Una duna in cemento a Selinunte per nascondere le ville abusive?
Una duna in cemento a Selinunte per nascondere le ville abusive? Dovrebbe proteggere la zona archeologica da obbrobri edilizi Una duna in cemento a Selinunte per nascondere le ville abusive? La proposta, senza precedenti, ha suscitato vivaci polemiche - Gli oppositori hanno raccolto 2340 firme per bloccare «l'artificiosa ed opprimente barriera paesaggistica» TRAPANI — Alcuni architetti pensano di realizzare una futuristica duna in cemento armato ai margini del parco archeologico di Selinunte, a Castelvetrano. Si riuscirebbe cosi a mascherare la vista di parecchie villette obbrobriose, costruite abusivamente accanto alla celebre zona archeologica Se n'è discusso in un convegno: durante i lavori, sugli urbanisti sono piovute piogge di accuse, non ultima quella di volere utilizzare come cavia il territorio di Selinunte, un'antica città, che fu tra le più potenti dell'isola e le cui fortificazioni crearono non pochi problemi ai Cartaginesi, al tempo delle guerre puniche. Esperto ed autorevole, secondo i suoi estimatori, e despota e assolutista per gli avversari, l'ago della bilancia è il professor Vincenzo Tusa. 62 anni, originario di Messina, soprintendente alle antichità e ex consigliere provinciale del pei a Palermo. Tusa ha avallato il progetto della grande duna a suo tem¬ po e lo ha difeso anche adesso, durante il convegno, nonostante le 2340 firme che gli oppositori hanno apposto in calce ad una petizione popolare. 'Qui si vuol fare danno-, ha tuonato l'ex senatore della sinistra indipendente Ludovico Corrao, sindaco di Gibellina, insieme a Castelvetrano uno dei paesi terremotati della valle del Belice entro il cui perimetro sorgono le rovine di Selinunte. I tecnici hanno definito la duna in cemento armato un insieme di 'rilevati in terra con andamento planivolumetrico, tali da costituire schermo visuale-. Ma gli oppositori hanno presto trovato espressioni altrettanto ricercate per sorreggere il loro «no»: l'hanno infatti chiamata -artificiosa e opprimente barriera paesaggistica, che accentuerebbe il contrasto cui s'intende ovviare, e costituirebbe un abnorme strumento di degrado-. A Castelvetrano, una cittadina arricchita dai progressi dell'agricoltura e dai successi di un turismo basato sull'archeologia e sul mare pulito, attorno al caso c'è grande contrasto. Sul dibattito hanno pesato la situazione ambientale e politica, non ultimo, il clima d'insicurezza e paura dopo l'assassinio in settembre del sindaco democristiano Vito Lipari, 44 anni, vice-segretario provinciale e leader doroteo. Abbattuto con cinque colpi di rivoltella, mentre dalla sua villetta a mare in auto si recava in comune, il dottor Lipari era stato aspramente criticato dall'opposizione (specie dal pei) per il possibilismo manifestato verso un redditizio progetto urbanistico di un villaggio turistico, il «Kartibubbo», a due passi dal parco archeologico. A due mesi dall'omicidio, rimasto senza spiegazione perché ignoti sono ancora man- danti ed esecutori materiali, adesso Castelvetrano si accende per la disputa sulla duna. Stavolta, però, il fuoco delle accuse non esce dalle armi ma dai microfoni di un dibattito. Antonio Ravidà
Persone citate: Antonio Ravidà, Ludovico Corrao, Vincenzo Tusa
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