Il generale Ferrara: «Uno scambio per Moro avrebbe avuto drammatici riflessi nel Paese» di Sandra Bonsanti

Il generale Ferrara: «Uno scambio per Moro avrebbe avuto drammatici riflessi nel Paese» Ascoltati dalla Commissione anche Signorile e l'avvocato Guise Il generale Ferrara: «Uno scambio per Moro avrebbe avuto drammatici riflessi nel Paese» L'ex vice comandante dei carabinieri: «In via Fani le forze dell'ordine persero cinque uomini» ROMA — I membri della commissione Moro cercano di esaurire i temi della trattativa e delle possibilità di salvare il leader de. Ieri si sono udite ancora le voci di coloro che ritenevano possibile e necessario uno scambio. L'onorevole Signorile ha parlato dei suoi incontri con gli autonomi, l'avvocato Guiso invece di quelli con Curcio e le Br. Ma il generale Ferrara, ex vicecomandante dei carabinieri, ha raccontato le preoccupazioni che espose a Craxi nel momento in cui era impegnato nella linea della trattativa: «Se lo scambio va in porto — avrebbe detto — ci saranno conseguenze drammatiche perii Paese. Non dimenticatevi che le forze dell'ordine hanno perso cinque uomini a via Fani». Claudio Signorile non ha letto una relazione, come fece Craxi, ma ha risposto subito alle domande dei commissari. In sostanza l'impostazione delle sue affermazioni si è attenuta alla linea del memoriale di Craxi: non vi erano certezze di poter salvare Moro, ma bisognava tentare. Signorile ha spiegato quanti e su quali argomenti furono i suoi incontri con Franco Piperno, a cominciare dalla seconda metà di aprile fino all'ultimo, avvenuto il 5 maggio. Come già aveva detto ai magistrati romani, Signorile ha ricordato che il contatto con Piperno avvenne tramite il direttore de L'Espresso, Livio Zanetti e un redattore del settimanale, Mario Scialoia. Perché proprio Piperno? gli hanno chiesto i commissari. -Non perché fosse ritenuto un tramite con le Br, ma perché sembrò il più disponibile a occuparsene. Fu qualcosa di simile a un consulente». Le contestazioni sono venute soprattutto da parte dei commissari del pei. E' stato chiesto a Signorile per quale motivo non mise subito al corrente la magistratura dei passi che aveva intrapreso. Signorile ha risposto che per lui Piperno era un cittadino qualsiasi. Quando poi scoppiò l'affare Morucci-Faranda e si seppe dei collegamenti fra Piperno e i due brigatisti, allora Signorile fu ascoltato subito dal sostituto procuratore Sica. Ma già dal 9 maggio i socialisti, tramite l'avvocato Vassalli, avevano fatto sapere alla procura di Roma di essere disponibili a fornire tutte le informazioni Signorile ha poi insistito sul fatto che anche altri partiti ebbero incontri con gli autonomi. Qui sono insorti i democristiani chiedendo al deputato del psi di fare i nomi dei partiti e degli autonomi. Ma Signorile si è rifiutato e queste sono state le battute pifi calde dell'incontro. Si è parlato anche di Metropoli: la rivista di Piperno, nel celebre fumetto sul caso Moro, si dilungò a tratteggiare Signorile (appena camuffato da un paio di baffi) mentre era a colloquio con Fanfani: colloquio effettivamente avvenuto il 7 maggio. Ma Signorile ha voluto precisare che quell'incontro non fu il risultato di quello suo con Piperno (di due giorni prima) bensì avvenne nell'ambito piti generale della linea favorevole alle trattative Il generale Ferrara, attuale consigliere militare di Pertini, si è soffermato a lungo sul fenomeno del terrorismo. Ha liimiilllilliililiiiiliiiiiiiiiiiiin inumimi detto che non si può proprio cantar vittoria e che, nel futuro i successi potranno venire non tanto da un'amnistia quanto piuttosto da provvedimenti in favore dei terroristi che si costituiscano spontaneamente alla giustizia. Dopo aver affermato che lui spiegò a Craxi quanto fosse «pericolosa» la linea della trattativa, il generale ha detto che conosceva bene il maresciallo Leonardi, della scorta di Moro. Ma da lui non ricevette mai confidenze preoccupate per la sicurezza di Moro. Ferrara ha poi smentito la vedova del maresciallo che in commissione aveva sostenuto che il marito riferiva periodicamente proprio al generale Ferrara. E' stato poi il turno di Guiso. Una seduta che si prevedeva lunga e «calda» fin dall'inizio. Le cose da chiedere all'avvocato difensore dei brigatisti erano molte e tutte centrate sul problema: fino a che punto ciò che l'avvocato riferiva uscendo dai colloqui coi suoi assistiti erano «suggerimenti» per una linea di trattativa e non piuttosto anche indicazioni al gruppo terroristico esterno? L'aw. delle Br, imperturbabile, ha continuato per ore a sostenere la tesi che lo scambio «uno contro uno» avrebbe salvato la vita del prresidente della de. Sandra Bonsanti

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