L'esodo dai paesi dell' Irpinia di Giuseppe Zaccaria

L'esodo dai paesi dell' Irpinia L'esodo dai paesi dell' Irpinia (Segue dalla 1* pagina) do su questa base: è dalla anagrafe che ieri l'ingegner Pastorelli, prossimo vicecommissario per le zone terremotate, ha potuto ricavare un dato impressionante: esclusi gli emigrati, cancellati i morti con un tratto dipenna, nell'Irpìnia i sema tetto sono almeno centoundicimila. Fino a ieri sera erano state distribuite tende sufficienti a riparare non più di diciottomila persone. Il conto è facilissimo, ma non per questo meno agghiacciante: nella provincia di Avellino, per questa e molte notti ancora, novantaduemila persone dormiranno all'aperto. Per alloggiarle tutte, ormai non c'è che un mezzo: l'esodo. Nei paesi, attraverso i sindacati, già si comincia a lanciare fra i superstiti l'idea del trasferimento. Sulla costiera amalfitana sono cominciate le requisizioni: ieri, solo a Baia Domizia, il commissario del governo ha individuato un centro turistico che può offrire quattromila posti letto. Ma gli alberghi della costa certo non saranno sufficienti. In mancanza di tende, in mancanza di roulottes (ieri ne sono arrivate altre trecento, ma tutte di privati), Zamberletti sta mettendo in moto l'unica possibile operazione: i terremotati, per ora, dormiranno in treno. «La notte scorsa — ha annunciato ieri V commissario del governo — ho chiesto al ministero dei Trasporti di mandarci tutte le carrozze ferroviarie disponibili». Dovrebbe essere una soluzione transitoria, ma già i problemi appaiono insormontabili. Il parco carrozze delle Ferrovie, notoriamente, non è fra i più ricchi. Bisognerà trovare il punto di equilibrio fra le esigenze dei terremotati e le necessità di un sistema dei trasporti che con l'approssimarsi del Natale va incontro a una delle sue crisi ricorrenti. Afa l'ostacolo più grosso forse sta nelle condizioni della rete ferroviaria irpina; in questa terra dimenticata da Dio scarseggiano anche i binari, mancano nodi in grado di sopportare l'intralcio di centinaia di vagoni. Si rischia già di creare due, tre grandi 'Città ferroviarie» nelle quali la gente si ammasserebbe, pur di non allontanarsi troppo dalle rovine. Il commissario di governo, per convincere gli irpini a spostarsi, già disegna un sistema di collegamento che ogni giorno dovrebbe condurre in pullman i terremotati dai ricoveri ai paesi di origine, ma nessuno finora sembra molto convinto. Nel futuro dell'Irpinia, la parola annullamento sembra disegnarsi sempre più chiaramente. Mentre sulle strade l'unico suono resta quello delle sirene, mentre nei paesi il flusso degli autotreni è sempre più caotico, mentre i morti continuano a venire alla luce, qualcuno già traccia il panorama dell'Irpinia anno Duemila. «Se i Lavori pubblici e le Partecipazioni statali avranno i fondi, si potrà utilizzare la legge 167», propone IHng. Pastorelli. Attraverso le norme sull'edilizia popolare, dice, •i paesi dell'Irpinia si potrebbero ricostruire in sette, otto mesi. Certo, non casa per casa: si potrebbe però concen¬ trare tutto in pochi palazzi di grandi dimensioni». Una delle zone più selvagge e più belle d'Italia rischia dunque di trasformarsi in una fila di lunghi casermoni. Per il momento, comunque, è più urgente mettere a punto i meccanismi dell'esodo. In Friuli ventimila persone furono spostate in cinque ore, qui si spera di riuscire a fare qualcosa di simile in quindici giorni. Intanto, venti squadre di disinfestazione battono la provincia, vaccini e antibiotici continuano ad arrivare in grande quantità, l'energia elettrica è stata riattivata in tutti i centri dell'Irpinia, eccentuati Lioni, Coma, Senerchia e Teora. La situazione, ufficialmente, è «normalizzata». Afa ancora ieri pomeriggio, in tutta la provincia, il flusso delle auto è stato caotico. Mancano i mezzi pesanti, i sindaci continuano a chiedere interventi del Genio Militare. L'acqua ancora scarseggia: il terremoto ha sconvolto anche le falde, scaricando nell'acquedotto del Calore acque inquinate. A Sant'Angelo dei Lombardi una colonna di auto giunta da Arezzo è rimasta ferma per ore. Erano centoventi automezzi carichi di tende, sacchi a pelo, capi di vestiario che trasportavano anche le attrezzature (gruppi elettrogeni, gru, mezzi tecnici) portate per mare fino a Salerno da un gruppo di portuali di Livorno. Nell'intasamento nessuno voleva accettare quel materiale. A sera, gli uomini che l'avevano portato fin li, minacciavano di gettare tutto in una scarpata. Giuseppe Zaccaria

Persone citate: Coma, Pastorelli, Teora, Zamberletti

Luoghi citati: Arezzo, Avellino, Friuli, Italia, Livorno, Salerno, Sant'angelo Dei Lombardi, Senerchia