Matthau e Glenda, spie-amanti contro la Cia I tic dell'America con il rock di «Roadie»

Matthau e Glenda, spie-amanti contro la Cia I tic dell'America con il rock di «Roadie» LE PRIME VISIONI SUGLI SCHERMI CINEMATOGRAFICI Matthau e Glenda, spie-amanti contro la Cia I tic dell'America con il rock di «Roadie» Due sotto il divano di Ronald Neame, con Walter Matthau e Glenda Jackson, Som Waterston. Produzione americana a colori. Genere: commedia. Giudizio: divertente. Cinema: Gioiello e Lilliput. Il divano non c'è e la coppia si unisce stabilmente solo in fondo alla storia, ma il regista Neame ha quel modo di dirigere che rende frivola anche la Cia, Walter Matthau ha quella faccia che rende simpatiche anche le spie, Glenda Jackson ha quella bruttezza tranquillizzante che facilita le passioni. Per merito dei tre, regista e interpreti, la commedia, con l'esca dell'intreccio e le risorse del dialogo, si prende la parte maggiore dell'interesse. Ma quel che resta è abbastanza acre, 11 film non è poi cosi indulgente. Walter Matthau è un agente della Cia in Europa che viene messo da parte per il modo troppo collaborativo con i russi di gestire gli affari spionistici. Affidano la sua zona a un altro e lui si vendica entrando in clandestinità per conto proprio: scriverà un memoriale con tutte le malefatte e gli sbagli della Cia (sono tanti) e lo lnvierà ai governi, alleati e nemici. Dai più bei nascondigli del mondo il memoriale parte a puntate, diretto nelle maggiori capitali. E' roba che scotta, la Cia vuole almeno impedire che sia pubblicato il libro col capitolo più importante. Matthau non molla, il suo scopo dichiarato è distruggere il capo della Cia che gli ha tolto le operazioni in Europa. Gli sembra il peggior capo possibile, commette tanti sbagli •che potrebbe diventare presidente-. E' lui che ha suggerito di avvelenare Khomeini col whisky (Khomeini non beve). Glenda Jackson, ex collega di lavoro, aiuta il vendicatore. Sa che dopo la trionfale conclusione della storia ci sarà per lei e per lui un periodo di sereno anonimato, finalmente non più spie ma amanti. Le dice Matthau: -Ho solo un oggetto di antiquariato da offrirti-. Lei sorride, nella splendente bruttezza, con aria da intenditrice. Stefano Reggiani * * Roadie, le strade del rock — Di Alan Rudolph, con Meat Loaf, Kaki Hunter e Art Carney. Americano, a colori. Genere: pasticcio rock. Durata: 105 minuti. Cinema Centrale d'Essai. Colorato, rumoroso e divertente, il film si rivolge a due schiere di partiti, impudiche entrambe nella loro insaziata voracità di suoni e d'immagini: la prima è quella dei rockettari, assolutisti senza misericordia nel loro stordimento elettrico: la seconda è quella del nuovo cinema americano, fatto di epopee senza epica lungo le strade che si perdono tra le frontiere del Sud e senza epica lungo le strade dell'Ovest. Sono schiere fanatiche, che convivono accomunate dalla straordinaria capacità digestiva della cultura giovanile. Altman (quello, almeno, di Nashville) è il loro ultimo profeta e si capisce bene di che pasta e che sudore è fatto questo Roadie quando si scopre che Alan Rudolph di Altman è stato aiuto e soggettista. Il film ha la confusione caotica e liberatrice del grande affresco stradaiolo. dove le memorie di scarpe e di polvere di Kerouac si sono trasformate nella rutilante cavalcata motoristica dei «camper» pallosi di musica e aria condizionata. Ma l'America dentro c'è tutta, nelle facce, lo slang, i tic. le follie sconsacrate. E in questo Rudolph è più bravo perfino del maestro. Perché ci mette di suo l'età e la sintonia più stretta con le generazioni del «sesso droga & rock'n'roll». Rudolph non ha miti né incanti, perciò se la spassa un mondo a prendere in giro la sua storia e gli eroi, inventando gag che si mordono la coda o riscoprendo col gusto della citazione sanitaria Sennett. Ridolini. La storia — strampalata, surreale, tenerissima — racconta di un «roadie» (i tecnici-factotum che mettono su la tournée delle bande rock) e di una «groupie» (le ragazze che sollazzano i divi del rock in tournée) che, tra cento guai e mille piccole gelosie scoprono alla fine di volersi bene, e mandano al diavolo la «musicaccia» per ritirarsi a vivere nella campagna del gran ventre americano. Per i cinefili senza requie, il film ha costruzione e sintassi assai felici, con un taglio linguistico di gran scuola. Per gli amanti del rock, c'è un lungo incontro sonoro con divi e divetti della canzone elettrica (da Meat Loaf ad Alice Cooper. Hank Williams, la banda di Blondie). Per chi infine va al cinema perché gli piace, ci sono sequenze spassosissime e una bella storia da seguire. ni. c. Teatro aperimontale americano — Alla sala degli Intradossi, in via S. Massimo 21, domani alle 18,30 il prof. Ruggero Bianchi parlerà su «Teatro sperimentale americano.

Luoghi citati: America, Europa, Nashville