Con la gelosia d'Otello Rossini scopre il romanticismo di Massimo Mila

Con la gelosia d'Otello Rossini scopre il romanticismo Dischi Con la gelosia d'Otello Rossini scopre il romanticismo LA rivalutazione del Rossini serio è uno dei dada in cui si diletta la musicologia dei nostri giorni, sempre smaniosa di mostrare che in passato non si capiva niente e soltanto ora si accede ai cieli luminosi della verità. Come di tutti i capricci, non è il caso di farne tanto conto, ma neanche è il caso di trascurare talmente questa proposta critica da impedirci di riconoscere quello che, in verità, finora non è ancora saltato ben fuori, e cioè che «l'opera seria di Rossini» è espressione generica e approssimativa, perché all'interno di essa si debbono riconoscere vari tipi d'opera seria, di diverso carattere e, probabilmente, di diverso valore. Si dice «probabilmente», perché la cosa è ancora tutta da studiare e da controllare caso per caso, il che non sarà possibile finché non si esca fuori dalla generica rivalutazione dell'opera seria). C'è intanto, nell'opera seria di Rossini, quella che è semplicemente la continuazione amplificata del melodramma settecentesco, con le sue storie classiche di derivazione metastasiana a base di Demetrio Polibii, Ciri, Zelmire e Semiramidi, massimamente esposta alla devastazione del belcanto virtuosistico con le sue «suonatine di gola». C'è il curioso filone fantastico dell'Armida, c'è l'apertura oratoriale verso soggetti biblici come il Mose, e ci sono tanti buchi neri, cioè titoli di spartiti che devono ancora essere convenientemente esplorati e collocati entro questo sistema. Ma c'è. soprattutto evidente e vitale, un filone drammatico fondato sulla psicologia dell'individuo, libera dalle dande classiche del melodramma metastasiano e poggiata invece su argomenti storici, ma non di storia antica, liberi dalla retorica classicheggiante dei Greci e dei Romani. Sono, tra quelli almeno che già si riconoscono con sicurezza, il Tancredi, l'Elisabetta regina d'Inghilterra, il Maometto II (poi Assedio di Corinto) e l'Otello, che oggi ci viene proposto in un -live recording», registrazione dal vivo dei giorni 17 e 18 giugno 1960 nella serie «Replica» dell'Editoriale Sciascia. Il Rossini di questo filone serio fondato sull'individualità dei personaggi prefigura l'avvenire dell'opera italiana nell'Ottocento. E' un Rossini che, comunemente qualificato «aromantico», scopre le vie del Romanticismo. Si veda quanto Donizetti c'è già in questo Otello, a cominciare dal fatto che l'ispirazione musicale si scalda e si concreta man mano che il dramma procede fino a divampare molto alta, dopo un interminabile primo atto, nel terzo. Si veda che tocco d'ispirazione romantica è l'inserzione, voluta da Rossini nel modesto libretto di Francesco Berio di Salsa, del motto dantesco -Nessun maggior dolore che ricordarsi del tempo felice nella miseria*, cantato fuori scena da -un gondoliero, che cantando inganna II cammin sulla placida laguna Pensando a' figli, mentre il eie/ s'imbruna*. Si veda la malinconia toccante della canzone di Desdemona, «assisa a pie d'un salice*. Certo, sono accenni, spunti. Il melodramma drammatico dell'Ottocento non c'è ancora tutto in¬ tero : il dialogo della tragedia finale tra Otello e Desdemona si trascina in recitativo convenzionale, ancorché a un certo punto un temporale venga chiamato in soccorso per sottolineare con l'intervento della Natura il dramma delle persone. Il primo atto è semplicemente eterno, ripetitivo e ridondante, e indurrà molti ascoltatori a dubitare dell'opportunità di quell'operazione musicologica odierna che è la rivalutazione del Rossini serio. Eppure non vi mancano accenni verso l'avvenire, nella fattispecie verso Bellini nel dolce duetto tra Desdemona ed Emilia. Appunto le due donne, soprano Virginia Zeani e mezzosoprano Anna Reynolds, sono le carte più sicuramente vincenti di questa esecuzione accuratamente diretta da Fernando Previtali alla testa dell'orchestra della Rai di Roma (e il coro è diretto da Nino Antonellini). Quanto ai personaggi maschili, si tenga presente che l'opera richiede, come l'Armida, cinque tenori. A questi lumi di luna, va già bene che Agostino Lazzari difenda con autorità il ruolo del protagonista. Gli altri (Giuseppe Baratti. Herbert Handt, Tommaso Frascati e Alfredo Nobile) fanno quel che possono su per le impervie strade della vocalità rossiniana. Franco Ventriglia è l'unica voce di basso nella parte del padre di Desdemona che, a differenza di Boito e Verdi, il Beria non ha eliminato, sebbene del dramma shakespeariano s'infischi notevolmente. Tra l'altro, l'azione si svolge tutta a Venezia. n cofanetto della Sciascia comprende tre dischi microsolco di buona resa sonora, nonostante la fittissima incisione, con un fascicolo comprendente il libretto, una breve introduzione critica di Giampiero Tintori, e alcune illustrazioni. Massimo Mila Gioacchino Rossini: Otello. 3 dischi serie Replica. Live Recording 7, RPL 2419/21. Rossini in una caricatura di F. Cariai

Luoghi citati: Emilia, Inghilterra, Roma, Venezia