«Grazie, comprerò un tetto di lamiera» di Gianni Bisio
«Grazie, comprerò un tetto di lamiera» «Grazie, comprerò un tetto di lamiera» Un milione al padre di 4 figli, cavatore a Gesualdo Il nostro inviato ci telefona da Gesualdo: Al passo di Monte Forcone, dalle crepe della strada escono esalazioni di zolfo. Da Guardia de' Lombardi, Morra de Sanctis, Sant'Angelo, Lioni, dove si scava sotto la pioggia ci separa una colonna di auto di 6-7 chilometri. Non resta che tornare indietro, al bordi della catastrofe. Qui i senzatetto sono migliaia, i bisogni crescono ogni giorno. A Gesualdo, dove distribuiamo gli aiuti dei nostri lettori, sono oltre duemila ad aver perso la casa: quasi tutte le abitazioni del centro sono inagiblli. La gente è sfollata nei comuni vicini, presso parenti, trascorre la notte nelle auto parcheggiate al campo sportivo. Il terremoto ha risparmiato gli abitanti di Gesualdo perché molti, domenica sera, si trovavano alla festa del paese nella piazza principale. E' crollato tutto intorno a loro anche il castello del '500 che aveva resistito al terremoti del passato. Presso la scuola materno è stato creato un centro di distribuzione di viveri, ma mancano soprattutto tende dove ricoverare le famiglie che non hanno chi le ospiti. E' il caso di Gerardo Forgione, 39 anni; cavatore di pietre, padre di quattro figli. Ha perso la casa dove abitava la sua famiglia, si è salvato solo perché tutti i componenti erano alla festa. •Quando sono tornato non ho più trovato nulla — dice —. Ho recuperato soltanto un armadio con della biancheria*. Ha salvato anche uno zio settantacinquenne, rimasto miracolosamente incolume proprio sotto la trave principale del tetto: «Abbiamo scavato al buio tre ore per riuscire a tirarlo fuori*. Ora la famiglia Forgione abita in una baracca. Anche la stalla in campagna, dove pensavano di rifugiarsi, è crollata seppellendo le poche pecore che conteneva, unica loro ricchezza. I quattro bambini, fra i tre e i dodici anni, si riparano dalla pioggia sotto una tettola. «Con l'aiuto che ci avete portato — mormora Gerardo Forgione, al quale consegniamo un milione —potremo almeno comprarci delle lamiere e delle tavole per costruirci un riparo*. In paese incontriamo un furgone dei vigili urbani di Torino con un'autoradio. Hanno scortato un convoglio verso Torella. Uno dei vigili, Enzo Forgione, è originarlo di Gesualdo. E' venuto a vedere se i parenti erano salvi e li ha trovati tutti al campo di raccolta. Con lui sono gli agenti Coviello, Bosio, Dalla Riva, D'Ognibene, Zanna. Sono partiti da Torino martedì con la prima colonna di soccorsi, ma di lavoro ce n'è ancora tanto. Non sanno quando rientreranno. Gli aiuti ora cominciano a giungere, ma la preoccupazione, soprattutto dopo la pioggia di ieri, è per l'inverno che avanza. Da molte parti si chiede di cominciare a provvedere a un piano per la sistemazione di prefabbricati. «/ morti li seppelliamo — dice il sindaco di Gesualdo, Alfonso Fulcoli —, ma è soprattutto ai vivi che dobbiamo pensare. A dare loro un tetto. Non baracche, ma case, anche se ridotte all'essenziale*. Gianni Bisio
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