Simone de Beauvoir: educazione sentimentale di una piccolo borghese

Simone de Beauvoir: educazione sentimentale di una piccolo borghese Racconti giovanili Simone de Beauvoir: educazione sentimentale di una piccolo borghese UN gruppo di ragazze di una cinquantina di anni fa: le incontriamo tra Parigi e una cittadina della provincia francese. Il libro, che in italiano si intitola Lo spirituale un tempo ed ha, in francese, un più ambiguamente musicale titolo, Quand prime le spirituel, è di Simone de Beauvoir. Opera giovanile, scritta forse quando il sodalizio Sartre-De Beauvoir era appena agli inizi, stilisticamente, per il periodare più denso e composto, non ha molto a che vedere con le opere narrative posteriori. Ma lascia già scorgere — lontano dal farne una tesi — quello che sarà il tema della scrittrice francese (più che nei romanzi «esistenzialisti» degli Anni Quaranta, nelle opere narrative degli Anni Sessanta: come « Una donna spezzata-, »Una morte dolcissima- o «Le belle immagini-): la difesa dell'emancipazione della donna, del suo rapporto con la società e con la solitudine, in una addolorata critica del mondo piccolo-borghese tra le due grandi guerre. Di queste ragazze, pochi segni per tracciarne il fisico: che appare scrupolosamente in tutta la sua corposità nello spirituale. Infanzia che ha in sé il progetto esattissimo d'architettura dell'adolescenza, dell'età adulta; una delle fanciulle — come si adatta bene questo vocabolo ad alcune di loro! — Anne, muore: ma delle altre, che lasciamo vive alla fine del libro, potremo immaginare la morte, se è vero quello che dicono Jacobsen e Rilke, che ognuno ne ha una strettamente «sua». Marcelle non è di certo una ragazza stravagante: il suo cedere ad altruismi fasulli, il suo entusiasmo, persino affannoso, per sociali opere pie fino al giorno dell'innamoramento — al quale seguiranno disamore e nuovo innamoramento con cocente delusione e libriccino di versi pubblicato in sordina ma con magnificenza di speranze — potrebbero essere rac¬ contati da tante donne che furono ragazze anche venticinque anni fa, qualora fossero disposte a rivelare onestamente i loro impulsi, le loro tensioni d'allora. Anche la giovane, avvenente professoressa Chantal, è simile a tante altre del suo tempo e del suo ambiente: piuttosto colta, indipendente, anticonformista a parole, timorosa e romantica a fatti, quando dovrebbe aiutare una scolara (che è rimasta inavvedutamente incinta ed è desiderosa di uscire subito e in segreto dalla incresciosa situazione) mostra un caparbio volto intransigentemente legato a una condizione morale e religiosa che non condivide nell'animo. E poi Lisa: scorretta con se stessa; inibita si dice oggi, brava ragazza per paura di guai si diceva ieri, Lisa petulante o gelida con il prossimo a seconda del suo interesse. E ancora la fanciulla Anne, quella che muore d'amore, e in realtà muore di madre: ha una madre stolta e rompiscatole, la caricatura della bigotta, che per ottusità farà si che si sviluppi nella im- matura figlia una nevrosi autodistruttiva. Ed eccoci arrivati — le figure maschili interessano poco anche all'autrice: ma quel che se ne sa degli uomini di queste ragazze è la loro prosopopea e le loro effimere cadenze intellettuali — a Marguerite, protagonista dell'ultimo di questi racconti incatenati: perché Marcelle e Anne, Chantal e Lisa e Margueri- te, sono in qualche modo legate tra loro, benché i racconti non siano capitoli d'un romanzo. L'autrice, nella nota introduttiva, dice che la storia di Marguerite è in gran parte quella della sua adolescenza, intendendo, ovviamente la storia sottintesa e più importante dei passaggi evolutivi esistenziali di Marguerite. Marguerite gioca a fare la borghese anticonformista nel modo che ritiene più eccitante e irritante, e cerca di barattare questo gioco un po' lugubre con la vita. Fra tutte le ragazze del libro è quella che dedica più tempo a pensare. Questo suo gioco è talmente artificioso, smargiassamente contraddittorio, perso fra frottole e scaglie di baldorie intellettuali, che finisce per avere un suo stile, una contorta aggressività che la divide dalle altre. Finito di leggere il libro, vengono alcune condideraziolii. Più che di rivolta contro lo spiritualismo, si tratta di una indagine nel vivo della educazione borghese degli Anni 30 fatta attraverso un'opera di autentico valore narrativo, la più genuina e appassionata, a nostro parere, delle opere narrative della de Beauvoir (come si sa, la vincitrice di un prestigioso Goncourt, ha una importante attività di filosofo) la dolorosa, pungente accusa di questi ritratti non è offuscata da elementi satirici, n raccontare i masochismi e le autojatture imposti alle ragazze di un tempo da una sadica e opportunistica visione della morale e di un ambiguo «spirituale» da parte della società, porta anche a rivelare certi slanci e fervori, certi angoli del nostro autentico spirituale quotidiano non colmi di ragnatele ma pieni di luce. Infine: perché questo interessante libro è stato per decenni nel cassetto della sua autrice? Rossana Ombres Simone de Beauvoir: Lo spirituale un tempo, Einaudi, pagine 194. lire 4800. Simone de Beauvoir in una caricatura di David Levine (Copyright N.V. Review of Sion',. Opera Mundi c per l'Italia «La Stampa»)

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