L'Urss non chiude la porta del dialogo

L'Urss non chiude la porta del dialogo Gli uomini di Reagan a Mosca L'Urss non chiude la porta del dialogo DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MOSCA — Non si può parlare di ottimismo, ma l'ultima giornata moscovita della delegazione Usa, venuta a saggiare le intenzioni del Cremlino verso Reagan, sembra avere disperso alcune delle nuvole che avevano oscurato l'orizzonte di questa missione. Da parte sovietica è stato concesso un incontro fra gli uomini di Reagan — l'ex consigliere per la sicurezza nazionale Brent Scowcroft, l'ex ambasciatore Usa all'Onu William Scranton e il braccio destro di Kissinger, Helmut Sonnenfeldt — e il vice presidente e membro supplente del politburo Vasily Kuznetsov; gli americani a loro volta hanno lasciato cadere il velo con cui avevano cercato, almeno sul piano formale, di mascherare la reale consistenza del loro incarico. Che cosa si sono detti gli uomini di Reagan e quelli di Breznev? Secondo l'agenzia Tass, che ha diramato una notizia di 13 righe nominando soltanto il capo delegazione Scranton e l'americanologo del Cremlino Georgy Arbatov, si è discusso «lo stato dei rapporti politici fra Urss e Stati Uniti le prospettive della limitazione delle armi strategiche, i problemi della sicurezza europea e i conflitti internazionali in varie regioni del mondo». Non un commento, non un'indicazione sul clima degli incontri. Gli americani, in una conferenza stampa, non hanno nascosto i contrasti e le incognite; ma dalle loro parole si può dedurre che la porta del dialogo non è chiusa. Durante i colloqui, gli «ambasciatori» Usa, ufficialmente a Mosca con la United Nations Association, hanno affrontato il problema dell'Afghanistan, sottolineando che l'invasione sovietica «è stata disastrosa per i rapporti Usa-Urss», e hanno aggiunto che Washington seguirà con attenzione l'atteggiamento sovietico in Polonia. «E' stato uno dei più tesi colloqui a cui io abbia partecipato — ha commentato Lincoln Bloomfield, ex esponente del National Security Council americano —. / russi si sono dimostrati molto pessimisti ». La delegazione ha anche affrontato il tema dei Salt-2, ha detto Scranton, ribadendo ai sovietici che nella sua forma attuale il trattato per la limitazione delle armi strategiche non sarà ratificato dal Congresso Usa. Dai russi, ha rivelato lo stesso Scranton, non è venuta alcuna indicazione di una disponibilità a rinegoziare il documento, come Reagan invece desidera. Ma, è stato aggiunto, «essi si sono detti estremamente interessati a riprendere il dialogo sul controllo degli armamenti». Durante gli incontri, hanno detto gli americani, i sovietici si sono lamentati della mancanza di continuità della politica estera americana. Ha riferito Scranton: «Ci hanno domandato come si possano fare progressi quando gli Usa cambiano atteggiamento ogni quattro anni o anche meno. Dirò a Reagan che Mosca si aspetta da lui il primo passo per la ripresa del dialogo». Fabio Ga'vano