Sotto sequestro a Marghera i «Depositi» dello scandalo

Sotto sequestro a Marghera i «Depositi» dello scandalo Ferma 1*attività se non si pagano centinaia di milioni Sotto sequestro a Marghera i «Depositi» dello scandalo DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE VENEZIA — I «Depositi Costieri Alto Adriatico» di Marghera, uno dei centri vitali del contrabbando di prodotti petroliferi, sono stati posti sotto sequestro cautelativo dallo Stato. Gl'impianti, appartenenti a Bruno Musselli e Mario Milani, l'uno latitante, l'altro in carcere a Fossano con pesanti accuse, non potranno riprendere l'attività a meno che qualcuno non versi all'erario una somma consistente: alcune centinaia di milioni. Lo Stato vuole garantirsi dalla truffa subita. C'è maretta anche alle dogane di Venezia, il cui personale ha deciso lo sciopero. Si rifiuta di prestare gli straordinari. Ciò significa che i funzionari non controlleranno le aziende esterne. Spiega il direttore delle dogane veneziane, Francesco Ferrante: «72 personale è in numero ridotto, non ce la fa a svolgere i compiti previsti, qualcuno dovrà intervenire'. Ma il blocco degli straordinari in questo periodo, dopo la scoperta del traffico illecito dovuto anche al mancato controllo dei doganieri, suscita perplessità. Come mai in precedenza lo stesso personale non trovava da ridire sulle carenze di organico? Da Venezia si attendono di ora in ora le conclusioni dell'inchiesta affidata al sostituto procuratore generale Fortuna. Un'inchiesta «sommersa» per ora, visto che ben poco è filtrato dalle maglie del segreto istruttorio. I magistrati della città lagunare non si sono lasciati scappare la benché minima indiscrezione. Quanti arrestati, quante comunicazioni giudiziarie? Un riserbo inspiegabile per molti che attendono tuttavia le novità nel momento in cui il voluminoso fascicolo di Fortuna passerà per la formalizzazione nelle mani di un giudice istruttore di cui non si conosce il nome. Buone notizie arrivano da Milano per il giudice di Treviso Felice Napolitano, cui spetta il merito delle prime indagini sullo scandalo dei petroli. Il p.m. di Milano Luigi Fenizia ha infatti chiesto il proscioglimento dalle accuse presentate contro il magistrato trevigiano. Su di lui pendevano tre denunce: la prima da parte del generale Donato Loprete, ora latitante, per abuso di potere: la seconda dall'avv. Wilfredo Vitalone, difensore del Loprete e fratello del senato- re de, per violenza privata: la terza dell'avvocato di Padova, Scanferla, difensore di Bruno Musselli, per violazione del segreto d'ufficio. Il sostituto procuratore Fenizia ha chiesto il proscioglimento da tutt'e tre le accuse e molto probabilmente in tal senso concluderà il giudice istruttore. Sui collegamenti tra il vertice della Guardia di Finanza e l'organizzazione del contrabbando c'è da segnalare una dichiarazione del generale Vittorio Emanuele Borsi di Parma, comandante delle Fiamme Gialle prima del generale Giudice. Come avvenne la sua sostituzione? «Lo appresi per caso dalla televisione — ha dichiarato Borsi —. Era il 30 luglio del '74. Mi avevano chiesto una proroga di un anno, ero disposto ad accettare. Poi apprendo dalla tv la mia sostituzione. Mi informo meglio e scopro che il generale Giudice, mio successore al comando della Guardia di Finanza, non era compreso nella terna di nomi proposti dai ministri delle Finanze e della Difesa-. Il generale Borsi preferisce non trarre conclusioni, ma lo spaccato da lui aperto lascia molti interrogativi. Presidente del Consiglio era allora Mariano Rumor, alla Difesa c'era Andreotti, alle Finanze Tanassi. Ora Borsi fa il pensionato. Un altro ex capo delle Fiamme Gialle, il generale Fornara, lasciata la divisa ha preferito lavorare nella Sarom del petroliere Attilio Monti. «Afi dispiace — ha concluso Borsi — che in questo scandalo sia coinvolta la Guardia di Finanza. Ma non bisogna fare di ogni erba un fascio. Nel Corpo gente seria e onesta ce n'è e nella grande maggioranza'. Guido J. Paglia

Luoghi citati: Fossano, Milano, Padova, Treviso, Venezia