«Papà, sono piccolo non lasciarmi morire»

«Papà, sono piccolo non lasciarmi morire» «Papà, sono piccolo non lasciarmi morire» Il nostro inviato ci telefona da Lioni: Lioni, fino a domenica scorsa alle 19,40 era una ridente cittadina nel cuore dell'Irpinia. Seimilasettecento abitanti, il sessanta per cento agricoltori. Oggi non esiste più, è un paese sconvolto che sotto le sue rovine nasconde 500-600 e c'è chi dice anche mille corpi. Siamo tra questa disperazione per portare gli aiuti dei lettori de «La Stampa». Somme che non vogliono certo risolvere una situazione ma che possono servire a ridare un po' di fiducia, un segno tangibile di solidarietà umana per far fronte alle prime necessarie spese di chi è rimasto con solo quello che ha indosso. Abbiamo distribuito 10 milioni e continueremo a farlo nel prossimi giorni qui e altrove, dove si è abbattalo il finimondo. Per ogni singolo abbiamo lasciato da 200 a 600 mila lire. Alcuni toccanti episodi. In piazza della Vittoria c'è il frate Elzeario che si trascina dentro i suoi enormi scarponi, sul saio sporco di calce ha una sdrucita giacca a vento. Le mani insanguinate, piange tutto solo. Alle sue spalle c'è il convento San Rocco che sembra debba crollare da un momento all'altro. Frate Elzearìo aspetta un bulldozer che possa aiutarlo a liberare il cadavere di un suo amico di cui si intravede appena una mano che spunta dalle macerie della sacrestia. Quell'uomo è il contadino Nicola Finelli, 28 anni, sposato con Colomba Nittore, 29 anni, e padre di tre bambini, di 5 anni, 3 anni e 8 mesi. Domenica sera era andato nel convento a ritirare il televisore che frate Elzeario gli aveva riparato. E' rimasto sotto le macerie a un passo dalla porta. Alla vedova abbiamo lasciato 300 mila lire. Famiglia Papaleo: Michele 50 anni, Anna Cavalieri di 43, la moglie, e due figli: Lello di 17 anni e Pasqualino di 13. Padre e due figli sono in salotto che guardano la televisione (c'è la partita di calcio), la madre è in cucina accanto ai fornelli. La casa si scuote e crolla. Tutti e quattro si ritrovano Inspiegabilmente l'uno vicino all'altro. Passato il primo attimo di stordimento, arriva un altro pericolo: la bombola di gas che sibila. In pochi attimi il piccolo vano dove si trova la famiglia è saturo di esalazioni. Lello comincia a scavare febbrilmente, apre un foro con l'esterno: .Qualcuno ha sentito il soffio dell'aria fresca, ho urlato: siamo salvi.'.. Gli ultimi ad uscire sono stati Michele Papaleo e il figlio che gli era avvinghiato al collo. .Papà sono piccolo, non lasciarmi morire. continuava ad urlare il ragazzo. Vicino alla piazza c'è una casa completamente distrutta. Il tetto è rimasto intatto e copre le macerie come il coperchio una pentola. Li sotto ci sono ancora 60-70 cadaveri. Gli unici sopravvissuti sono Amato Giova, 36 anni, che ha perso la moglie di 33 e due figli di 9 e 11; l'altro è Rocco Iorlano, 35 anni, che ha perso pure lui la moglie di 37 anni e due figli di 8 e 5. Sono seduti su una trave da domenica sera. Nessuno riesce a smuoverli, alla notte si bevono una bottiglia di cognac per stordire il dolore e per difendersi dal freddo. .11 destino è veramente malvagio — dicono —; perché anche noi non siamo là sotto?.. I due sono amici, erano usciti di casa cinque minuti prima del terremoto per fare una passeggiata in piazza. Entrambi dovevano essere raggiunti dalle loro famiglia per andare a mangiare una pizza. Anche il sindaco Angelo Rosamilia, 55 anni, non dorme da due notti e da due giorni. Ha il bavero del cappotto della festa girato sul collo e guarda il lavoro di un escavatore. Spera sempre che gli dicano da un momento all'altro che hanno trovato il corpo di sua moglie. Aldo Popaiz

Persone citate: Aldo Popaiz, Amato Giova, Angelo Rosamilia, Anna Cavalieri, Colomba Nittore, Michele Papaleo, Nicola Finelli, Papaleo, Rocco Iorlano

Luoghi citati: Lioni