Jiang Qing fredda e sicura ascolta sprezzante le accuse di Alain Jacob
Jiang Qing fredda e sicura ascolta sprezzante le accuse Alzato il sipario sul teatrale processo di Pechino Jiang Qing fredda e sicura ascolta sprezzante le accuse La vedova di Mao è entrata nell'aula del tribunale come un'antica imperatrice Gli imputati sono dieci: il più anziano, 76 anni, è entrato in aula sorretto da un poliziotto - La televisione di Stato cinese ha dato 7 minuti sull'inizio del processo NOSTRO SERVIZIO PARTICOLARE PECHINO — Alle otto di ieri mattina (le 15 in Italia) in via della Giustizia numero 1, non lontano dalla Piazza della Porta Celeste, si è iniziato il processo alla «banda dei quattro» e ad altri sei ex alti esponenti del regime comunista cinese. I poliziotti hanno scortato la vedova del presidente Mao, Jiang Qing, in carcere dal 1976, e gli altri nove imputati al banco degli accusati di fronte alla Corte formata da 35 giudici. Il pubblico era rappresentato da 880 invitati, accuratamente scelti e provenienti da ogni parte della Cina. Ai giornalisti occidentali è stato impedito l'ingresso. La prima udienza è stata occupata dalla lettura delle 20 mila parole dei 48 capi d'imputazione contro i 10 imputati e altri sei «golpisti», che vengono giudicati «post mortem». I 48 capi d'imputazione sono riconducibili a quattro accuse principali: l'uccisione di oltre 35 mila persone durante la rivoluzione culturale del 1966-'76; la persecuzione di numerosi dirigenti di partito, del governo e delle forze armate, per impadronirsi del potere; un complotto per assassinare Mao e dar vita, nel 1971, a un colpo di Stato e, nell'ottobre del 1976, un mese dopo la morte di Mao, a un tentativo di rivolta militare a Shanghai. Gli accusati di crimini connessi con la rivoluzione culturale e col complotto dei 1976 sono i membri della «banda dei quattro»: Jiang Qing, l'ex vice primo ministro Zhang Chunqiao, l'ex vice presidente del partito Wang Hongwen, Yao Wenyuan, propagandista e teorico del partito, e due funzionari delle forze di sicurezza ora morti: Kang Sheng e Xie Fuzhi. Gli altri imputati devono rispondere di avere cospirato per rovesciare Mao con la complicità di Lin Biao, il ministro della Difesa di allora, che sarebbe morto in una sciagura aerea in Mongolia nel settembre del 1971 dopo il fallimento del complotto. I sei tuttora in vita sono: Chen Boda, Huang Yongsheng, ex capo di stato maggiore delie Forze armate, Wu Faxian, ex comandante dell'Aeronautica, Li Zuopeng, ex commissario politico della Marisa, Qiu Huiqno, ex direttore dei servizi logistici dell'Esercito, e Jang Tengjao, commissario politico dell'Aeronautica. I giornalisti cinesi, presenti in aula, hanno detto che Jiang Qing e alcuni altri imputati hanno pianto. E' stato il loro unico momento di debolezza. A un certo momento un medico dell'Esercito in camice ha controllato le pulsazioni cardiache dell'ex vice primo ministro Zhang Chunqiao, che ha 63 anni. Cinque ore più tardi la televisione di Stato ha trasmesso un filmato di sette minuti sull'inizio del processo. Jiang Qing, 67 anni, è apparsa sprezzante, sicura di sé. Nell'aula del tribunale, hanno riferito i giornalisti cinesi, si è mossa come un'imperatrice. Una donna poliziotto armata l'ha accompagnata in aula. Due agenti hanno scortato Chen Boda, l'imputato più anziano, 76 anni. Un poliziotto lo sorreggeva per un braccio. L'ex vice presidente del partito Wang Hongwen, il più giovane, 45 anni, è apparso in forma, ma i capelli tagliati cortissimi Io facevano sembrare un ergastolano. Ieri il «Quotidiano del Popolo» ha scritto che «la storia ha già emesso il suo verdetto»: le autorità cinesi insistono sul fatto che gli imputati rischiano la pena di morte. Nella tarda serata di mercoledì si era appreso che cinque dei dieci accusati avevano accettato avvocati difensori. I cinque sono Chen Soda, Yao Wenyuan e tre generali legati al gruppo dell'ex ministro della Difesa Lin Biao. Contrariamente a quanto si pensava, Jiang Qing ha rifiutato il difensore. L'agenzia «Nuova Cina» ha precisato a questo proposito che la vedova del presidente Mao aveva in un primo tempo chiesto un avvocato, e il tribunale speciale gliene aveva proposto tre, Jiang Qing aveva allora chiesto che i difensori la rappresentassero all'udienza, ma il tribunale non ha accettato. La legge, ha precisato «Nuova Cina», assegna ai difensori il compito «di proteggere 1 diritti legittimi e gli interessi» dei loro cìienti, non di rispondere al loro posto alle domande dei giudici, davanti ai quali l'accusato deve comparire. Alain Jacob Copyright «Le Monde» e per l'Italia «La Stampa» Hong Kong. Un'immagine di Jiang Qing, vedova di Mao Tse-tung, ripresa dalla televisione durante la prima udienza a Pechino del processo contro la «banda dei 4» (Telefoto U.P.I.)
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