Montedison chiude a Massa e Limite
Montedison chiude a Massa e Limite Licenziati 916 lavoratori Montedison chiude a Massa e Limite In difficoltà la Diag -1 sindacati: «Non si vogliono adottare misure antinquinamento» MASSA — Ore cruciali per la sorte dello stabilimento Montedison-Diag, di Massa Carrara, fermo dal 17 agosto scorso, quando una nube tossica, causata dal guasto di una apparecchiatura, gettò l'allarme in tutta la Versilia. La Montedison infatti ha comunicato ai sindacati la decisione di chiudere l'impianto per la produzione dei fitofarmaci. Significa il licenziamento in blocco dei 648 dipendenti ora in cassa integrazione, ai quali andrebbero ad aggiungersene altri 268, che lavorano al centro collegato per le ricerche e la programmazione di Linate (Milano). L'avvio della procedura è immediato, con effetto dal 17 novembre, lunedi, data che coincide con il trimestre di cassa integrazione. La Montedison attribuisce la drastica ■decisione alla «constatata mancanza delle condizioni operative ed economiche per la gestione dell'attività industriale del settore antiparassitari, in una situazione di crisi non sopportabile ulteriormente^. I sindacati, gli enti locali, la Regione Toscana si oppongono. Nell'ambiente sindacale (l'altra settimana c'è stata a Carrara una grossa manifestazione operaia nella quale la Pule nazionale si è impegnata per la difesa dell'impianto di Massa Carrara) si sostiene che si è di fronte «od un braccio di ferro fra la Montedison, gli enti locali e regionali, l'autorità sanitaria per non affrontare quelle spese che sono ritenute indispensabili per dare sicurezza agli impianti'. La commissione sanitaria ministeriale, che ha compiuto vari sopralluoghi nella zona massese per accertare i livelli di polluzione derivanti dai fitofarmaci prima di pronunciarsi in maniera definitiva, ha infatti «consigliato» alla Montedison di approntare presso la Diag alcune apparecchiature di sicurezza, che risulterebbero assai costose. «Siamo di fronte al ricatto-, dicono alla Fulc, sottolineando che la motivazione della Montedison per i licenziamenti non trova giustificazione se non nel fatto che l'a¬ zienda non intende adottare quelle ulteriori misure di sicurezza per la salute pubblica indicate dalla commissione ministeriale. Negli ambienti Montedison si ribatte che la chiusura dello stabilimento di Massa e del centro di Linate è dovuta a motivi esclusivamente economici. Si accenna ad una perdita che quest'anno dovrebbe aggirarsi sui 230 miliardi di lire. Si ammette che sino al giugno scorso la gestione era in sostanziale pareggio, ma si sostiene che una brusca svolta congiunturale avrebbe peggiorato nettamente l'andamento della Diag. Le difficoltà di mercato e di gestione renderebbero insomma impossibili per la società ulteriori spese per la sicurezza. Massa si trova dunque a dover fare una scelta decisiva: accettare l'industria e l'occupazione dei suoi lavoratori, comporterebbe infatti il rischio di inquinamenti che sembrano ben più gravi di quanto si potesse prevedere all'indomani della famosa «nube» (il consiglio superiore della Sanità ha dichiarato la insalubrità di «prima classe» per lo stabilimento). Intanto si annunciano nuovi pericoli. La falda freatica a valle dello stabilimento sarebbe avvelenata da zolfo organico, manganese e fosforo organico: Il pretore ha ordinato il sequestro di un migliaio di pozzi che forniscono l'abitato. 11 magistrato, al momento, procede «contro ignoti».
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