Per la truffa del petrolio 22 imputati solo a Venezia

Per la truffa del petrolio 22 imputati solo a Venezia Il contrabbando alla «Depositi Costieri» di Marghera Per la truffa del petrolio 22 imputati solo a Venezia DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE VENEZIA — Quaranta pagine dattiloscritte, una miriade di nomi e assegni, ditte, riferimenti. Il capitolo veneziano dell'inchiesta sui petroli è in parte già scritto. Nelle quaranta cartelle, consegnate ieri al giudice istruttore, il sostituto procuratore generale dottor Ennio Fortuna ha condensato un anno e mezzo di lavoro. L'istruttoria sommaria è finita, il fascicolo passa ora ad un altro giudice per le ulteriori indagini. Le conclusioni del p.m. sono eloquenti: 22 ordini di cattura, 20 comunicazioni giudiziarie, almeno 80 miliardi di imposte evase dai petrolieri truffatori. E siamo soltanto agli inizi, alla trance sul contrabbando al «Deposito Costiero Alto Adriatico» di Marghera. Gli ordini di cattura sono stati spiccati per: Bruno Musselli, di Milano, latitante; Mario Milani, di Rovigo; Vincenzo Gissi, di Bergamo, latitante; Salvatore Galassi, di Milano, latitante; Floro lezzi La Roma, di Como; Graziano Zago, di Venezia; Antonio Sartori, di Rovigo; Maurizio Benelli. di Milano; Antonio' Radaelli, di Lecco; Giuseppe Chinetto, di Vicenza; Marco Viero, di Vicenza; Luigi Portello, di Treviso; Luigi Nascimben, di Treviso; Giuseppe Miragoli, Gino Mozzi, Marco Marinoni, Giuseppe Pavan, Domenico Riva, Giovanni Menandro, Francesco Sanseverino (di altri due imputati non si conoscono i nomi). La lista degli imputati si apre con i maggiori protagonisti del traffico clandestino : Bruno Musselli, uno dei titolari del «Costiero», console onorario del Cile, cavaliere del lavoro, latitante miliardario in Svizzera; Vincenzo Gissi e Salvatore Galassi, ex ufficiali della guardia di finanza, improvvisatisi petrolieri, ricercati di lusso e felicemente approdati oltre frontiera. C'è Mario Milani, altro azionista del «Costiero», miliardario, in carcere a Fossano da una quarantina di giorni. C'è il capo piazzale del «Costiero», Graziano Zago, responsabile dei prodotti in entrata e uscita dal depositi. C'è Antonio Sartori, un altro degli ex ufficiali delle Fiamme Gialle, amico di Milani, rodigino come lui, titolare di un'azienda petrolifera a Lecco. Gli altri arrestati sono personaggi minori, autocisternisti o amministratori di aziende che hanno già avuto la libertà provvisoria. Tra i vari meccanismi delia truffa, quello scoperto dal giudice Fortuna è una novità assoluta nel panorama delle inchieste. Riguarda il traffico del Dpi (Distillati petroli leggeri), un prodotto di base per usi industriali. Il carburante al «Costiero» era in deposito Sif (cioè con l'imposta di fabbricazione ancora da pagare). Partiva da Marghera destinato ufficialmente a ditte piemontesi, in particolare alla Sipca di Bruino, azienda controllata dalla Sofimi di Musselli.- Ma il prodotto si fermava a metà strada, in Lombardia, presso ditte dello stesso Musselli o di Gissi e Galassi. Qui veniva miscelato, colorato e rispedito a Marghera sotto forma di benzina per autotrazione. E come tale veniva rivenduta senza il pagamento delle imposte. n danno arrecato dall'organizzazione di contrabbandieri era duplice: lo subiva lo Stato per i mancati introiti delle tasse sulla benzina. Lo pativano anche gli automobilisti perché il carburante derivato dal Dpi con miscelazioni e additivi chimici è di pessima qualità. I motori non rendono, talora possono fondere. Ora, il nuovo giudice che si occuperà dell'inchiesta (il nome non è ancora noto), dovrà muoversi, secondo le indicazioni del dottor Fortuna, in due direzioni: risalire alle complicità ad alto livello senza le quali il contrabbando non poteva avvenire; scoprire gli altri rivoli del traffico illecito al «Costiero» e in altre aziende. Guido J. Paglia