«Senza i respiratori non si può lavorare»

«Senza i respiratori non si può lavorare» A Laviano forse ancora mille i sepolti «Senza i respiratori non si può lavorare» SALERNO — A Senerchia sono giunti 30 tecnici volontari del centro Euratom di Ispra: hanno lanciato in tre ore una condotta volante d'acqua e spalato con la ruspa le macerie che ostruivano l'ingresso al paese. 'Qui bisogna decidere subito — dice il geometra Luigi Mascheroni, 38 anni, di Busto Arsizio —perché la tendopoli è impensabile come dimostrano il primo freddo e la prima pioggia. Chi non è stato ucciso dal terremoto morirà domani per malattie broncopolmonari. Bisogna portare via subito la gente^. Dove i rimasti sono pochissimi è a Laviano: la gente è ancora sotto le macerie, c'è chi dice 500 e chi mille. -E' la seconda cifra — dice Fedele Zito. 21 anni, studente in scienze politiche a Salerno, volontario — che appare più attendibile. Quando riusciamo ad entrare in una casa ne portiamo fuori l'intero nucleo familiare-. A Laviano non si entra: gii ingressi al paese sono bloccati dai carabinieri e bisogna percorrere sei chilometri a piedi per giungere nella piazzetta del corso dove pile di bare attendono mentre altre partono sui camion dell'esercito verso il cimitero. Qui il custode, che è analfabeta, per non perdere il conto con un lapis rosso segna crocette su una vecchia pagina di giornale. Il 90 per cento dei cadaveri non è stato identificato. •Lavoreremo forse fino a domani — dice ancora Fedele Zito —poi qualcuno dovrà darci i respiratori oppure decidere diversamente, perché le masc'iierine non basteranno più-. Al giovane si avvicina intanto un altro volontario, radioamatore: e gli grida per sovrastare il frastuono dei bulldozer: «Gii amici di Capua vogliono sapere di che cosa abbiamo bisogno-. -Digli — è la risposta — che mandino una cinquantina di bare per bambini-.

Persone citate: Capua, Fedele Zito, Luigi Mascheroni

Luoghi citati: Busto Arsizio, Ispra, Laviano, Salerno, Senerchia