A Torino altre tre persone in carcere Interrogato oggi il generale Giudice di Claudio Cerasuolo

A Torino altre tre persone in carcere Interrogato oggi il generale Giudice A Torino altre tre persone in carcere Interrogato oggi il generale Giudice Gli arrestati potrebbero essere molti di più: silenzio dei magistrati - Ultime battute dell'inchiesta sul primo troncone dello scandalo dei petroli - Rivelati particolari sulla truffa TORINO — Ultime battute per l'inchiesta del giudice Mario Vaudano sul «primo troncone» dello scandalo dei petroli, quello che ha preso l'avvio nel '77, partendo dai depositi della «Isomar» di Sant'Ambrogio di Susa, di proprietà di Cesare e Pietro Chiabotti, entrambi latitanti da più di tre anni. Oggi sarà depositata l'ordinanza di rinvio a giudizio per i Chiabotti e altri novanta imputati, coinvolti nel colossale giro di contrabbando e truffe ai danni dello Stato, con la complicità di funzionari dell'Utif (Ufficio tributario imposta di fabbricazione) e di ufficiali della Guardia di Finanza. Proprio mentre stava per chiudere l'inchiesta, il giudice Vaudano ha spiccato l'altro ieri tre mandati di cattura, già eseguiti. Sono finiti alle Nuove Antonio Villata, 41 anni, di Chieri, strada Valle Ceppi 8, titolare della «Petrosole» di Candiolo, Gian Battista Gambarini, 54 anni, titolare della «Sip» (Società italiana petroli) di Brescia e Sandro Lodigiani, 46 anni, responsabile dell'omonima ditta di Bergamo, tutti e tre soci •in affari» dei Chiabotti. Federico Gambarini, (fratello di Gian Battista) imputato nella stessa vicenda è stato interrogato ieri mattina da Vaudano. Si è costituito il 30 settem bre scorso. Si chiude il primo capitolo dello scandalo petroli ma l'inchiesta continua ad allargarsi. I magistrati trevigiani Labozzetta e Napolitano sono giunti ieri a Torino. Probabilmente oggi interrogheranno Raffaele Giudice, l'ex comandante delle Fiamme Gialle, contro il quale hanno spiccato quattro giorni fa un mandato di cattura. Domani i due magistrati dovrebbero interrogare il petroliere Marietto Milani. Sarà interessante leggere l'ordinanza del giudice Vaudano sulle truffe compiute da Chiabotti e soci. Nei capi di imputazione si parla di un •fiume» di petrolio imboscato: qualcosa come 2300 tonnellate. L'utile dei contrabbandieri relativo ai traffici avvenuti tra il '71 e 11 '76 dovrebbe aggirarsi su una decina di miliardi. Risultano falsificati non soltanto le migliaia di documenti di viaggio degli autotreni, gli .H-Ter 16», ma anche 150 verbali della Guardia di Finanza che avrebbe dovuto controllare operazioni mai avvenute nei depositi della «Isomar». I mandati di cattura spiccati contro i tre petrolieri arrestati l'altro ieri si riferiscono ai traffici tra le ditte di cui erano titolari e la «Isomar» di Sant'Ambrogio di Susa. Sarà compito del giudice spiegare il complicato meccanismo di queste truffe. Dalla «Lodigiani» partiva un quantitativo di gasolio diretto alla «Isomar», con documenti falsificati, ritornava alla «Lodigiani» con altri pezzi di carta fasulli mentre il carburante, la benzina, il gasolio destinato ad altri usi (agricolo, da autotrazione, per il riscaldamento) veniva piazzato sul mercato di contrabbando. Altrettanto facevano Villata dal suo stabilimento di Candiolo e Gambarini dalla «Sip» di Brescia. Lo stretto riserbo dei giudici dell'ufficio istruzione non ha consentito di verificare una notizia diffusasi ieri pomeriggio. Oltre ai tre petrolieri catturati sarebbero stati emessi altri mandati di cattura per tutti gli imputati accusati di reati che comportano pene superiori ai 15 anni di reclusione. Soltanto oggi sarà possibile saperne qualcosa di più. C'è un personaggio minore nella vicenda, un certo Maurizio Benelli, che si è costituito il 28 ottobre scorso al giudice Vaudano accompagnato dal difensore avvocato Macrl. Benelli è attualmente detenuto nel carcere di Biella ma era stato immediatamente interrogato dal giudice. Ha rivelato particolari interessanti. Faceva il «portaborse» dello zio, l'ex colonnello della Guardia di Finanza Gissi, per gli amici «Bibl». Aveva il delicato compito di versare assegni alla «Isomar» su ordine dello zio. Gissi. La mole di documenti falsificati e di verbali fasulli che passava dalla «Isomar» ha fatto si che la ditta fosse conosciuta nel giro dei contrabbandieri come la «cartiera». Benelli, che è personaggio minore in questa vicenda, è invischiato anche nell'ultima fase dell'inchiesta. E' stato ricompensato dallo zio che gli ha affidato un deposito petrolifero ad Agrate, dove ha conti¬ nuato a fare da tramite con la «Isomar». L'ufficio di Gissi e del suo socio Galassi, un altro ex colonnello della Finanza passato nelle file dei contrabbandieri, era a Milano, nella Galleria De Cristoforis. A due passi c'è la sede della «Siplar», la ditta che riceveva il prodotto di contrabbando dal «Deposito costiero Alto Adriatico» di Porto Marghera di proprietà dei petrolieri Musselli e Milani. L'inchiesta appena conclusa, quella sui Chiabotti, è soltanto la punta di un «iceberg» di dimensioni inquietanti. Claudio Cerasuolo