Avellino: centinaia dormono sulle auto «I nostri morti sono ancora là sotto»

Avellino: centinaia dormono sulle auto «I nostri morti sono ancora là sotto» Avellino: centinaia dormono sulle auto «I nostri morti sono ancora là sotto» Una fila lunga chilometri sulle strade - Manca luce, acqua e l'ospedale non ha più sterilizzatori -1 soccorsi sono in ritardo, forse per la nebbia - Solofra, 9500 abitanti, adesso è un paese deserto - Pronto soccorso in una conceria, con feriti su materassi a terra (Segue dalla l'pagina) l'arrivo delle colonne mobili: dicono in prefettura. Quella nebbia maligna che per tutta la notte, e buona parte della mattinata, ha avvolto imprevedibilmente quasi tutto il tracciato della Roma-Bari. Può essere una spiegazione sufficiente? «7 primi mezzi stanno arrivando*, dicono quando ormai si sono fatte quasi le 9. Ma i camion dei vigili e dell'esercito cominciano a trovare problemi di rifornimento: in città si è sparsa la voce che fra poco la benzina sarà razionata, e davanti ai distributori ci sono ormai file lunghissime. La difficoltà maggiore sembra quella di indirizzare 1 soccorsi. Da ogni angolo della provincia continuano ad arrivare richieste, ormai sono intasati anche i telefoni. Le informazioni cominciano ad arrivare faticosamente: oltre a Sant'Angelo e Lioni, i centri più colpiti della provincia sembrano essere Calabritto, Sant'Andrea, Calitri, Solofra, Montoro. Un comune, Pescopagano, è completamente isolato. In pratica, sono tutti i paesi circostanti la comunità montana della «Sei-mese». A Solofra forse hanno già un quadro preciso dei danni: è il centro più vicino, solo 15 chilometri. Solofra, fino all'altro ieri, aveva 9500 abitanti e 170 concerie. Adesso è un paese deserto, invaso da un puzzo acre che forse non viene solo dai falò accesi per strada con tutto quello che si riesce a bruciare. Sono già stati recuperati venti cadaveri, mentre i feriti sono duecento. «La gente è scappata, se n'è andata in campagna^ sulle strade: dovunque ha potuto*. Antonio Guarino, 36 anni, il sindaco, ha gli occhi rossi e per proteggersi dal freddo si è infilato in un giaccone in cui sta due volte. «/ morti accertati qui finora sono 14, ma non è finita. Sono crollate alcune vecchie case del centro, il Palazzo Ducale, ma anche le case popolari. Il terremoto ha tagliato il paese in due». Anche l'ospedale, uno dei più moderni della zona, in parte è crollato. Gli ammalati sono scappati via cosi com'erano, uno sicuramente è ancora sotto le macerie. Ma i veri drammi sono venuti dopo, quando da tutti i paesi intorno hanno cominciato a mandare 11 i feriti. Per attrezzare l'ospedale da campo si è dovuto ricorrere ad una conceria, la «Map», l'unica dotata di un gruppo elettrogeno ancora funzionante. I feriti, adesso, sono stesi su materassi poggiati per terra. Un ragazzo, su una specie di bancone da macellaio, ha nel naso le cannule dell'ossigeno e continua a girare intorno uno sguardo opaco. «7 vigili del fuoco e i carabinieri qui hanno fatto miracoli — continua Guarino —. Due anziani marito e moglie, erano rimasti intrappolati accanto al Palazzo Ducale: era venuto giù tutto, tranne due stanze del loro appartamento. I pompieri sono riusciti ad arrampicarsi fin là e a tirar fuori la donna, Cecilia Valentino. Per il marito purtroppo non c'è stato niente da fare... Un attimo dopo è crollato anche quello spicchio di palazzo». Le bare, per ora, sono tutte al campo sportivo: nessuno ha avuto il tempo di allinearle. Le chiudono e poi le lasciano lì, sull'erba: 'Negli spogliatoi non c'è più posto — dice il