Sir e Liquigas all'Eni il Senato dà via libera

Sir e Liquigas all'Eni il Senato dà via libera La nuova fisionomia del settore chimico Sir e Liquigas all'Eni il Senato dà via libera TORINO — Banchieri e uomini di governo possono tirare finalmente un sospiro di sollievo. Dopo anni di faide o guerre più o meno dichiarate, il Senato, ripescando alcune parti del decretone bocciato al Parlamento in settembre, ha definitivamente sancito il passaggio della Sir e della Liquigas nelle mani dell'Eni. Se a questo passaggio si aggiungono poi le grandi operazioni avviate negli altri gruppi (trasformazione della Montedison in holding, con parallela iniezione di miliardi nelle società del gruppo, e ricapitalizzazione massiccia della Snia, da parte dei privati guidati da Pietro Marzotto) non è difficile capire come «pax chimica» (auspicata fin dai tempi delle scorribande di Cef is e Girotti) sia ormai cosa fatta. E poco sembra importare se la «grande tregua» avviene nelle condizioni peggiori: quando cioè la federazione delle imprese chimiche europee prevede, di qui al 1985, una crescita quasi zero per le vendite di etiline (base di quasi tutta la petrolchimica) e una sovraccapacita produttiva per le imprese del vecchio continente che si aggirerà in media sul 25%. L'importante dicono i banchieri, ormai con l'acqua alla gola per i dissesti Sir e Liquigas, è che si siano poste le basi per un ristrutturazione del settore che continua a perdere duemila miliardi l'anno e a marcire sui debiti. Il polo pubblico — Nell'Eni di Alberto Grandi, che già possiede l'Anic (oltre 200 miliardi di perdite nel 1980) confluiranno, come detto, gli ex imperi di Nino Rovelli (Sir) e di Raffaele Ursini (Liquigas). Il via libera è stato dato ieri l'altro dal Senato che, in base alla legge, farà confluì- re. per la sola Sir. 500 miliardi all'Eni fino alla metà del 1981. Entro un anno poi. cioè entro il 31 ottobre '81, Grandi dovrà dire che cosa vorrà fare degli impianti Sir, quali imprese vorrà smaltellare, quali vendere e quali invece comperare per affiancarle all'Anic. Su questo piano, a quanto è dato sapere. Grandi qualche idea l'ha già chiara. Il primo passo sarà compiuto il 28 novembre, giorno in cui si riunirà l'assemblea della Sir finanziaria che dovrebbe sancire la svalutazione del capitale e il suo reintegro con successivo ingresso del gruppo nell'Eni. Ebbene in quell'occasione l'attuale presidente, Arnaldo Maria Angelini, dovrebbe dare le dimissioni per essere sostituito da Gino Pagano, ex dirigente dell'Anic, fedelissimo di Grandi, tanto da averlo seguito alla Bastogi, mentre amministratore delegato dovrebbe essere riconfermato Aldo Mella (anch'egli proveniente dall'Ante). Sempre in base alla decisione del Senato, sulle spalle dell'Eni, entro tre mesi, graveranno anche le aziende Liquigas e Liquichlmica (ex Ursini) per il cui passaggio il commissario della Liquigas, Eugenio Carbone, ha già presentato un piano dettagliatissimo al Cipi. Il piano prevede il passaggio al 100 per cento anche della Liquipar. la finanziaria costituita da Ursini in Brasile, che controlla il 49,8% della Liquigas do Brasil. Il polo privato — Non è meno inquieto di quello pubblico. Se alla Snia. dopo l'arrivo di Marzotto e della Consurtium (che hanno recentemente venduto all'Agip mineraria alcuni giacimenti di gas per 96 miliardi) c'è gran fermento, alla Montedison, invece, il passaggio della Sir all'Eni, sta provocando problemi non indifferenti, sia perché il bilancio del gruppo chimico milanese quest'anno rischia di essere disastroso (si prevedono perdite tra i 200 e i 250 miliardi), sia perché le grandi manovre nel settore pubblico provocheranno tagli produttivi non indifferenti alle società che fanno capo a Foro Bonaparte. Per fronteggiare questa situazione Mario Schimberni ha ristrutturato recentemente il gruppo in holding, ha ridotto la sua quota nella Snia (attualmente del 39%). sta vendendo a gran forza aziende, cerca disperatamente capitali (e soci) sui mercati internazionali e sta rapidamente chiudendo gli impianti in perdita (come ha fatto recentemente a Massa) per evitare il loro fallimento. Tutto ciò per evitare che la Montedison («Una realtà valida», dice Schimberni) crolli a pinco sull'onda dei salvataggi massicci che lo Stato sta facendo nel settore chimico. Cesare Roccati

Luoghi citati: Brasile, Massa, Torino