Terremotati assaltano un camion di Livio Zanotti

Terremotati assaltano un camion Terremotati assaltano un camion (Segue dalla l'pagina) quedotto pugliese, di attendarsi nell'unico pianoro libero in prossimità del paese. Ma la collina soprastante potrebbe scivolare giù da un momento all'altro; le frane qui sono un pericolo di sempre. Gli amministratori locali, spinti dalla tragica emergenza, non possono sottrarsi neppure al rischio di altre calamità. Impastoiati nella routine burocratica, succubi delle carte bollate, i funzionari dello Stato tendono invece all'ossequio della formalità amministrativa. Ecco un ulteriore nodo nell'organizzazione dei soccorsi. L'ho osservato a Eboli, a Pontecagnano, a Pastella, a Salerno, a Nocera, lungo una fascia che ha avuto poche vittime ma gravi danni. Sono Comuni di diciotto, trenta, ventimila abitanti, metà dei quali e più sta da domenica notte nelle strade; aiutati meno degli altri perché meno vistosa è la sciagura che li ha colpiti. Ma comunque bisognosi, disposti talora a prendersi ciò che non gli viene dato. Ad Angri, ieri notte, sette, ottocento uomini e donne hanno assalito un capannone nel quale una autocolonna della federazione unitaria dei tessili aveva scaricato duemila eskimo. Non ce n'è rimasto neppure uno; alcuni ne hanno fatto incetta. I camorristi della zona organizzano comitati di coordinamento dei soccorsi in concorrenza con quelli formati dai rappresentanti degli enti locali e pretendono di gestire denaro e merci offerti dai privati. Il terremoto minaccia di provocare anche un tracollo culturale, di imbarbarire popolazioni disperate. • Tu non m'hai a fare fesso...», diceva ieri il sindaco di Baronissi, il prof. Rosario Pappalardo, a un uomo sulla cinquantina che chiedeva una tenda per sé e la famiglia. Questo è il linguaggio della diffidenza. Ma non manca quello della sopraffazione: a Grottaminarda, nel mezzo di una discussione sul chi e come doveva distribuire medicinali, viveri e coperte, sono spuntate le pistole. I soccorritori giunti da tutta Italia ne raccontano di tutti i colori: come in ogni cataclisma si mescolano eroismi di abnegazione e miserie di egoismo. Queste sono poche, ma inquinano gli altri, generano tensione. «7o me ne vado, non scarico proprio niente», gridava l'autista di un camion all'ingresso di Solofra, perché da due giorni lo spedivano da una parte all'altra, senza riuscire a trovare qualche re¬ sponsabile disposto a garantire l'uso immediato delle escavatrici che trasportava. Un ufficiale del battaglione «Caserta» che stava facendo il campo a Persano racconta di aver atteso dodici ore gli ordini del Comiliter. «JVot pigliavamo le informazioni dalla tv. Poi siamo partiti, ma c'erano problemi per le strade...». Le strade sono risultate spesso insufficienti: la provinciale che dalla statale 399 conduce ad Aquilonia, sulle falde del Monte Mattina, aspetta da anni di essere rifatta. Quella per Villanova di Battista, oltre il passo di Mirabella, è dissestata da sempre. • Oggi non più tanto, ma negli Anni Sessanta i contadini dell'agro andavano nei paesi limitrofi seguendo le cime dei grattacieli come la stella cometa, attratti da quello che vedevano come un segno di progresso, di sviluppo. Nessuno si curava di sapere cosa c'era sotto le fondamenta frequentemente infilate in terra sismica. E su a costruire i palazzoni», dice un intellettuale di Avellino. Cosi nessuno si stupì quando il sindaco di uno dei centri più arretrati della costiera, Roccabasciarano, chiese un autodromo. • Vogliamo amministrare noi stessi i miliardi che stanno arrivando, che saranno stanziati Non devono decidere a Roma, il governo potrà controllarci, non imporci delle scelte fatte senza di noi», ha detto il sindaco di Laviano, Salvatore Torsello, democristiano. E' un orientamento diffuso. Anche il sindaco di Angri è della medesima idea. A Praito, tra Vietri e Amalfi, i comunisti che vi si sono riuniti ieri presieduti da Berlinguer hanno deciso di appoggiare il massimo decentramento della ricostruzione. • Coinvolgere quanto più possibile le popolazioni nella ricostruzione sarebbe anche il modo per scongiurare l'eventualità di un esodo in massa dalle zone», ho sentito dire nei giorni scorsi da Gerardo Bianco, il capogruppo democristiano alla Camera. Il rischio di uno sradicamento è temuto da tutti. Larghe fasce dell'Irpinia. della Basilicata, del Potentino diverrebbero deserti, sedi di sperdute colonie di vecchi. Ma non tutti avvertono l'urgenza di provvedere. Ancora ieri, a Napoli, il consiglio della Regione Camparia si è riunito con un ordine del giorno che poneva al quarto posto la questione dei terremotati. Al primo c'era il riordinamento delle scuole professionali. Livio Zanotti

Persone citate: Berlinguer, Gerardo Bianco, Mirabella, Nocera, Persano, Rosario Pappalardo, Salvatore Torsello, Villanova