Inginocchiato tra le macerie da 3 giorni scavo per liberare il cadavere dello nipote

Inginocchiato tra le macerie da 3 giorni scavo per liberare il cadavere dello nipote A Torcila dei Lombardi i soccorsi non sono ancora giunti, decine di corpi sotto le rovine Inginocchiato tra le macerie da 3 giorni scavo per liberare il cadavere dello nipote n nostro inviato ci telefona da Torello dei Lombardi T or eli a dei Lombardi: un paese ferito a morte, in questa tormentata Geografia irpina. Un'altra tappa nel calvario di dolore del dopo terremoto, dove portare, a chi ha perso tutto, il primo aiuto di Specchio dei Tempi e la solidarietà di Torino e del Piemonte. Qui, tra silenzi di morte e muri sventrati, in beffardo equilibrio accanto a cumuli di macerie, ogni volto nasconde una storia, una preghiera, un interrogativo. Chi, e quando, ci aiuterà a disseppellire i nostri morti? Questo Comune di oltre 4 mila abitanti, vicino a Sant'Angelo dei Lombardi, sembra ancora abbandonato a se stesso dopo 72 ore, con decine di cadaveri e di dispersi sotto un groviglio apocalittico di rovine. Ferito gravemente il brigadiere dei carabinieri (che ha visto morire la moglie e due figli), per tre giorni è rimasto soltanto il sindaco a tentare di coordinare Tra le macerie del centro storico devastato, e gli squarci delle case pericolanti, si sono mossi, improvvisando, reparti di militari volonterosi e cittadini sotto choc, mentre decine di ruspe giacciono inutilizzate sulla statale che giunge da Avellino, vicino a Comuni appena sfiorati dal sismo. Per radio, sui canali nazionali, si ascoltano allucinanti dissertazioni sull'eventuale impiego di paracadutisti, truppe Nato e reparti specializzati, da reperire chissà dove. E intanto Torcila, comune accessibile anche ai «turisti del terremoto», attende sempre un reparto di vigili del fuoco o del genio militare, mentre le colonne di soccorso le passano accanto: alcune sono dirette a Salza Irpina dove si segnalano duecento vittime e invece, sembra, ve n'è soltanto una Fra questi uomini e queste donne senza più lacrime, abbiamo distribuito ieri i primi aiuti della sottoscrizione de La Stampa, raccogliendo ovunque testimonianze di dolore. Mario Ren- a e i a a a zoni, 47 anni, manovale a giornata, ha perso sotto le macerie della sua casa di via Regina Margherita la moglie. Maria, e la più piccola delle due figlie, Sara di 3 mesi, ma è riuscito, assieme al fratello Geremia, a strappare alle rovine la figlia maggiore. Immacolata, 3 anni. «Quella sera maledetta — racconta — ero uscito a comperare il latte e stavo per rincasare, quando è successo il finimondo. Un rumore cupo, polvere, pietre, e la casa accanto che crollava sulla mia». Tutto il centro storico si afflosciava come un castello di cartapesta attorno a lui; mani pietose l'hanno trascinato via. Ma lunedi mattina, alle 7, è voluto tornare a queste pietre che avevano seppellito tutti i suoi affetti, cercando il miracolo. • Mio fratello — prosegue — ha chiamato le bambine, e dopo lunghi silenzi Immacolata ha risposto. Abbiamo scavato con mille precauzioni per evitare altri crolli Finalmente siamo riusciti ad estrarla viva: una trave inclinata a pochi centimetri dal capo l'aveva protetta*. In serata con l'aiuto dei militari, sono venuti alla luce anche 1 corpi della moglie e della piccola Sara. •Erano morte — piange —morte tutte e due*. Alla testimonianza di Mario Renzoni, si accavalla il racconto di un'altra tremenda esperienza, vissuta da Salomè Palladinl, 62 anni, che ha perso il marito Vittorio Decicco, sepolto di fronte alla rivendita di giornali. •Era tutta la sua vita e il suo lavoro quel negozio — ricorda la donna — ma domenica gli è costato caro. L'ho tirato fuori io, dalle macerie*, aggiune e mostra una manica del golf macchiata di sangue. Giovanni Decicco è morto sorpreso in strada dal terremoto, mentre rincasava dopo aver chiuso la rivendita La facciata di un edificio in pietra gli è franata addosso, in quella sera d'inferno, e moglie e figlio hanno avuto soltanto il tempo di estrarlo dalla polvere, per trascinarlo in mezzo alla via: «Poi siamo dovuti fuggire All'imbrunire, nel centro devastato di Torella del Lombardi, c'è invece un uomo che scava ancora, testardo, con rabbia e pena infinite, accanto a un piccolo cadavere che le macerie non vogliono lasciarsi strappare. E' Filippo Calò, che tenta di liberare dalla morsa di un cumulo di rovine la nipotlna Pao¬ letta, 11 anni, scolara di quinta elementare. • Viveva con il padre Antonio, che è 'rimasto ferito — racconta l'uomo, lo sguardo perso nel vuoto — assieme alla madre, Giuseppina, e ad un fratello di 15 anni Giuseppe, entrambi salvi Lei non ce l'ha fatta ad uscire, è rimasta schiacciata a pochi passi dalla porta: ho già liberato le braccia e il busto, sino alla vita, domani ricomincerò a lavorare». Nella casa di Paoletta, e in tutto il centro storico, regna un allucinante silenzio, rotto ogni tanto da piccoli crolli che segnano il ripetersi di nuove scosse. Seduta in mezzo alla piazza, accanto a due bare ancora vuote, attende In lacrime la sorella di Filippo Calò, Teresina, zia della bambina uccisa. Arrivano quattro o cinque volontari, che entrano fra i muri pericolanti e quasi riescono a liberare la bambina; ma sinistri scricchiolii li ricacciano di corsa all'esterno. Una suora, sbucando dal nulla, carezza il vestitino bianco da prima comunione custodito in una scatola, sulla bara che attende la giovane vittima. Altra gente si avventura nel centro storico per osservare, re cuperare qualche bottiglia di vino in casa, o forse soltanto curiosare: nessuno 11 ferma perché non vi sono sentinelle di guardia. Dietro a ciò che resta del castello medievale di Torella dei Lombardi tramonta 11 sole. Paoletta, questa sera, dormirà ancora qui. Roberto Reale L'abito della prima comunione di Paoletta Calò, la scolara ancora sepolta sotto la sua casa

Persone citate: Giovanni Decicco, Mario Ren, Mario Renzoni, Paoletta Calò, Salomè Palladinl, Torella, Torello, Vittorio Decicco

Luoghi citati: Avellino, Piemonte, Salza Irpina, Sant'angelo Dei Lombardi, Torcila, Torella Dei Lombardi, Torino