Dove arriva l'uomo senza qualità?

Dove arriva l'uomo senza qualità? f L'ARTE DELLA BELLA SCRITTURA E ALTRE COSE SCOMPARSE Dove arriva l'uomo senza qualità? Non so se nei programmi delle scuole primarie ci sia ancora la voce calligrafia, cioè l'arte del bello scrivere. Ma vedo nei moduli postali la raccomandazione: scrivere a macchina o a stampatello, e in quelli bancari «firma leggibile»: quest'ultima vale per gli sconosciuti, perché i clienti noti sogliono sottoscrivere, con un ghirigoro, uno sgorbio, illeggibile ai profani; e anche la giurisprudenza in materia di testamenti ammette il valore di quello sgorbio, una volta provato ch'era quello che usava sempre il defunto. E' naturale che sia così: la macchina da scrivere è divenuta di uso universale, e se c'è qualcosa che stupisce è che un certo misoneismo non introduce l'insegnamento della dattilografia fin dall'ultimo anno delle scuole primarie, come strumento necessario. Ed è anche un misoneismo, che fa sì che si consideri sconveniente l'uso della dattilografia nelle lettere alle più alte personalità, o in quelle di condoglianze, o nelle sempre più rare lettere tra fidanzati o amanti (un tipo di epistolari, che appartiene al passato, perché ormai sono scomparse le lettere quotidiane tra coniugi o amanti lontani). Ci si telefona e spesso delle persone con cui si hanno più frequenti rapporti si conosce e si annota nel carnet il numero di telefono, anziché l'indirizzo: sicché se il numero telefonico muta, non si riesce più a rintracciare l'antico corrispondente. Nell'insieme siamo di fronte a qualcosa che ci ha reso più comoda la vita: la bella scrittura, nitida, era di pochi: l'ho trovata più di frequente nei vecchissimi, la ricordo in prozìi che avevano appreso a scrivere intorno al 1850, quando nelle scuole primarie era materia essen¬ ziale, e maestri e maestre abbondavano in suggerimenti sul pennino da usare (si fabbricano ancora pennini?) e si gloriavano se riuscivano a ottenere che tutte le scritture degli scolari si assomigliassero. Ma da molti anni le rare lettere scritte a mano che ricevo sono un tormento alla lettura, ci si consulta con chi ci è vicino a comprendere ogni parola, e si rimpiangono i tempi in cui c'erano i calligrafi dei re e quelli della consulta araldica, a rendere agevole la lettura ai destinatari. 1 soli a deplorare la macchina da scrivere sono gli studiosi di storia. Giorgio Bourgin, direttore degli archivi nazionali francesi, affermava di riconoscere subito l'autore di qualsiasi appunto, o minuta non firmata, a partire dal 1600 in poi, fino all'avvento della macchina da scrivere: con questa, lo scritto non firmato è veramente anonimo. Ma si tratta di una molto limitata serie di studiosi, la ricerca storica mi pare occupi un numero sempre minore dei giovani di oggi. Tutto questo non avrebbe che il limitato interesse proprio ai continui mutamenti di abitudini e di tenore di vita che si accompagnano alla meccanizzazione, e alla ricerca di un tenore di vita più comodo. Ma vi scorgo qualcosa di più: l'inesorabile processo verso la perdita delle caratteristiche, piccole e grandi, che hanno sempre distinto individuo da individuo, questo livellamento degli uomini nel comportamento, nel vestire, nel parlare. Per fortuna c'è un limite, fissato dalla natura, che non è coercibile e ci darà sempre gl'impulsivi e i riflessivi, i miti e i violenti, i sensuali e i casti, gl'intelligenti e gli sciocchi. A. C. Jemolo

Persone citate: A. C. Jemolo, Giorgio Bourgin