custode —. Ci sono già due ragazzi e nu' piccirille: povera creatura, non aveva nemmeno quattro mesi Ai genitori, per il riconoscimento, ancora non hanno voluto farglielo vedere». Montoro Superiore è ad una ventina di chilometri più in là, arrampicato su un colie. L'impatto, dietro l'ultima curva, è col convento dei Cappuccini, una brutta costruzione grigia rimodernata da poco. La facciata intera della chiesa è come staccata dalla struttura, pende paurosamente in avanti mantenendo ancora intatto un lungo rosone. »Si chiama Santa Maria degli Angeli — spiega un finanziere —. I frati se ne sono andati stanotte, nessuno sa che fine abbiano fatto». Il paese, 5600 anime, si sten¬ denitudocospcasereSdensverascstamtotiq12dspsitontesM de su una sola strada, via Municipio, e i morti sono ancora tutti 11. Una ruspa sta scavando tra quel che resta di un secondo piano. Il palazzo è come spaccato a metà. «Qui c'era la caserma dei carabinieri, e al secondo piano abitava il maresciallo, Antonio Russo. Stanno cercando lui II corpo del farmacista invece lo hanno già recuperato». .Quasi di fronte al palazzo sventrato c'è una villetta che era di tre piani: adesso non è alta più di un metro e mezzo, schiacciata, ripiegata su se stessa come un portafogli. «Ci abitavano sei persone, la famiglia Spiniello: nonni, genitori e due ragazzi Morti tutti». Altri due corpi sono cinquanta metri più in là, in una 127 gialla coperta dai mattoni di un palazzo: due giovani sposati da pochi mesi. Il Consiglio comunale è riunito intorno ad un camioncino dinanzi al municipio pericolante. Per terra, altre bare. »A Montoro non c'è più una casa abitabile—dice il sindaco, Nicola Giannattasio — e finora quel poco che si è potuto fare lo abbiamo fatto da soli Ormai è quasi mezzogiorno: non è arrivata una ruspa, non è arrivato un medicinale, per comprare acqua poco fa abbiamo dovuto svuotare le casse comunali Stanotte dove andremo a dormire? Ho chiesto tende, ma ancora non ci sono. Sono andato alla Provincia e quelli sono ancora più smalliti di noi Ci hanno lasciati soli come nel '43*. Ma c'è anche un'altra Montoro, è al fondo della valle, si chiama «Inferiore», e sembra aver subito danni più lievi. I morti però sono egualmente tanti: « Forse venti forse di più, tutti quelli che abitavano in quel palazzo, in fondo alla strada». La strada si chiama via Valchieri e quel palazzo, di cinque piani, portava il numero 18: era il più alto della zona, isolato in un ampio spiazzo: è stato il solo a venire giù del tutto. Adesso è trasformato in una specie di anfiteatro: i vigili del fuoco, arrampicati sui bordi di quella che era stata una terrazza, scavano al centro. L'altra notte, qualcuno ha sentito una voce sotto le macerie. «Sono Martiniello Giuseppe, c'è pure mia moglie, sto bloccato in cucina...». Per ore, inarrestabile, quella voce ha continuato a raggiungere i soccorritori: «Sono Martiniello Giuseppe... Sono Martiniello Giuseppe». Verso le dieci di ieri mattina, non si è sentita più. In quel palazzo abitava anche la famiglia di un finanziere, Gennaro Spera: moglie, Claudia Mariano, due figli, Ruggero e Christian, una cognata. Al momento del terremoto Gennaro Spera era in servizio: quando è arrivato dinanzi alle macerie del palazzo ha cominciato, senza una parola, a scavare con le mani. E' rimasto 11 tutta la notte. Lo hanno portato via al mattino, in ambulanza. Avellino. Militari, pompieri, volontari scavano detriti

Persone citate: Antonio Guarino, Antonio Russo, Cecilia Valentino, Claudia Mariano, Gennaro Spera, Montoro, Nicola Giannattasio, Spiniello