Napoli: allarme dei giudici «la mala ha uno strapotere» di Liliana Madeo
Napoli: allarme dei giudici «la mala ha uno strapotere» Magistrati e negozianti martedì faranno sciopero Napoli: allarme dei giudici «la mala ha uno strapotere» I sostituti procuratori non si sentono protetti «contro una delinquenza che fa quello che vuole» - I racket intimidiscono commercianti e imprenditori DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE NAPOLI — Nello stesso giorno, martedì prossimo, i sostituti procuratori si asterranno dal lavoro per protestare contro la mancanza di misure di sicurezza e prevenzione nei loro confronti, e la città resterà senza pane, con i negozi chiusi e le insegne luminose spente, per protestare contro il racket che intimidisce commercianti, imprenditori e semplici cittadini, contro lo sfrenato abusivismo e i guasti prodotti dalla recrudescenza della malavita organizzata. Le due decisioni, prese dalle categorie interessate dopo allargati dibattiti, sono state precedute dall'assassinio del medico comunista Domenico Beneventano, ucciso da una banda che poteva contare su larghi mezzi per portare a termine — forse su commis¬ sione, ma i mandanti sono ancora sconosciuti — l'impresa. Sono tre vicende che riconducono a un unico nodo irrisolto: il rapporto tra cittadini e criminalità, la debole risposta che le istituzioni trovano per la malavita organizzata e il sospetto che il mondo del crimine goda dei vantaggi derivanti da questi ritardi, da una rete allargata di ambigue complicità o connivenze. «Più che un rapporto è uno scontro diretto e frontale quello che noi ogni giorno affrontiamo, con una malavita che sa quello che vuole e fa quello che vuole — dice un sostituto procuratore —. Mentre noi, sema ottenere nulla, da mesi sollecitiamo elementari misure di sicurezza per poter continuare a fare il nostro lavoro». Erano state chieste auto blindate. Altre procure ne sono state dotate in misura superiore. Qui sono quattro in tutto, e le scorte sono state ritirate da mesi. L'accesso a Castel Capuano, dove si trov«*o tutti gli uffici giudiziari, è disordinato, sottoposto a controlli saltuari e superficiali. Nei cortili stazionano familiari di camorristi che tranquillamente ingiuriano e minacciano i magistrati. Le aule non sono presidiate né all'esterno né all'interno. Così è successo che, alla lettura della sentenza, gli imputati si siano scagliati contro i giudici percuotendo, insultando, tentando di aggredirli. In un'aula, dove si sta celebrando il processo al boss Raffaele Cutolo e alla sua banda, gli imputati si levano a volte i pantaloni per umiliare una giovane donna in toga e il principale imputato si rivolge al presidente apostrofandolo: «A voi facciamo l'onore di rispondere, ma quella li è inutile che faccia domande». •E'vero, fino a qualche tempo fa la delinquenza comune non attaccava i magistrati. Oggi, purtroppo, casi del genere non sono rari. La malavita non è meno terribile dei terroristi» ammette il procuratore generale, dottor Angelone. Il capo della procura manca da questa estate e il nuovo capo non è stato ancora nominato. «Questo è un ufficio delicato e complesso, che non può non risentire della mancanza di un capo — aggiunge il procuratore generale —. E' uno dei fenomeni incresciosi che rivelano come funziona la giustizia. Non è mai avvenuto che una grande città sia rimasta senza prefetto. Ciò capita invece nell'ambito dell'amministrazione giudiziaria, e in una procura che attraversa un moti, luto di lavoro particolarmente pesante. C'è a Napoli un allarmante rilancio di estorsioni, in prevalenza a danno di commercianti. L'entità del fenomeno non è ancora quantificabile». Aggiunge ancora l'alto magistrato: «Le bande si sono divise la città in territori di competenza. Le più organizzate pretendono anche le tangenti più alte. Le altre si accontentano di decine di migliaia di lire al mese. Ma l'angoscia in cui cadono le vittime, il silenzio in cui si trincerano, sono preoccupanti. Per sconfiggere questi malviventi, invece, abbiamo bisogno della collaborazione dei cittadini. Noi ricorreremo sempre più alla legge antimafia, stabilendo ad esempio il confino obbligatorio per persone i cui cespiti non sono chiari e che conducono un elevato tenore divita». I sostituti procuratori che si trovano su questa «trincea avanzata» fanno osservare: -Non basta mandare la gente al confino. Questa estate il provvedimento è stato preso per trenta-quaranta persone: sette-otto sono morte, una — la vedova Moccia — in ottobre stette per una decina di giorni tranquillamente a Roma a organizzare una rapina di 400 milioni alla Montefibre, per cui è stata arrestata. Né basta mandare in galera: dal carce¬ re escono indicazioni per assassini, estorsioni, ferimenti, da compiersi in altre carceri e all'esterno, magari con il coinvolgimento di organismi carcerari; dal carcere si esce in libertà provvisoria, grazie a compiacenti certificati medici. C'è una sproporzione troppo grande tra noi e loro. L'isolamento in cui noi siamo lasciati deve essere spezzato». T magistrati ricordano ancora: «Ci vogliono dieci anni per fare un processo. A Pianura — 65 mila abitanti, uno sfrenato abusivismo edilizio e un racket prosperoso — c'è una sola stazione dei carabinieri con un maresciallo e due militari Ci sono pregiudicati che girano con auto blindate, giubbetti antiproiettile e scorta. Ci sono imputati che ci dicono, durante gli interrogatori: "Dottore, statevi attento, noi faremo i conti dopo". Per dare un'idea del giro delle minacce e dei ricatti: la Montefibre ha rinunciato a costituirsi parte civile contro i presunti responsabili della rapina ai suoi danni, l'assessore ai cimiteri è stato arrestato per implicazioni col racket dell'estinto, a ritirare le tangenti vengono mandati bambini e persone che hanno già subito estorsioni». T sostituti procuratori di Napoli sono quaranta. Negli ultimi due anni se ne sono andati via quasi venti. Liliana Madeo
Persone citate: Angelone, Capuano, Domenico Beneventano, Magistrati, Moccia, Raffaele Cutolo
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