Aosta, gli autonomisti vogliono unirsi a Bassa Savoia e Vallese di Lorenzo Del Boca

Aosta, gli autonomisti vogliono unirsi a Bassa Savoia e Vallese «Basta con l'Italia: la dogana a Pont Saint Martin» Aosta, gli autonomisti vogliono unirsi a Bassa Savoia e Vallese A innescare l'aspra polemica con Roma è l'Union Valddtaine, il raggruppamento di maggioranza - La zona franca, il Gran Paradiso e l'insegnamento del francese a scuola DAL NOSTRO INVIATO AOSTA — «Basta con l'Italia. Dogana a Pont Saint Martin. Trasformiamo la nostra terra trascurata dal governo in un altro Liechtenstein». La Valle d'Aosta fa tremare i politici di Roma. I rappresentanti del raggruppamento dell'Union Valdotaine (che in tutta la regione ha la maggioranza relativa e che partecipa alle coalizioni di maggioranza in tutti i municipi e negli enti locali) tornano a protestare per dire che questa loro «piccola patria» ha bisogno di qualche cosa in più dell'autonomia concessa dopo la Liberazione. La si chiami indipendenza o separazione dall'Italia, secessione o federalismo. La realtà è che i valdostani — dicono — del governo di Roma non ne vogliono più sapere e sono decisi a fare «da sé». I rapporti fra lo Stato centrale e questa regione, che è la più piccola d'Italia ma cui non fa certo difetto lo spirito di campanile, sono sempre stati «difficili». Anche se adesso la polemica sta trovando nuovi motivi per crescere e rischia di trasformarsi in una aperta contestazione. Tutto è cominciato in sordina, quasi alla chetichella, in occasione delle celebrazioni del 4 novembre che Pierre Grosjacques e il comitato esecutivo dell'Union Valdotaine (organo che equivale alla segreteria nazionale di un partito) hanno contestato con un documento in cui si diceva che «era meglio dimenticare gli orrori di una aggressione». Oltre tutto — secondo gli «unionisti» — quella guerra ha consentito all'Italia di annettersi il Sud Tirolo che è popolato da gente che stava bene con gli Asburgo e che tornerebbe volentieri con l'Austria. Fuoco sopra la cenere che stava covando. La presa di posizione contro la festa nazionale del 4 novera bre è stata un pretesto per una levata di scudi contro la burocrazia statale cui non importerebbe nulla se una cultura e una parlata «diversa» venissero soffocate ma che, in compenso, si preoccupa di sfruttare le enormi ricchezze della Val d'Aosta senza restituire nulla in cambio La guerra è di vecchia data. I valdostani protestano perché lo statuto che prevede la creazione nella loro regione di una «zona franca» non è mai stato applicato. Accusano che dalle loro centrali idrcelettricfie partono i cavi per dare luce a mezza Italia e per esportare in Svizzera e Germania milioni di kilowattore che coprono parte dei paurosi « buchi» del bilancio dello Stato. Lamentano che nel nuovo «riparto fiscale» Roma non paga loro 130 miliardi pari ai nove decimi delle tasse sull 'Iva. Mac'èdell'altro. La Regione Val d'Aosta non accetta il regolamento dello Stato sul parco nazionale del Gran Paradiso e vuole essere lei a emanare leggi sulla montagna, la flora e la fauna. «Tuttavia — dice Giuseppe Perrin, presidente dell'U¬ nion Valdotaine — come è possibile risolvere qualche cosa se ogni sei mesi cade il governo e le trattative, faticosissime, devono essere riprese da capo?». Indipendenza, dunque, dagli «Statipadroni» e rapporti federali fra nazioni Gli «unionisti» pensano a una collaborazione stretta fra la gente della Bassa Savoia e quella del Canton Vallese cui sono uniti da identiche radici culturali. Anche se poi la politica dell'Union Valdotaine oscilla dall'alleanza con i comunisti a quella con i democristiani dalla contestazione, aspra, al governo di Roma che poi il senatore Fasson «unionista» e l'altro deputato dei «democratici progressisti» appoggiano con voto favorevole «in attesa di vedere se le rinnovate promesse si tradurranno in realtà». Anche gli altri partiti (gli «unionisti» con qualche intenzione polemica li chiamano «Stato-partiti») evidenziano qualche contraddizione e un po' di imbarazzo. Tutti dai liberali ai comunisti sono d'accordo che l'autonomia della Val d'Aosta vada difesa e rafforzata, ma poi si trovano a votare all'unanimità alcune risoluzioni che poi i «colleghi», a Roma, gli bocciano o gli boicottano. «Certo che i rapporti non sono facili — confessano i rappresentanti dei partiti tradizionali — ma toglierci dall'Italia non avrebbe senso». «E invece è l'unica nostra possibilità — assicurano i rappresentanti dell'Union Valdotaine — affrancarci dallo Stato significherà creare le premesse per un rilancio economico e culturale. La frontiera a Pont Saint Martin non è una civetteria ma una necessità». Lorenzo Del Boca

Persone citate: Asburgo, Fasson, Giuseppe Perrin, Pierre Grosjacques, Savoia, Vallese