Montedison di Massa, rischio di chiusura

Montedison di Massa, rischio di chiusura Lo stabilimento dichiarato pericoloso dopo una fuga di gas tossico Montedison di Massa, rischio di chiusura NOSTRO SERVIZIO PARTICOLARE MA88A — A tre mesi dall'incendio che la notte sul 17 agosto devastò 11 reparto stoccaggio della Montedison di Massa e oscurò per un giorno il cielo della citta con una nube tossica, la vicenda dello stabilimento entra nella fase forse conclusiva. Com'è noto l'azienda, che produce, fitofarmaci, antiparassitari per l'agricoltura, è chiusa dal giorno stesso dell'incendio su ordinanza del sindaco, il socialista Umberto Barbaresi, spinto a questa decisione dalla maggioranza della popolazione preoccupata per la propria salute. I 648 dipendenti di Massa sono in cassa integrazione e con loro anche i 260 dell'azienda di Milano-Unate, legata alla pro¬ duzione dello stabilimento delle Apuane. Ma la cassa integrazione è scaduta lunedi 17 novembre. La settimana scorsa la direzione della Montedison ha inviato le lettere di licenziamento a tutti gli occupati, 808, tuttavia per un accordo interconfederale 11 provvedimento diventerà definitivo solo dopo venticinque giorni; si prevede quindi che le prossime due settimane saranno decisive per la sorte dell'azienda e l'avvenire dei suoi operai. Le assemblee si succedono a Massa con la partecipazione di sindacalisti, politici, amministratori della città e lavoratori. Tutti si sono dichiarati contrari ai licenziamenti, ma con la stessa fermezza chiedono misure di garanzia per la salute, sia per chi lavora dentro 1 cancelli della Montedison sia per chi vive fuori. La commissione del ministero della Sanità, al termine della sua indagine, ha definito di «alto rischio» la situazione dell'azienda per quanto riguarda la salute degli operai e della popolazione e 11 sindaco di Massa è deciso a non permettere le riapertura dello stabilimento. Ma ci sono gli oltre 800 dipendenti che rischiano di rimanere senza lavoro ed è quindi indispensabile e urgente trovare una soluzione. «Dopo tre mesi di inattività la situazione si è fatta insostenibile — dice il direttore del complesso Montedison di Massa, dottor Gianrico Bossi —; fino a poco tempo fa eravamo pronti a riprendere la produzione appena il sindaco ci avesse autorizzato. Ora però la presidenza della Montedison ha fatto sapere che nello stabilimento "mancano le condizioni operative ed economiche per la ripresa del lavoro", quindi la situazione si è fatta più complessa. Comunque, prima che scattino i licenziamenti qualcosa può ancora succedere*. n sindaco Barbaresi risponde a questa minaccia di chiudere definitivamente l'azienda con fermezza: 'Credo si tratti di un altro ricatto. Comunque noi non permetteremo la ripresa del lavoro se non saranno garantite le condizioni di salute. La commissione del ministero della Sanità è stata chiara nel suo responso: la situazione è di alto rischio e va corretta. La cittadinanza è d'accordo con noi, anche i sindacati e gli stessi dipendenti. Non siamo certo noi amministratori, a voler mettere in crisi 600 famiglie di lavoratori. L'industria può coesistere con il turismo nell'interesse di tutta la città, ma deve essere un'industria sana e non altamente inquinante come lo è ora*. Nella vertenza sono intervenuti anche i dirigenti del gruppo Montedison, che hanno espresso la loro preoccupazione per la crisi che da tre mesi travaglia l'azienda e ne impedisce la prò duzione; in una nota essi hanno chiesto ai sindaco di revocare l'ordinanza di chiusura. Oggi, mercoledì, in occasione dello sciopero di quattro ore del gruppo Montedison, a Massa si terrà una assemblea alla quale parteciperanno anche gli operai dello stabilimento di Livorno e Scarlino. Ieri a Roma, al ministero del Lavoro, il sindaco Barbaresi e 1 sindacalisti hanno chiesto il rinnovo della cassa integrazione, scaduta lunedi scorso, per gli 808 dipendenti. Bruno Mai chiaro

Persone citate: Barbaresi, Gianrico Bossi, Umberto Barbaresi

Luoghi citati: Livorno, Massa, Roma, Scarlino