Milano: un direttore Falck ucciso dalle br in due gli sparano e fuggono in bicicletta di Clemente Granata

Milano: un direttore Falck ucciso dalle br in due gli sparano e fuggono in bicicletta A diciassette giorni dall'assassinio di Briano della «Ercole Marelli» Milano: un direttore Falck ucciso dalle br in due gli sparano e fuggono in bicicletta DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE MILANO — La criminale offensiva d'autunno del terrorismo continua. Dopo •l'assassinio del capo del personale della «Ercole Marelli», colpito alle spalle sulla metropolitana l'il novembre scorso, ieri mattina è caduto sotto il fuoco dei killer un altro esponente del mondo del lavoro: Manfredo Mazzanti, 54 anni, ingegnere, da 5 anni direttore dello stabilimento «Unione» della Falck di Sesto San Giovanni, sposato con un figlio. in due, a viso scoperto, gli hanno teso l'agguato sotto casa, poco distante dal parco Solari, dove 11 28 maggio fu massacrato Walter Tobagi. L'ingegnere ha intuito, ha cercato dì fuggire. Lo hanno raggiunto sparandogli alla testa, poi si sono allontanati in bicicletta. Mazzanti è spirato al policlinico verso le 9 sotto gli occhi della moglie, Maria Cappellini, di so anni, e del figlio Marco, venticinquenne. Alle 10,15 una telefonata all'Ansa ritenuta attendibile dagli inquirenti: •Brigate rosse, colonna Walter Alasia Luca, siamo stati noi». Era la voce di una donna. Alasia è il terrorista ucciso dai poliziotti quattro anni fa Milano attonita, Milano sgomenta, conta questa nuova vittima dell'eversione, la nona in Lombardia, dall'inizio dell'anno. L'8 gennaio furono uccisi tre poliziotti Santoro, Cestai-i, Tatuili, il 5 febbraio il direttore dell'Icmesa Paoletti, poi William Vaccher, un giovane, poi il magistrato Galli all'università, poi Walter Tobagi, infine, dopo una pausa di sei mesi, i due omicìdi di novembre. Lunga pausa quella da maggio a novembre, tanto che aveva creato speranze, illusioni. Si parlava di disgregazione del «partito armato», di crisi profondissima che aveva colpito i suoi settori vitali. Le confessioni di terroristi che si dissociavano dal progetto della lotta contro le istituzioni pote¬ vano del resto indurre all'ottimismo. Ora a Milano gli inquirenti scuotono il capo: •L'organizzazione — dicono — è ancora in piedi, in Lombardia, rinforzata da elementi giunti dalla Liguria, da dove sono sfuggiti agli arresti alcuni clandestini. Sì, è vero, sono stati inferti colpi anche a Milano con la scoperta dei covi di via Montenevoso e di corso XXII marzo ma sono colpi che risalgono a quasi due anni fa. Quanto alla banda che ha ucciso Walter Tobagi non era ancora pienamente inserita nell'organizzazione. E' probabile ora che le Brigate rosse abbiano una o due colonne efficienti in città, con sostegni e agganci di vario tipo». •E' difficile — precisano — colpire questi sostegni. Forse bisognava dar retta a quei magistrati che sollecitavano leggi per favorire i "pentimenti". Crediamo che ora ci attenda un periodo molto duro e l'obiettivo, come dimostrano i due attentati di novembre, saranno ancora le fabbriche». Dichiarazioni inquietanti: secondo gli investigatori non ci troviamo di fronte a colpi di coda di un terrorismo ansimante, ma alla reviviscenza di un fenomeno destinato a non esaurirsi in breve tempo. Il mondo del lavoro, dunque, obiettivo principale dell'attuale fase del terrori¬ smo lombardo: gente onesta, scrupolosa, coscienziosa come Briano e come Mazzanti, che da ventotto anni lavorava alla Falck e da cinque, come si è detto, aveva assunto la direzione della «Unione», uno dei quattro stabilimenti dell'azienda, che sorgono a Sesto San Giovanni. Mazzanti era un tecnico, non partecipava alle trattative sindacali lunghe, estenuanti che nell'impresa siderurgica sono in corso da cinque mesi per il rinnovo del contratto. Non era un «simbolo» nei confronti del quale i terroristi, nella loro logica distorta e aberrante, potessero esercitare una sorta di gesto «vendicatore» per il ritardo nella conclusione della vertenza e cercare così di suscitare qualche simpatia tra gli operai. Ma ormai è impossibile rintracciare una logica di qualsiasi tipo nella condotta degli eversori. Mazzanti, che abitava al quinto piano di viale Coni Zugna 56 è uscito di casa ie¬ ri mattina alle 7,35. Doveva raggiungere l'auto nel garage di via Savona, a duecento metri dalla sua abitazione. Le strade si animavano: i negozianti alzavano le saracinesche. In un angolo tra via Savona e via Orseolo ci sono due giovani Hanno lasciato poco distante le loro biciclette. Nessuno presta loro particolare attenzione, soltanto in seguito parecchi particolari torneranno alla mente. I due sembrano intenti a leggere il giornale. Giunge-Mazzanti é si scambiano un cenno. L'ingegnere se ne accorge. Non ha mai ricevuto minacce, ma è guardingo. Accelera 11 passo, i due sono alle sue spalle. Mazzanti cerca scampo in via Orseolo. La strada è piena di buche perché vi si svolgono i lavori per la metropolitana. Transenne delimitano il passag- Clemente Granata (Continua a pagina 2 in nona colonna) L'ingegner Mazzanti