«Ordine nero» contesta un giudice popolare al processo di Bologna

«Ordine nero» contesta un giudice popolare al processo di Bologna 11 dibattimento rinviato all'11 dicembre «Ordine nero» contesta un giudice popolare al processo di Bologna DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE BOLOGNA — Se le cifre hanno un senso, il fatto che nel processo d'appello per le stragi e le Imprese del gruppo neonazista «Ordine Nero», nove imputati su diciotto non si siano presentati in aula, appare indicativo: è fastidioso, soprattutto per chi fu assolto in primo grado da accuse molto gravi, tornare davanti ai giudici. Il gruppo nero milanese e quello toscano, protagonisti, si dice, di pagine inquietanti, si sarebbero dovuti ricomporre qui alla Corte d'assise d'appello. Ma il dibattimento è slittato prima ancora di cominciare perché la Corte dovrà decidere in camera di consiglio su una richiesta di ricusazione presentata dall'avvocato bolognese Marcantonio Bezicheri, difensore di Fabrizio Zani. Un giudice popolare, Arrigo Sacchi, dovrebbe abbandonare il processo, secondo il legale, perché è assessore a Modena nella giunta comunale di sinistra. ■ Chi ricopre un pubblico incarico politico non può far parte di una Corte*, sostiene Bezicheri. Il quesito verrà risolto giovedì 11 dicembre, quando, forse, comincerà il dibattimento. Sicuri di sé e spavaldi: i neofascisti, almeno quelli presenti, sembrano affrontare cosi il giudizio d'appello, confortati, foise, dalla clemenza e dalla tolleranza dimostrate dai giudici della Corte d'assise. La sentenza di primo grado, emessa dopo una tormentata camera di consiglio la sera del 3 maggio 1978, è stata impugnata, oltreché dal procuratore della Repubblica, anche dalla Procura generale. Nei motivi d'appello, scrive il p. g. Leoni: 'Dal capitolo riguardante "la determinazione e l'irrogazione delle pene", esce il vero volto della sentenza impugnata. Come una lente messa a fuoco, la motivazione scopre le sue ambiguità nascoste*. Dice il p.g che lasciano allibite le ragioni determinanti il verdetto: 'Secondo i primi giudici, gl'imputati seminarono bombe perché animati da utopistico, velleitario sentimento di aver trovato la strada giusta per contribuire al miglioramento del costume politico e della organizzazione sociale*. Dunque, come dei buoni samaritani, seminavano bombe per far del bene. Su questa linea seguita dall'assise che la Procura generale ha definito di «uno stupefacente paternalismo*, devono ora giudicare i magistrati dell'assise d'appello. E si torna a parlare, qui a Bologna, di stragi antiche, mentre ancora aperta rimane un'altra ferita provocata dai neofascisti: il massacro d'agosto alla stazione. v.t

Persone citate: Arrigo Sacchi, Bezicheri, Fabrizio Zani, Leoni, Marcantonio Bezicheri

Luoghi citati: Bologna, Modena