Omicidio alla trattoria Baffone: la corte sospende il processo e chiede nuove prove

Omicidio alla trattoria Baffone: la corte sospende il processo e chiede nuove prove Il pm aveva chiesto due condanne all'ergastolo e una a 27 anni di carcere Omicidio alla trattoria Baffone: la corte sospende il processo e chiede nuove prove Il colpo di scena dopo due ore e mezzo di riunione in camera di consiglio - Il principale accusato per l'assassinio di via Germanasca sarà sottoposto a perizia sulle sue «capacità visive» - Tutto rinviato a nuovo ruolo Sorprendente decisione dei giudici della prima sezione della Corte d'Assise che ieri pomeriggio dovevano emettere la sentenza contro Beppe Jannelli, Giuseppe Carnevali e Giovanni Delli Carri, accusati di aver ucciso a colpi di pistola nella trattoria «Baffone» di via Germanasca Franco Imperio, soprannominato «l'infame», perché ritenuto confidente della polizia. Dopo oltre 2 ore e mezzo di camera di consiglio la Corte ha rinviato a nuovo ruolo il processo con un'ordinanza che annulla un'istruttoria durata due anni ed una settimana di udienze. I giurati hanno chiesto un supplemento di indagini: si dovrà accertare con una perizia medico-ottica il grado di miopia di Beppe Jannelli, che secondo l'accusa è stato l'autore materiale del delitto. In particolare, i periti dovranno stabilire se, nonostante la sua scarsa vista, Jannelli fosse in grado di centrare a distanza di alcuni metri l'Imperio. Inoltre, la giuria ha richiesto una planimetria accurata dell'interno del «Baffone» e l'esatta ubicazione dell'apparecchio telefonico a gettoni accanto al quale fu colpito l'Imperio dal killer che aveva fatto irruzione nel locale. L'ordinanza prevede ancora un accertamento: chiarire dove abitavano gli imputati all'epoca del crimine (maggio '76) e se è stato Jannelli ad affittare presso l'agenzia immobiliare «Nereo» un appartamento in via Mongrando. La decisione della Corte è giunta inaspettata cogliendo di sorpresa gli accusati e gli stessi difensori, avvocati Gallo. Arricò. Treggiani ed i patroni di parte civile avv. Ennio ed Andrea Galasso. Il p.m. Marabotto aveva concluso la requisitoria con pesanti richieste: ergastolo per Jannelli e Carnevali e 27 anni per Delli Carri. I tre erano rientrati in aula molto tesi, forse s'erano già preparati al peggio. Quando hanno sentito il presidente Barbaro dire 'acquisizione di nuove prove* si sono guardati in faccia stupiti. Jannelli ha commentato: «Bene, bene significa che non hanno le prove per condannarci*. Delli Carri ha aggiunto: 'Dovremo aspettare altri mesi per ottenere giustizia. Comunque, meglio così*. Contento pure il Carnevali. Ldegli imputati è motivata: l'ordinanza della Corte però non dovrebbe creare facili ottimismi. Essa ha un senso preciso: i giurati si sono resi conto che le prove emerse dall'istruttoria e dal dibattimento non erano sufficienti per giustificare condanne alla massima pena o comunque molto dure. E' evidente d'altronde che non se la sono sentita di mandare assolti, per insufficienza di prove, i tre. Il rinvio del processo in ogni caso non schiuderà le porte del carcere, per decorrenza dei ter¬ mini di detenzione preventiva, a Jannelli, già condannato all'ergastolo, e agli altri due. In Corte d'Assise dell'assassinio di Franco Imperio si tornerà a parlare tra molto tempo: bene che vada il giudizio ricomincerà daccapo tre non meno di un anno. * E' ripreso in corte d'assise d'appello il processo contro la banda ritenuta responsabile del sequestro-omicidio di Mario Ceretto. Lunedi scorso una improvvisa malattia del principale imputato Giovanni Caggegi, accusato dell'assassinio, aveva costretto i giudici ad un breve rinvio. Ieri mattina, Caggegi ha rinunciato a comparire e hanno parlato i difensori di Antonio Zucco, avvocato Rossomando e di Rocco Ferraro, avvocato Galasso. Ha detto Rossomando: 'Zucco è stato implicato in questa vicenda, soltanto perché indicato come uomo di fiducia di Rocco Lo Presti, altro imputato di questo processo per il quale il rappresentante dell'accusa ha chiestola conferma della sentenza di assoluzione con formula ampia data dai giudici di primo grado. Il sospetto che fosse presente ad una certa conversazione in un bar lo ha tenuto in carcere due anni, in attesa della sentenza di primo grado: L'avvocato Galasso, difensore di Rocco Ferraro, ha ricordato ai giudici popolari che *fu Caggegi, in una delle sue numerose "sortite" processuali a indicare Ferraro come partecipante al sequestro. Era una manovra orcìiestrata per inquinare le prove. Le accuse di Caggegi, come sempre, non indicano circostanze, né precisano i moli dei porteci punti, né le singole responsabi-. lità*. Nel pomeriggio hanno parlato gli avvocati Dal Fiume e Altara per Michele Bocco, chiedendo la conferma della sentenza di assoluzione. Li n nel li e Giuseppe Carnevali in attesa della sentenza