Juan Pons è felice Strehler stakanovista e Maazel affascina

Juan Pons è felice Strehler stakanovista e Maazel affascina Scala, vigilia euforica del «Falstaff» Juan Pons è felice Strehler stakanovista e Maazel affascina MILANO — Per Juan Pons —33 anni, cittadino spagnolo, altezza 1,90 e peso adeguato — tutto è «la prima volta»; Falstaff, La Scala, Milano, Strehler. Ti sgrana addosso uno sguardo mite, sorpreso, quasi commosso; è molto gentile, subito disponibile, forse un po'timido. n regista? «Penso che sono stato molto fortunato in questa vita per lavorare con lui. L'inizio è stato difficile, perché non conoscevo il suo modo di lavorare. Adesso sto imparando». L'italiano cantilenato ha alcune incertezze, ma non s'impunta /'«L'ho imparato da amici, colleghi del canto», sorride). La città? «n duomo mi ha impressionato; è molto bellissimo, una meraviglia. Magari voi che abitate qui lo giudicate diversamente, però per me è cosi. Tutto quel che ho visto mi piace, ma finora ho avuto purtroppo cosi poco tempo: casa-teatro, teatrocasa». E' ospite nell'appartamento di un tenore spagnolo, in giro per i palcoscenici del mondo ('«Rimarrò a Milano fino a febbraio, domani arriveranno mia moglie e i tre bambini, perciò — e di nuovo sorride — un'abitazione privata è piùcomoda dell'hotel.). Scala? «E' una meta che si propone ogni cantante. Io adesso sono qui, magari troppo presto, non sono ancora preparato. Però, se rifiutavo, l'occasione poteva non presentarsi più. E'una carta che si deve giocare quando arriva». •Falstaff*? «Ci sono tanti contrasti in quest'opera, bisogna assimilare molti stati d'animo: è un personaggio che si arrabbia, ride, beve, è innamorato. Canto in un modo ben differente di come ho fatto finora, c'è anche il parlato; non è "il bel canto" per esempio del "Trovatore": Gli orari di prova di Strehler sono: dalle 10,30 alte 13, dalle 14,30 alte 20, dalle 21 a mezzanotte. Gli interpreti lavorano a scaglioni; gli intervalli di riposo sono comuni. Lui arriva al mattino (nei primi giorni andava a casa a colazione, adesso non ha più tempo) ed esce a mezzanotte. Un'ora di pausa, poi lo raggiungono i suoi assistenti: bisogna studiare «L'anima buona di Se-Zuan», di Brecht le cui prove, al Piccolo, cominceranno subito dopo l'inaugurazione della stagione scaligera. Ritetto da Strehler, sir John Falstaff di Boito-Verdi conserva il respiro di un umiliato «miles gloriosus» shakespeariano. «Tutti slamo gabbati, tutto nel mondo è burla» è la battuta che suggella il filo conduttore dell'impostazione. Pochissimi direttori hanno affascinato l'orchestra quanto Lorin Maazel. Non un professore che si dimostri meno che entusiasta. Dicono: «E' un continuatore delle grandi bacchette del passato, possiede una tecnica assolutamente perfetta»; «Potrebbe anche non parlare e infatti lo fa di rado. Riesci a trarre, ed esprimere, tutta la profondità della musica solo guardando il muovere della sua mano, della faccia, della bacchetta»; •E' un musicista di enorme, grandissima classe; dall'orchestra verdiana sta ottenendo di suonare come se si trattasse del più alto Beethoven o Mozart». L'ultimo «Falstaff», alla Scala, risate al 1967: direttore Antonino Votto, regia di Margherita Wallmann, protagonista Anselmo Coteani. Quanto costerà l'allestimento degli Anni 80? «Non lo sappiamo e non possiamo dirlo», rispondono precipitosamente all'ufficio stampa. Ornella Bota

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