La legge vieta le prove pericolose sugli uomini-cavia per medicinali di Renato Rizzo
La legge vieta le prove pericolose sugli uomini-cavia per medicinali Inchiesta sugli studenti di Pavia che si offrivano a 50.000 lire al giorno La legge vieta le prove pericolose sugli uomini-cavia per medicinali TORINO — Nella nostra società è facile trovare un operaio che, a tempo perso, faccia rimbianchino o il meccanico, un funzionario di banca che operi privatamente come consulente fiscale, un insegnante che, al di fuori della sua attività statale, lavori «part-time' in un'impresa editoriale. La crisi economica e le scarse motivazioni ideali di certe attività sono una potente molla che può indurre a cercare in una seconda occupazione un'integrazione allo' stipendio e una maggiore gratificazione morale. Ci sono uomini, ad esempio, clie, per raggiungere questi obiettivi, scelgono di fare da cavia per provare nuovi farmaci, proprio come sono costretti a fare, ogni anno, migliaia di topolini bianchi nel laboratori di ricerca. I giornali ne hanno parlato in questi giorni riportando il caso di alcuni studenti di Pavia che, per 50 mila lire al giorno, si sottoponevano in cliniche ed ospedali ad inoculazioni o somministrazioni di nuove medicine; 'Volontari sani» che, con questa attività, consentono ai medici di completare, anche sotto il profilo clinico, il dossier d'un nuovo preparato già sperimentato su cavie animali per quanto riguarda gli aspetti farmacologici e tossicologici. Abbiamo tentato di appurare se anche nella nostra città esista questo «giro» silenzioso che, pur non violando la legge, guadagni sul proprio corpo denaro che odora di medicinale. Sembra che, da noi, non ci siano «uomini-topo»: la sperimentazione di nuovi farmaci avviene, negli ospedali e nelle cliniche, esclusivamente su degenti volontari. «Dire sperimentazione è esatto ma può far pensare a qualcosa di pericoloso e clandestino — osserva il direttore dell'ufficio propaganda della Schiapparelli —. Occorre spiegare la prassi seguita perché ci si possa rendere conto che questa pratica non presenta rischi neppure tra le pieghe». Questo l'iter burocratico e sanitario d'un nuovo preparato che esca da una casa farma¬ ceutica: il dossier, già articolato sui risultati delle prove su animali, viene inviato al ministero della Sanità che deve dare o no, l'autorizzazione perché la medicina venga sperimentata sull'uomo. «Il placet — commenta il funzionario —è assai difficile: al vaglio passa mediamente circa un nuovo preparato ogni dieci presentati». Se 11 ministero dà l'assenso il medicinale entra in clinica per essere provato al minimo dosaggio su un numero ristretto di cavie-uomo. I risultati tornano ancora all'organo superiore di Roma che decide se bocciare resperimento o autorizzarne di ulteriori. Le prove possono avvenire o su volontari sani o su degenti affetti dal male che il nuovo preparato intende curare: 'Attualmente — spiega il dottor Vogliolo, direttore sanitario delle Molinette — registriamo in un anno cinque o sei di questi esperimenti sui pazienti; neppure uno su volontari sani. I ricoverati, prima di essere sottoposti al trattamento, sono informati e possono rifiutare. Se accettano, firmano un documento». Nessun volontario sano in ospedale, nessuno in clinica. Lo esclude il prof. Lenti, direttore della clinica medica dell'Università: 'Solo sperimentazioni su degenti consenzienti. Al massimo può verificarsi il caso di qualche allievo o qualche studente che, volontariamente, provi su di sé un preparato». Su questo argomento, il parere del magistrato. Dice il pretore dottor Angelo Converso: «Le legge italiana si differenzia, in questo senso, da quelle d'altri Paesi. Negli Stati Uniti, ad esempio, certi nuovi farmaci, anche ad alta percentuale di rischio, sono provati su ergastolani o psicopatici. Addirittura sono consentiti interventi chirurgici menoma tori». 'L'articolo 5 del nostro codice civile vieta, invece, gli atti di disposizione del proprio corpo quando cagionino una diminuzione permanente dell'integrità fisica». Renato Rizzo
Persone citate: Angelo Converso, Schiapparelli, Vogliolo
Luoghi citati: Pavia, Roma, Stati Uniti, Torino
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