La giustizia paralizzata a Roma Avvocati in sciopero fino al 26

La giustizia paralizzata a Roma Avvocati in sciopero fino al 26 Contro l'arresto dei 4 colleghi deciso dai giudici bolognesi La giustizia paralizzata a Roma Avvocati in sciopero fino al 26 Dopo questa data l'agitazione potrebbe continuare - Protestano contro la disparità di trattamento riservata ai legali e a De Matteo e Vessichelli - A fine mese «azione di lotta» dell'Avvocatura dello Stato - Malcontento in Procura ROMA — Per la Giustizia, e non solo nella capitale, si prepara un altro periodo nero. Ieri, dopo una concitata assemblea, gli avvocati romani hanno deciso di prolungare lo sciopero in atto dal 15 novembre scorso di un'altra settimana, senza per questo fissare un termine all'agitazione. I legali si incontreranno nuovamente il 26 prossimo, per valutare la situazione con un'altra assemblea. Pino a quel momento tutta l'attività dibattimentale — processi penali, anche con detenuti, giudizi civili e amministrativi — resterà totalmente bloccata. Nello stesso tempo continua a montare, fra i giudici della Procura, l'insoddisfazione emersa con toni ancora una volta drammatici durante l'assemblea dell'altro ieri. A completare lo sconfortante quadro, concorre infine lo sciopero già proclamato per la fine del mese dagli avvocati dello Stato, cui certamente si assocerà la Corte dei Conti. La paralisi, nel tribunale di Roma, rischia ormai di farsi totale, mentre la polemica fra schieramenti è sempre più accesa. In sciopero dal momento dell'arresto di quattro loro colleghi da parte dei giudici di Bologna, gli avvocati romani si mostrano ancora tutt'altro che convinti delle spiegazioni ufficiali. Anche nell'assemblea di ieri le accuse contro i giudici bolognesi sono state durissime. La riunione si è svolta nell'aula intitolata al giudice Vittorio Occorsio, e a presiederla c'era l'avvocato Giuseppe Valensise. Gli interventi si sono succe¬ duti per l'intera mattinata, in un'atmosfera sempre più surriscaldata: dei circa duecento avvocati presenti, più di quindici hanno preso la parola per attaccare la decisione della Procura emiliana, il diverso trattamento riservato ai legali rispetto ai due magistrati Giovanni De Matteo e Raffaele Vessichelli —coinvolti nella stessa indagine. L'assemblea si è conclusa con un comunicato votato per acclamazione, che attribuisce agli arresti «un carattere tale da richiamare l'attenzione di tutti gli avvocati che hanno a cuore il libero esercizio della funzione difensiva'. Alcune delle pesanti accuse gridate durante la discussione hanno trovato nel comunicato veste più cauta: in questa situazione, scrivono i legali romani, 'nessun cittadino può ritenersi veramente garantito*, anche a causa 'dell'uso discrezionale del potere che il magistrato esercita, non sottoposto a controllo né a sanzione di responsabilità*. Per gli avvocati è dunque sempre più urgente che il Parlamento vari una legge -sulla responsabilità del giudice e sulla istituzione del tribunale delle libertà*. Ma la protesta non si è fermata qui: il documento sollecita tutti i legali italiani a manifestare la loro solidarietà ai colleghi arrestati con una giornata di sciopero, e le associazioni «a denunciare tutte le violazioni, le sperequazioni, le limitazioni della inviolabile sfera professionale di cui venissero comunque a conoscenza*. La polemica difficilmente avrebbe potuto essere più violenta, e ormai è evidente come le accuse si stiano spostando dall'operato dei giudici di Bologna a quello dell'intera magistratura. Non meno preoccupante è l'effetto che questo clima potrà avere sui giudici, alcuni dei quali già in passato sono stati protagonisti di iniziative che avevano il sapore della ritorsione. In Procura, dopo la calma apparente degli ultimi mesi, i disagi e le insoddisfazioni dei sostituti tornano a galla, sia pure con minor forza che in passato. I magistrati oggi forse sono meno compatti di quanto non lo fossero qualche mese fa, ma le richieste rivolte al nuovo procuratore Gallucci, e il fatto stesso che il documento stilato dopo l'assemblea dell'altro ieri sia rimasto rigorosamente segreto, lasciano intravedere un orizzonte nuovamente tempestoso. Le lamentele rivolte al capo dell'ufficio sono le solite: gestione accentrata, inchieste assegnate al solito nucleo di «fidati», crescente disagio per l'ondata di sospetti che continua a rovesciarsi sul più delicato ufficio giudiziario d'Italia. Se la contestazione non ha ripreso ancora i toni della scorsa primavera, è solo perché Gallucci ha iniziato la sua gestione da pochi mesi. Ma le proteste già ricominciano a trovare eco in altri tribunali, come quello di Milano: fra breve, i mali della Giustizia rischiano di esplodere ancora, con violenza. g. z.

Persone citate: De Matteo, Gallucci, Giovanni De Matteo, Giuseppe Valensise, Raffaele Vessichelli

Luoghi citati: Bologna, Italia, Milano, Roma