Segreti e macchine da guerra al servizio di Ludovico il Moro di Alfredo Venturi

Segreti e macchine da guerra al servizio di Ludovico il Moro Segreti e macchine da guerra al servizio di Ludovico il Moro Martedì si presenta a Milano l'edizione in facsimile del Codice Trivulziano - Leonardo lo avrebbe riempito tra il 1487 e l'88 - Disegni, progetti bellici, aforismi, elenchi di vocaboli: cercava un linguaggio adeguato al rinnovamento tecnologico di cui era protagonista MILANO — «I sensi sono terrestri, la ragione sta for di quelli quando contempla». Ingegnere ducale a Milano agli ordini di Ludovico il Moro, Leonardo da Vinci esprime così la caratteristica fisicità della sua visione intellettuale. E'una delle cento pagine di quel fascinoso libretto autografo di appunti e disegni che va sotto il nome di Codice Trivulziano, e di cui martedì prossimo sarà presentata l'edizione in facsimile. Curata dall'Arcadia e dal gruppo editoriale Electa, costa 120 mila lire; 700 mila la preziosa edizione numerata. Emozione Per l'occasione l'originale sarà mostrato nelle sale della Biblioteca Trivulziana, alla rocchetta del Castello Sforzesco: in teca di cristallo a prova di proiettile con tanto di carabinieri a guardia del cimelio. Pareva che dovesse venire a Milano per la stessa occasione un altro libro autografo leonardesco di cui molto si parla, quel Codice Leicester che a dicembre scatenerà a un'asta londinese un'impressionante girandola di miliardi: ma non se ne farà nulla, il Leicester lascerà Londra soltanto dopo la vendita, se l'acquirente sarà straniero. Eccoci ora alle prese con la sottile emozione di sfogliare il Codice Trivulziano. E' di carta robusta, bianca, un po' ingiallita, rilegato da una pergamena che lo chiude a portafoglio. La grafia è quella caratteristica di Leonardo, sinistrorsa e rovesciata, per leggerla ci vuole uno specchio. I disegni sono lievemente incisi con una punta metallica, poi ripassati a penna. Ci sono bei profili di vecchi la sagoma di un danzatore, studi per il tiburio del Duomo, le tradizionali macchine da guerra. Questo documento non ha il carattere sistematico di altri autografi leonardeschi, come il Codice A tlantico che è nella vicina Biblioteca Ambrosiana, o il Codice di Windsor che appartiene a sua maestà britannica, o il Leicester che verrà messo all'asta. Questo è un libretto di appunti, «unico nel suo genere», dice Giulia Bologna direttrice della Biblioteca Trivulziano. Leonardo lo riempì probabilmente fra il 1487 e il 1488, cioè fra il quinto e il sesto anno del suo primo soggiorno milanese, che durò quasi un ventennio. Il Codice Trivulziano ha avuto vita travagliata. Si sa che nel 1637 un patrizio milanese lo cede alla Biblioteca Ambrosiana, ma poi ci ripensa e se lo riprende indietro. Nel 1750 il principe Carlo Trivulzio lo acquista da un tale di Novara in cambio di un orologio d'argento: ciò che dimostra insieme l'alto senso degli affari di una certa nobiltà lombarda e la sensibile evoluzione nel tempo delle quotazioni di questi cimeli Così il codice entra nel patrimoìiio dei Trivulzio, e nel bel palazzo di piazza Sant'Alessandro nel cuore di Milano. Verso la metà degli Anni Trenta di questo secolo il principe Luigi Alberico è alle prese con notevoli difficoltà finanziarie, cui non è estranea la sua passione per il gioco e le belle donne. Decide così di vendere biblioteca, arazzi quadri: e si accorda con il Comune di Torino. Ma interviene in extremis la municipalità milanese a far rompere un contratto già acquisito: Torino dovrà accontentarsi di un Antonello da Messina e di un prezioso Libro d'ore tedesco. Con il contributo di privati, Milano versa al Trivulzio dieci milioni di lire, che quarantacinque anni fa corrispondevano ad alcuni dei nostri inflazionati miliardi di oggi Nasce cosi la Biblioteca Trivulziana, 1500 manoscritti di cui centotrenta magnificamente miniati (c'è anche un codice dell'ottavo secolo), duemila incunaboli ottantamila volumi a stampa fra il '500 e il '700. Un gioco Il libretto d'appunti di Leonardo occupa evidentemente un posto d'onore in questa straordinaria collezione milanese. La sua caratteristica più rilevante è il fatto che, ancor più di altri codici contiene accanto ai disegni agli studi agli aforismi alle annotazioni, lunghi elenchi di vocaboli Si sono fatte varie ipotesi fra cui quella che Leonardo avesse progettato un dizionario scientifico, o quella estremamente suggestiva che intendesse avviare studi di filosofia del linguaggio. La verità, dice Augusto Marinoni specialista di codici leonardeschi e prefatore alla nuova edizione del Trivulziano, è insieme più banale e più umana. Leonardo trentacinquenne stava semplicemente aggiornando la sua preparazione letteraria. Una preparazione scarsa. Fa un certo effetto segnare con la matita blu, metaforicamente s'intende, il quaderno di Leonardo da Vinci Ma il genio scrive Archimenide al posto di Archimede, confonde Catone con Cicerone, si produce in una serie di sviste ortografiche. Marinoni spiega che spesso e a torto s'inquadra Leonardo nella tradizione della cultura umanistica. Niente affatto: egli «proviene dall'insegnamento tecnico impartito nelle botteghe artigiane, senza latino, con scarse nozioni di aritmetica e molta pratica in tutte le arti e mestieri». Uomo sanza lettere, insomma, come si diceva allora: ben presto alle prese con il problema di una cultura scientifica da rinnovarsi una cultura che parla latino o almeno di latinismi è tutta infarcita. Diavolo di un ingegnere ducale! Lui avverte /handicap, e studia, e spigola vocaboli dalle sue letture (ne sono state individuate alcune, proprio dalle liste lessicali che ne ha tirato fuori: il Novellino di Masaccio Salernitano, il De Re Militari di Valturio tradotto dal Ramusio), e li elenca nel futuro Codice Trivulziano, intervallandoli con magistrali disegni con lo studio di quel benedetto problema del tiburio del Duomo, con l'ossessione grafica degli apparecchi bellici E anche con qualche sorriso: così prende in giro qualche santone della tradizione letteraria («Se '1 Petrarca amò si or te il lauro», dove gioca fra lauro - alloro - onori e lauro - Laura, le due passioni in qualche misura contraddittorie del poeta), e scherza con le parole (definizione di salvatico: «quel che si salva»/ Ma la sua personalità inquieta e vulcanica si scontra con quello che certo avverte come un nodo esistenziale: la necessità di uno strumento linguistico adeguato al rinnovamento tecnologico di cui è protagonista. Questo aspetto cosi moderno di Leonardo, questo suo affascinante aggirarsi fra le -due culture-, sarà uno degli argomenti da discutersi nell'82, quando Milano si misurerà con il quinto centenario dell'arrivo nel ducato di quel suo straordinario ospite. Alfredo Venturi U ii h i l Cdi Tili Uno dei ritratti che appaiono nel Codice Trivulziano