che uccide la moglie, sangue e lussuria, trapasso subitaneo dall'odio all'amore. Prima rappresentazione a Monaco 28 marzo 1916, mentre l'opera di Zemlinsky andò in scena a Stoccarda il 30 gennaio 1917. Violanta era opera d'un allievo di Zemlinsky, il diciottenne Erich Korngold, favoloso enfant prodige, che con questo atto unico, su libretto di Hans Muller, era già alla sua terza opera teatrale, e non avrebbe tardato a confermarne il successo (ribadito pochi giorni dopo all'Opera di Vienna) con l'autentico trionfo de La città morta. E' noto come si spense la luminosa cometa Korngold. Nel 1934 accettò un invito di Max Reinhardt a Hollywood e là, con la sua prodigiosa facilità compositiva, divenne il re della musica su celluloide, determinandone lo stile commerciale, quale fu poi additato alla pubblica esecrazione da Adorno e Hanns Eisler. Divenne miliardario, ma quando, finita la guerra, volle ritornare in Europa e rientrare nella circolazione della musica seria, il suo tempo era passato, e più nessuno lo prese in considerazione. Tanto la Tragedia fiorentina di Zemlinsky quanto Violanta nascono, ovviamente, sulla strada indicata dai successi di Strauss: in particolare la tecnica dell'atto unico fondata da Salome vi è applicata come una ricetta. Ma vi con- fluisce tutta una congerie d'altre influenze, compreso il verismo italiano (Mahler non disdegnava di dirigere in Germania le prime di Cavalleria rusticana e Pagliacci). Verdi è ben conosciuto dal prodigioso diciottenne (la canzone che una domestica di nome Barbara canta alla protagonista mentre la acconcia per la notte è come la firma d'una onesta cambiale stilistica), e non mancano spizzichi di Carmen, inevitabile zenzero d'ogni manifestazione di verismo. Tutti questi materiali sono fusi nell'onda di un magistrale sinfonismo wagneriano e trattati con un'abilità teatrale sorprendente. Destò lo stupore generale la precocità con cui questo ragazzo, vergine secondo ogni probabilità, data la severa educazione familiare, seppe intuire la torbida trasformazione per cui una donna s'innamora sensualmente del seduttore di sua sorella, dopo averlo attirato in un tranello per esporlo al pugnale vendicatore del marito. Erich Korngold era figlio d'un grande critico musicale, Julius, succeduto a Hanslick nella «Neue Freie Presse», che coltivò il talento del figlio con la meticolosa e asfissiante assiduità d'un giardiniere. Il grande direttore d'orchestra Karl Bòhm è abbastanza vecchio per ricordare una scampagnata al Wòrthersee insieme con la famiglia Komgold, scampagnata durante la quale egli potè sentire il tirannico pedagogo ordinare al figlio: «Erich! Non fare il bagno tu, componi!». Le presenti riesumazioni d'opere di Zemlinsky e di Korngold aditano la presenza d'un vero e proprio verismo teatrale di marca tedesca, appaggiato a Strauss e venuto in ritardo rispetto al nostro, che dalla cultura musicale tedesca ci viene sempre rimproverato come una vergogna scan¬ dalosa. Perciò non è male ricordarlo e rinfacciarglielo, unendo a queste pretese «scoperte» quelle di Franz Schrecker, già rispolverato, infatti,' in uno dei modernissimi festival di Graz, e del pianista Eugen D'Albert. Ma, intendiamoci bene, sono musiche che non hanno nessun bisogno d'essere «scoperte», dato che al loro tempo godettero d'un successo scandaloso in con-, fronto alla loro qualità epigonale, di abili prodotti commerciali. Vogliamo rivalutar-, le sull'onda della nostalgia per la vecchia Vienna, l'art nouveau, l'impero absburgico e il caro Cecco Beppe? Va bene, rivalutiamoli pure: non si può negare che ci sapevano fare. Ma allora smettiamola di parlar male di Zandonai. Ottima l'esecuzione di questa Violanta, affidata alla direzione di Marek Janowski con l'orchestra e il coro della' Radio Bavarese, appassionata ed enigmatica Eva Marton in quella parte di Violanta ch'era stata un trionfo di Maria Jeritza. Degno della sua fama il baritono Walter Berry nella parte del marito tradito ed uxoricida involontario. L'opera richiede quattro tenori, e qui —,caso incredibile! — sono tutti bravi, anche i comprimari: Siegfried Jerusalem, il seduttore; Horst R. Laubenthal, un artista buontempone; il soldato Matteo e un altro soldato. Massimo Mila Erich Korngold: Violanta. CBS Masterworks 79229. Disegno di Aubrey Beardsley

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